Il sistema previdenziale pubblico Usa, la Social security, fu instaurato dal presidente Franklin D. Roosevelt negli anni 30 a seguito della crisi del 1929, in ottemperanza alla clausola della Costituzione che vincola a perseguire il General welfare (il be
ne comune). La Social security opera col meccanismo della ripartizione, ma, contrariamente a quanto accade in molti altri Paesi industrializzati, è in attivo. Essa viene gestita attraverso il Social security trust fund, che raccoglie i contributi ed eroga i benefici; le attività vengono investite nella loro quasi totalità in obbligazioni emesse dal Tesoro, non negoziabili sul mercato, di rischio e rendimento modesti. In un’economia così esposta ai debiti e ai deficit, il sistema previdenziale rappresenta un raro caso di completa solvibilità, anche se, secondo le stime dello stesso governo americano, il fondo comincerà a decrescere dal 2027, per diventare negativo poi nel 2041. Perciò è nato anche oltreoceano un ampio dibattito circa la possibilità di riformare il sistema previdenziale per garantire la solvibilità nel lungo periodo.
Le imprese stanno abbandonando la prima alternativa, evitando così la gestione attiva dei fondi pensione; il grosso problema presente in questo meccanismo, però, è che gli imprenditori hanno di fatto passato l’intero rischio finanziario sui dipendenti. Infatti, i sottoscrittori dei fondi “sponsorizzati” (i più famosi sono il 401(k) e il 403(b)) non hanno nessuna certezza di ricevere un giorno la pensione. Essi corrono il doppio rischio del fallimento della propria azienda e dei crolli di Borsa. I lavoratori non hanno nessun controllo sul management del fondo e spesso accade che siano tenuti allo scuro degli investimenti fatti. Essi possono scegliere come investire i propri risparmi in un numero limitato di fondi che generalmente sono gli stessi fondi comuni disponibili presso banche e società di gestione. Alcune imprese contribuiscono in denaro a tali fondi per incoraggiare i dipendenti a partecipare, mentre altre danno azioni proprie. Queste ultime sono un investimento rischioso per i dipendenti, che in caso di fallimento dell’impresa perdono sia il lavoro che il denaro investito in azioni proprie. Il tristemente famoso caso Enron (migliaia di lavoratori senza pensione) conferma la pericolosità potenziale di questo schema.
Il vero punto debole di questo sistema sembra essere la totale mancanza di concorrenza. I lavoratori, di fatto, non hanno valide alternative al fondo sponsorizzato; possono infatti scegliere solo tra i fondi approvati dal datore di lavoro. Anche per questo, probabilmente, più del 50% dei lavoratori privati non li sottoscrive, optando per una polizza assicurativa privata o, in molti casi, rinunciando in toto alla previdenza integrativa. I tempi sono maturi per eventuali cambiamenti strutturali, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente democratico Usa Barack Obama secondo cui “il rilancio dell’economia passa per la riforma delle pensioni e della sanità”.
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