L’elezioni avvenute il 3 luglio scorso in Thailandia hanno segnato una svolta storica. Il paese ha premiato l’opposizione guidata da Yingluck Shinawatra, 44 anni, sorella dell’ex presidente Thaksin, divenuta così la prima donna premier della storia thailandese. Il voto è arrivato dopo sei anni di tensioni e violenze di piazza.
Quella di Yingluck Shinawatra e del suo partito Pheu Thai non è una vittoria qualsiasi. Suo fratello, Thaksin Shinawatra, è stato una figura centrale della politica thailandese degli ultimi dieci anni, premier per cinque anni dal 2001 e in esilio volontario a Dubai dopo il colpo di stato che lo destituì nel 2006, condannandolo in contumacia per corruzione e abuso di potere.
I risultati politici erano attesi con ansia dai mercati. “L’alto grado di incertezza legato agli sviluppi politici pre-elettorali ha chiaramente segnato la borsa di Bangkok: l’indice Set è crollato del 9% dal picco di aprile”, ha commentato in una nota Mark Monson, gestore azionario mercati emergenti ed esperto di Thailandia di Raiffeisen capital management. “Va tuttavia sottolineato che questo crollo dipende in parte anche dai timori legati all’economia globale”.
Rischi e opportunità
Nonostante la vittoria del partito Pheu Thai, le incertezze persistono. “Dato che la nazione è profondamente divisa sul conto di Thaksin, molti investitori hanno paura che con questa vittoria, la Thailandia possa ricadere preda degli scontri armati”, dice Monson. “Altri, invece, temono un governo debole, che porterebbe a una crescita contratta e terrebbe a distanza gli investitori nazionali e internazionali”.
“Finché si riuscirà a evitare il ritorno di scontri violenti tra le diverse fazioni politiche, i risultati elettorali avranno un impatto poco significativo sull’economia thailandese”, prosegue Monson, “e dal nostro punto di vista è difficile che si ripetano i disordini del 2010, poiché la maggioranza della popolazione è disposta ad accettare il governo che vincerà le elezioni, pur di evitare una nuova ondata di violenza”. Nel recente passato, entrambi i partiti hanno adottato politiche favorevoli alla crescita e alle attività finanziarie ed è improbabile che questo approccio possa cambiare in futuro. Secondo l’esperto “l’economia thailandese sarà influenzata dall’andamento della congiuntura globale, considerata l’importanza delle esportazioni per il paese”.
Contrariamente a quanto accaduto per il mercato azionario, finora gli investimenti stranieri diretti non hanno subito alcun rallentamento. Per fare un esempio: il terremoto in Giappone sembra aver fornito alle aziende giapponesi un motivo in più per delocalizzare le proprie unità produttive in Thailandia, un trend iniziato ormai da qualche anno.
Quello che conta è la stabilità
“Se prima le azioni erano scambiate con un premio del 20-30% grazie a un’economia robusta, a ottimi utili aziendali”, prosegue la nota di Raiffeisen Capital Management, “negli ultimi anni sono state invece trattate con uno sconto del 10-20%. In caso di un governo stabile e forte, questa valutazione a sconto potrebbe svanire di nuovo, aumentando di conseguenza il potenziale di upside”. In altre parole, in termini di sviluppo economico e di mercato azionario, non conta tanto quale dei due partiti guida il paese. Quello che conta davvero è il ritorno di una maggiore stabilità sociale e politica, così che l’economia thailandese possa tornare a espandersi e realizzare il suo potenziale di crescita senza ulteriori interferenze politiche.
Per gli investitori italiani
Oltre a 4 fondi comuni dedicati completamente alle azioni thailandesi, su Borsa italiana è quotato un solo Exchange traded fund che offre un’esposizione eclusiva all’economia della Thailandia: Db X-Trackers Msci Thailand Trn Index (+4% da inizio anno; dati in euro all’11 agosto). Detto questo, è sempre bene ricordare che è rischioso investire in un singolo Paese ed è meglio diversificare magari con un Etf o fondo comune dedicato all’intero continente asiatico.
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