Gran parte del decreto “Salva Italia”, approvato lo scorso dicembre e in vigore dal primo gennaio, è stato dedicato alla riforma previdenziale. Non a caso, le nuove norme sulle pensioni sono state l’argomento di fine anno, e non poteva essere altrimenti, visto il peso del pacchetto e le conseguenze sulla vita e sul portafoglio dei cittadini. Ma quali sono stati i punti principali?
Pensione di vecchiaia a 66 anni, addio ai 40 anni di contributi
Nel provvedimento approvato dal consiglio dei ministri è prevista la cancellazione del meccanismo delle “finestre mobili”, operativo dal gennaio scorso (12 mesi dalla maturazione dei requisiti per ricevere l'assegno, se si è dipendenti; 18 se si è autonomi). Gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni da subito, mentre le donne a partire dal 2018.
Addio anche ai 40 anni di contribuzione per l’uscita. Scatta infatti la pensione di anzianità a qualsiasi età a 42 anni + 1 mese di contributi per gli uomini e 41 anni + un mese per le donne.
Contributivo per tutti
Arriva l'estensione del metodo di calcolo contributivo per tutti (tale sistema di calcolo si basa su tutti i contributi versati durante l'intera vita lavorativa, a differenza del sistema retributivo, legato alle retribuzioni pensionabili percepite negli ultimi anni di attività). Infine, il ministro Fornero ha parlato di un aumento delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi, anche se non ha fornito indicazioni su quanto varrà questo incremento (oggi pagano un’aliquota previdenziale tra il 20 e il 21% sui redditi. L’ipotesi allo studio è di un rialzo nell’ordine dell’1%).
Indicizzazione al costo della vita
E’ uno dei punti più dibattuti. Viene meno l’indicizzazione della pensione all’inflazione, salvaguardando gli assegni fino a 1.400 euro. Ma solo per il 2012. Nel 2013, infatti, il blocco della rivalutazione parte dai 936 euro (due volte il minimo).
Pensioni d’oro
Infine, arriva un contributo dalle pensioni d’oro: per la parte eccedente 200.000 euro è fissato al 15%.
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