La finanza e l’economia europea continuano a viaggiare su due strade diverse. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 7 gennaio e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,6%. Nel 2012 l’indice è salito del 17,3% (contro il -8% segnato nel 2011). Gli operatori continuano a puntare sulle aziende della regione che lavorano soprattutto con i mercati dalle migliori prospettive di crescita (come gli emergenti). In pratica, si continua a cercare un accesso ai mercati interessanti attraverso titoli dalle valutazioni basse.
La regione soffre
I fondamentali europei, infatti, non sono per niente rassicuranti. La disoccupazione dell’Eurozona, ad esempio con il suo 11,8% a novembre, è arrivata a livelli record. In ottobre era all’11,7%. Da quando Eurostat pubblica la serie statistica (1995) il tasso di disoccupazione non aveva mai raggiunto nell’area euro un tale livello. Nella Ue il tasso di senza lavoro è arrivato al 10,7%, stabile rispetto a ottobre. A novembre 2011 il tasso era al 10,6% nell’Eurozona e al 10% nella Ue. L’indice manifatturiero a dicembre, intanto, si è attestato a 46,1 punti, in calo dai 46,2 punti di novembre e al di sotto delle attese degli analisti pari a 46,3 punti. L’Irlanda è stata l’unica nazione a riportare migliori condizioni operative, mentre accelerano le contrazioni in Germania, Spagna, Austria e Grecia e rallentano Francia, Italia e Paesi Bassi.
Che le cose per la regione siano difficili emerge anche da altri dati. In Francia l’Insee, l’istituto nazionale di statistica, ha pubblicato gli ultimi dati sul potere d’acquisto delle famiglie, che è sceso dello 0,2% tra luglio e settembre. Quanto al tasso di risparmio dei francesi, è diminuito dal 16,4% al 16,2% nel terzo trimestre. Nonostante le condizioni economiche difficili, i consumi sono comunque aumentati dello 0,2% ad ottobre, annullando così la riduzione dello 0,2% di settembre. L’Insee ha infine ritoccato al ribasso la crescita per il terzo trimestre, portandola allo 0,1% contro lo 0,2% stimato il mese scorso. In Spagna, il premier, Mariano Rajoy, nel discorso di fine anno, ha messo le mani avanti. Il 2013, ha spiegato, sarà forse anche più duro del 2012, che è stato uno dei più difficili della storia recente del paese. “Abbiamo di fronte mesi davvero duri, specialmente nella prima parte dell’anno”, ha detto davanti alle telecamere. “Dobbiamo perseverare nelle riforme che abbiamo già intrapreso. L’economia spagnola continuerà ad essere recessiva ancora per un po’, ma speriamo che la situazione migliori nell’ultima parte del 2013”.
Il debito sostenibile
Per quanto riguarda il debito pubblico, secondo le analisi di Fitch Rating (contenute nel rapporto sui rating sovrani), l’Italia è vicina alla sostenibilità. Per la Spagna, invece, la previsione è di un aumento del debito fino a un picco massimo del 95% del Pil nel 2015, mentre il Portogallo lo toccherà nel 2014. Le dinamiche del debito, sottolinea l’agenzia di valutazione del merito di credito, “continuano a dipendere dal passo della riduzione del deficit, dalla crescita nominale del Pil (Prodotto interno lordo), dai costi del sostegno al settore bancario e, in misura minore, dal livello dei tassi di interesse”, spiega. “L’incertezza sul percorso di consolidamento, gli elevati livelli raggiunti dal debito e dal fabbisogno finanziario continueranno ad esercitare pressioni al ribasso sui rating sovrani”.
La società di analisi sottolinea, inoltre, come le autorità europee abbiamo deciso ultimamente, a causa di una domanda più debole del previsto, di dare la preferenza a un approccio morbido sulla questione del rientro dei conti pubblici. “L’accento sarà più sull’attuazione di misure ben definite piuttosto che sul risultato previsto”. La vecchia modalità, quella di porre target severi che venivano regolarmente mancati, infatti “non è riuscita nel suo obiettivo principale che era riportare credibilità”.
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