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Con l'Europa serve un digestivo

Cresce l'appetito per il rischio. Ma lo scenario macro del Vecchio continente, dicono gli operatori, invita ad essere prudenti. Per la soluzione al problema del debito ci vorranno anni. 

Marco Caprotti 31/01/2013 | 13:17
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L’acquolina degli investitori per il rischio si sta trasformando in un borbottio dello stomaco. Gli operatori, tuttavia, consigliano di mangiare piccole porzioni, visto che, alla luce del quadro macro, i piatti che sembrano più invitanti potrebbero dimostrarsi duri da digerire. “Il buon andamento dei mercati azionari, è stato affiancato dalla correzione di Bund e T-Bond”, spiega una nota di Banca Intermobiliare. “Una indicazione significativa è arrivata dall’asta dei bond tedeschi a un anno, che ha registrato un rendimento positivo per la prima volta da giugno dello scorso anno. I dati elaborati da Ing e riportati dal Financial Times, intanto, indicano che nel periodo settembre-dicembre 2012 il flusso netto di capitali privati in ingresso nei paesi periferici dell’Eurozona è ammontato a quasi 100 miliardi di euro. Da tenere presente che, nel periodo gennaio-agosto del 2012, il deflusso di capitali era stato pari al -19,4% del Pil e nel 2011 e 2010 si era collocato rispettivamente a -9,4% e a -3,8%”.

Il quadro macro
Gli ultimi dati indicano che il Pmi composite (indice dei direttori d’acquisto) dell’area euro si è attestato a 48,2, in aumento di un punto rispetto a dicembre. A livello settoriale il miglioramento è da attribuire in buona parte al manifatturiero, salito di circa 1,5 punti a 47,5, a fronte di un progresso di mezzo punto del Pmi servizi (48,3). L’indice Ifo di gennaio (sulla fiducia delle imprese tedesche) è salito a 104,2 punti, dal 102,4 di dicembre: oltre le attese e ai massimi degli ultimi mesi, ma comunque ancora sotto al livello di inizio 2012. Per quanto riguarda la fiducia dei consumatori, sono stati negativi i dati di Francia e Italia, mentre è rimbalzata quella relativa all’area euro.

Gli operatori devo però fare i conti con l’aggiornamento delle previsioni arrivato dal Fondo monetario internazionale. Il Prodotto interno lordo dell’Italia registrerà nel corso del 2013 una flessione dell’1% anziché dello 0,7% come previsto lo scorso ottobre, mentre nel 2014 si dovrebbe tornare a una crescita positiva dello 0,5% (proiezione invariata rispetto a tre mesi fa). L’Italia non è però l’unico paese europeo ad avere subito una revisione al ribasso delle stime. Per la Germania, le previsioni per il 2013 sono di una crescita pari allo 0,6% (-0,3% rispetto a ottobre) e dell’1,4% nel 2014, mentre per la Francia ci si attende un +0,3% quest’anno (-0,1%) e un +0,9% il prossimo (-0,2%). La Spagna è attesa in calo dell’1,5% nel 2013 (-0,1%) con un’inversione di tendenza l’anno venturo quando il Pil crescerà dello 0,8%, cifra comunque rivista al ribasso dal precedente +1%. “Sono stati fatti progressi nell’allontanare il rischio immediato di un collasso finanziario nell’Eurozona”, spiega Stefan Angele, responsabile degli investimenti di Swiss & Global. “Restano, tuttavia, fragili disequilibri che mostrano quanto poco sia cambiato rispetto a un anno fa. Gli eccessivi interventi delle banche centrali hanno impedito le correzioni necessarie al sistema finanziario globale. Non è realistico pensare che una situazione formata da debito eccessivo, crescita ragionevole e moderata inflazione continui per sempre”.

Le scelte operative
“Il quadro è ancora lontano dal renderci euforici, considerando che questa ritrovata stabilità deve ancora trasferirsi all’economia reale. La disoccupazione è ancora elevata e, con una crescita che probabilmente rimarrà ridotta, ci vorranno anni prima che il debito possa davvero rientrare”, spiega una nota di Tim Stevenson, manager del fondo Henderson Horizon Pan European Equity. “Gli indicatori di questo recente miglioramento del sentiment potrebbero alimentare un circolo virtuoso di crescita positiva, con le aziende che sceglieranno di utilizzare le ingenti riserve di liquidità a loro disposizione e che beneficeranno dei tassi di finanziamento ai loro minimi storici”. Ciò significa che gli utili dovrebbero registrare un certo incremento quest’anno per la maggior parte delle società europee. “Mentre le performance dell’anno scorso sono state supportate completamente dalle vendite eccessive e dalla contrazione dei prezzi delle azioni, quest’anno si dovrebbe invece assistere a un miglioramento dei mercati dovuto agli utili in crescita”, continua il gestore. “Qualsiasi ulteriore passo avanti nelle valutazioni a livello europeo dovrebbe portare gli investitori ad allontanarsi (abbastanza felicemente) da aree di investimento più costose, come il mercato azionario statunitense. Tuttavia, è più verosimile che lo spostamento avverrà dal comparto obbligazionario, dove il flusso di capitale registrato negli ultimi anni ha creato una serie di situazioni tipiche delle cosiddette bolle”.

Punta sull’Europa, pur con un occhio agli Stati Uniti, Heather Brilliant, direttore della ricerca azionaria di Morningstar. “Il Vecchio continente sta recuperando, ma l’economia Usa farà decisamente meglio, sia quest’anno che nel 2014”, spiega. “Anche perché gli americani. A livello aziendale, sono riusciti a risolvere prima tutte le questioni che gli europei stanno affrontando adesso: ristrutturazioni, riordino del sistema bancario e pulizia dei bilanci. Leggendo i mercati con questo punto di vista, potrebbe essere interessante puntare su titoli quotati in Europa che possono cavalcare il risveglio dell’America e di una maggiore propensione alla spesa da parte delle famiglie yankee. Ci sono opportunità interessanti sia nel segmento dei beni di consumo che in quello farmaceutico”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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