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Pac, attenti a come si fa

Uno studio di Vanguard sostiene che il Piano di accumulo non è una soluzione ottimale in termini di performace se nell’attesa si resta liquidi. Ma l’alternativa in un’unica volta è più emotiva.

Valerio Baselli 14/02/2013 | 11:20
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I giocatori di poker lo chiamano all in, tutto sul piatto in una volta sola. È quello che si fa quando si è sicuri di vincere oppure si tenta il tutto per tutto. Benché l’attività d’investimento, almeno quella seria, ha ben poco a che spartire col poker, anche gli investitori devono decidere se entrare nel mercato a colpi di all in, oppure se affidarsi ad un Pac, Piano di accumulo del capitale. Il Pac consiste in una modalità di accesso al mercato graduale, che si basa su sottoscrizioni periodiche di importi modesti. Ad esempio, si può prevedere di effettuare 60 versamenti di 200 euro l'uno con cadenza mensile, al termine dei quali si sarà effettuato un investimento complessivo di 12 mila euro in cinque anni. L’alternativa è quella di investire subito i 12 mila euro.

Meno performante
Nonostante spesso si dica che il Pac è il modo migliore per investire, vi è un costo-opportunità da pagare per detenere liquidità durante l'attesa di investire. Se il mercato sale, infatti, si perdono teoricamente tutti i guadagni che si avrebbero investendo l’intero importo subito. Chiaramente, lo stesso concetto vale alla rovescia, nel caso il mercato scenda.

Al di là di concetti intuitivi come questi, un recente studio pubblicato da Vanguard sul mercato statunitense sostiene che, in media, la scelta di investire tutto subito ha permesso di guadagnare di più rispetto al Pac nel 67% dei casi. Gli analisti hanno esaminato i rendimenti storici mensili per un milione di dollari investito in un’unica soluzione e per la stessa somma investita attraverso un Pac annuale con scadenza decennale (100 mila dollari ogni anno). L’ipotesi è che la somma non ancora investita venga tenuta come liquidità. Lo studio ha riguardato diverse asset allocation, da un portafoglio 100% azionario, a uno misto 60-40 a uno completamente obbligazionario. Infine, gli analisti hanno confrontato i risultati delle varie soluzioni (investimento unico oppure Pac) con scadenza decennale, dal 1926 al 2011.

Il risultato complessivo è che nel 67% dei casi il portafoglio investito in un’unica soluzione ha sovraperformato quello costruito tramite il Pac, in media del 2,3% su base decennale.

Inoltre, secondo l’analisi, più si allarga il periodo temporale della contribuzione col Pac, meno esso diventa performante. In sostanza, un Pac con contribuzione ogni sei mesi perde meno nel confronto con l’investimento in un’unica soluzione rispetto ad un Pac con contribuzione ogni 12 mesi, che però sovraperforma un Pac con contribuzione ogni 18 mesi, e così via. In pratica, più si tengono i soldi sotto il materasso, più si perde.

Ma meno rischioso
Quindi dobbiamo investire tutto quello che abbiamo subito? Non proprio. Nello studio si evidenzia anche che durante le fasi di mercato ribassiste, l’investimento tramite Pac aiuta a contenere le perdite. Infatti, nei decenni di crisi, i portafogli che si poggiano su un Pac si sono comportati meglio. Basta provare ad immaginare a che punto si sarebbe oggi se si avesse investito tutto il proprio capitale nel 2007, appena prima della crisi.

Raramente si può scegliere
A prescindere dai risultati di questo studio è importante sottolineare due aspetti che rendono il Pac un utile strumento di pianificazione finanziaria. Innanitutto la maggior parte delle persone sono obbligate a percorre la strada del piano di accumulo, in quanto il loro risparmio deriva dal loro lavoro ed è quindi normale aggiungere al proprio portafoglio del capitale fresco ogni sei o 12 mesi. Inoltre, chi si ritrova con una bella somma disponibile in liquidità, di solito è perché ha incassato la liquidazione, o un importante bonus, oppure un’eredità. Tutte cose che nella maggior parte dei casi arrivano ad un certa età. Ma lo studio Vanguard ci insegna che l’investimento all in dà buoni frutti solo su lunghi periodi, quindi è poco consigliabile per chi non ha un orizzonte temporale ampio.

In più, il Pac è utile anche da un punto di vista psicologico. “L’investimeno graduale aiuta gli investitori a restare disciplinati, soprattutto durante fasi di turbolenza sui mercati”, afferma Christine Benz, responsabile della sezione finanza personale di Morningstar, in una nota. “Concentrare i propri investimenti in sottoscrizioni più importanti ma meno frequenti ha come conseguenza quella di aumentare l’effetto emotivo sugli investitori. Da questo punto di vista, è meglio investire 100 euro ogni mese, piuttosto che 1.200 euro una volta all’anno. Se il mercato vivesse un tracollo nelle settimane precedenti il versamento annuale, questo potrebbe portare a essere molto meno inclini ad effettuarlo, subendo così la distorsione cognitiva che gli esperti chiamano loss aversion, la paura di perdere. Distorsione che invece, nel caso si effettuassero sottoscrizioni mensili, sarebbe molto meno marcata”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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