I gestori scrutano il cielo di Roma in attesa delle elezioni politiche. Prevedono volatilità sui mercati azionari nel breve, ma sono ottimisti sul lungo periodo. E’ quanto emerge dal consueto sondaggio mensile tra le principali società di gestione e intermediazione che operano in Italia.
Italia, scenari post-elezioni
L’incerta situazione politica italiana influisce negativamente sui mercati azionari, ma la maggior parte dei gestori è convinta che le riforme andranno avanti. Non escludono volatilità sulle piazze finanziarie europee, compresa quella milanese, ma guardano avanti. Il quadro macroeconomico mostra affaticamento e la Banca centrale europea (Bce) prevede una crescita zero a causa dei minori consumi e delle misure di austerità fiscale. I timori legati alla crisi del debito sovrano si stanno affievolendo e sono previsti ulteriori sviluppi positivi. I titoli azionari sono giudicati attraenti rispetto alle obbligazioni. In questo contesto, il 71,5% dei gestori si aspetta volatilità nel breve e un apprezzamento nei prossimi sei mesi (erano l’82% a gennaio).
Wall Street della discordia
I gestori non sono unanimi sull’area geografica a cui accordare la preferenza. Per alcuni l’Europa è più attraente, per altri lo sono gli Stati Uniti. Entrambe le regioni si trovano a fare i conti con il problema del debito, ma oltreoceano la situazione congiunturale è migliore. Il punto di maggior disaccordo riguarda le valutazioni dei titoli azionari. Le aziende americane fanno profitti, distribuiscono dividendi e il rapporto utile per azione (Eps) è previsto in miglioramento, tuttavia gran parte delle notizie positive sono già inglobate nelle quotazioni. Per questa ragione, meno del 60% dei gestori prevede una crescita dei listini di Wall Street nei prossimi sei mesi, contro il 35,7% che si attende stabilità attorno agli attuali livelli.
Tokyo, attesa per la BoJ
L’indebolimento dello yen fa bene alla Borsa nipponica, dato il peso che le aziende dell’export hanno nel paniere azionario. I gestori guardano con maggiore ottimismo al paese, grazie anche al piano di rilancio dell’economia previsto dal governo guidato da Shinzo Abe e delle nuove politiche monetarie della Banca del Giappone, che avrà presto un nuovo governatore, dal quale ci si attende una strategia più aggressiva del predecessore, Masaaki Shirakawa. In attesa di conoscere meglio le prossime mosse delle politiche fiscali e monetarie, un gestore su due è ottimista sull’andamento dell’indice Nikkei, mentre il 43% non prevede grandi scostamenti dal livello attuale.
Cina, l’anno del serpente
Nell’ex celeste impero è cominciato l’anno del serpente all’insegna della ripresa, che rende interessante l’investimento nell’area del Pacifico. Produzione industriale, indice dell’attività manifatturiera (Pmi) e rimbalzo del mercato immobiliare indicano che la situazione economica è in graduale miglioramento. Non mancano, tuttavia, i rischi, tra cui la bolla sul mercato del credito e l’aumento dell’inflazione a ritmi più elevati del previsto. A febbraio i gestori confermano le previsioni espresse il mese precedente, con il 71,5% che stima una crescita delle quotazioni azionarie e nessun pessimista.
Convivere con i tassi bassi
I tassi di riferimento sono destinati a rimanere bassi tanto in Eurolandia quanto negli Stati Uniti. Alcuni gestori, non escludono che la Banca centrale europea possa ancora tagliarli per sostenere l’economia. Tuttavia, se le tensioni sul debito sovrano continueranno ad attenuarsi, la curva dei rendimenti potrebbe tornare più ripida, per cui alcuni gestori invitano a ridurre la duration (durata) dei titoli in portafoglio. Un altro elemento da considerare sono gli scenari post-elettorali in Italia, perché situazioni di incertezza riporterebbero in alto lo spread (differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi). Tra i fund managar, alcuni continuano a preferire le obbligazioni corporate ai governativi; altri suggeriscono di considerare una copertura del rischio di inflazione per chi rimane sui titoli di Stato.
L’euro ha corso troppo
Gran parte dei gestori è convinto che il recente rally dell’euro sia stato eccessivo, ma sul rapporto con il dollaro continua a non esserci unanimità di vedute. Il biglietto verde fa i conti con il dibattito sulla politica fiscale americana e con la linea ultra-espansionistica della Federal Reserve. La divisa comunitaria è influenzata dalle vicende politiche dei paesi periferici e dalle decisioni della Bce. Recentemente, il presidente, Mario Draghi, ha detto che la forza dell’euro sarà presa in seria considerazione se danneggerà i timidi segnali di ripresa. A causa di queste forze contrapposte, il 43% dei gestori prevede l’oscillazione del tasso di cambio attorno agli attuali livelli.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 4 e l’11 febbraio, 14 delle principali società di gestione e intermediazione operanti sul territorio. Si tratta Aletti Gestielle, Allianz Global Investors Italy Sgr, Bnp Paribas Am Sgr, Convinctions AM, Eurizon Capital Sgr, Investitori Sgr, La Française des Placements, M&G, Nemesis AM, Pioneer IM, Russell Investments, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privéee, VG.SA.
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