In principio fu la “busta arancione”. Due semplici parole con cui per anni ministri e tecnici (vestiti da ministri) si sono riempiti la bocca. Molto fumo niente arrosto, verrebbe da dire. Infatti, dopo anni di annunci e proclami è arrivato l’ennesimo stop all’invio delle comunicazioni sulla situazione previdenziale dei lavoratori. Giustificazione del momento, le elezioni e l’instabilità politica.
Una lunga storia
Già nel 1996, quando entrò in vigore il sistema contributivo si accennò vagamente alla possibilità di introdurre una comunicazione periodica che potesse aiutare i cittadini a conoscere la propria situazione previdenziale. L’idea, però, non prese una forma specifica fino al 2009, quando l’allora ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, annunciò la decisione di introdurre la busta arancione, che prende il proprio nome, molto semplicemente, dal colore della busta contenente i documenti previdenziali che ogni anno viene spedita ai cittadini svedesi ormai da più di un decennio.
L’idea era che l’Inps inviasse quindi ai lavoratori una lettera con le stime della posizione individuale, ovvero lo stato del conto corrente previdenziale, le proiezioni sui tempi di maturazione dei requisiti per il pensionamento e il valore economico dell’assegno. Il progetto venne poi bloccato dallo stesso ente previdenziale, a causa della complessità dell’operazione, che richiede senza dubbio ingenti sforzi di ordine e organizzazione.
Il successivo ministro, Elsa Fornero, riprese il discorso inserendo nel pacchetto di riforme “Salva Italia”, un capitolo dedicato all’informazione previdenziale, che prevedeva, tra le altre cose, anche l’invio della busta. Le decisione venne confermata qualche mese più tardi anche dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. Insomma, sembrava fatta. Eppure, subito prima delle elezione è arrivato l’ennesimo stop.
L’informazione che non c’è
Secondo alcune agenzie di stampa, il ministro Fornero ha recentemente affermato che “se inviassimo oggi la busta arancione a un giovane di 35 anni, daremmo un messaggio di allarme e il governo non vuole aumentare l’incertezza”. Insomma, se si devono dare brutte notizie, meglio non darle in campagna elettorale. Un discorso che ricorda la polemica nata nell’ottobre 2010, quando Mastrapasqua, parlando ad un convegno organizzato da Ania (associazione nazionale delle imprese di assicurazione) e associazioni dei consumatori, avrebbe risposto con una battuta (poi smentita) a chi gli chiedeva come mai per i lavoratori parasubordinati, i cosiddetti “precari”, non fosse possibile consultare online la proiezione dell’assegno previdenziale atteso a fine carriera: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo una rivolta sociale”.
La Covip si muove
L’industria della previdenzia complementare, viste anche le adesioni al palo, spinge molto per l’introduzione della busta arancione. Nel frattermpo, però, non resta a guardare. Entro il 31 marzo, infatti, gli iscritti a una qualsiasi forma pensionistica del secondo pilastro riceveranno il proprio “progetto esemplificativo”. Si tratta semplicemente di un documento con il quale il fondo pensione fornisce una stima della pensione che ciascun aderente riceverà al momento della maturazione dei relativi requisiti. Occasione, questa, utile per fare una specie di check-up della propria situazione pensionistica complementare e dell’andamento del comparto prescelto.
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