Il Giappone si prepara a risorgere? Sulla carta alcune condizioni sembrano esserci. Come l’arrivo al governo del premier Shinzo Abe, che ha costretto la Bank of Japan a tenere una politica di allentamento monetario (e un obiettivo di inflazione al 2%). O come la nomina (se non ci saranno intoppi), il 19 marzo del nuovo presidente dell’istituto centrale Haruhiko Kuroda, presidente dell’Asian Development Bank secondo cui in passato non è stato fatto abbastanza per immettere liquidità e che ha promesso nuovi acquisti di bond statali a lungo termine.
Il fattore Abe
Il compito che li attende non è facile. Il Pil nominale registrato dal paese nel 2012 è più meno sugli stessi livelli di quello del 1990 mentre gli analisti, hanno perso il conto delle recessioni tecniche (almeno due trimestri consecutivi in frenata) affrontate dal Sol levante negli ultimi 20 anni. Nel frattempo, alcune delle aziende giapponesi che erano considerate dei giganti sono diventate dei nani. Gli esperti hanno imputato il declino economico dell’arcipelago a un mix di diversi fattori: demografici, aziendali e politici. “La sensazione che qualcosa stesse cambiando nel paese si è avuta con l’elezione di Abe a dicembre dell’anno scorso”, spiega uno studio di Thomas White International (Twi). “La sua campagna elettorale è stata improntata tutta all’attacco della Banca centrale. Una mossa inusuale”.
Sembra che le critiche di Abe, tuttavia, non siano ingiustificate. Secondo uno studio redatto dal professor Anil Kashyap dell’Università di Chicago, l’istituto monetario nipponico negli ultimi 15 anni ha fallito quasi ogni tentativo di uscire dalla deflazione (il calo nella spesa dei consumatori e delle aziende, che poi attendono ulteriori discese dei prezzi, creando una spirale negativa), portando l’inflazione almeno all’1% e questo, secondo la maggior parte degli economisti, è alla base del declino economico del Sol levante. Abe ha quindi deciso di mettere all’angolo la Banca centrale di aumentare il target di inflazione.
Qualche effetto si è già visto. Da quando il primo ministro è entrato in carica lo yen si è indebolito mediamente del 25% contro le principali valute. Un fattore non da poco per un’economia che vive essenzialmente di export. “Se questa tendenza continuerà, potrebbe rappresentare un elemento di svolta per il Giappone e per il suo mercato azionario”, spiega un report di Janus. “L’indebolimento della valuta fa aumentare i profitti derivanti dalle esportazioni e dà una spinta alle quotazioni azionarie. E quando la Borsa di Tokyo si rafforza, la stessa cosa capita alla congiuntura. Questo circolo virtuoso lo abbiamo visto altre volte. L’ultima è stata la corsa iniziata nel 2005 e finita nel 2008 a causa della crisi finanziaria internazionale”.
I rischi
I rischi – e le critiche - non mancano. Secondo alcuni banchieri centrali le possibilità che il Giappone riesca a toccare il nuovo tetto di inflazione sono scarse, almeno fino al 2014. C’è poi la questione del riacquisto dei bond. Una strada che il Giappone ha già seguito in passato e che ha contribuito a portare il debito statale al 230% del Pil. Un livello che la politica di Abe potrebbe far salire ancora. “Ci sono poi questioni che il primo ministro non ha ancora affrontato direttamente”, dicono da Twi. “Il calo demografico, ad esempio, potrebbe far stagnare i consumi alla faccia della politica di allentamento monetario. Una soluzione potrebbe essere quella di puntare sugli stranieri, anche introducendo misure meno restrittive per quanto riguarda alcune attività come i servizi finanziari”. Va poi considerata la morsa fiscale. Secondo le previsioni nei prossimi due anni potrebbe esserci un aumento delle tasse dal 5% al 10% che, se portato avanti, frenerebbe ogni tentativo di ripresa dell’economia.
Ci sono poi i rischi politici. “Non è la prima volta che Abe arriva al governo (è stato premier per un anno dal 2006, Ndr)”, dice lo studio di Janus. “Allora le sue iniziative furono bloccate dal parlamento. Il primo vero test della sua capacità di governare ci sarà con l’ufficializzazione della nomina del nuovo capo della BoJ”. Dalla sua parte, almeno per il momento, ha i giapponesi: gli ultimi sondaggi danno la sua popolarità in crescita: un’esperienza che i premier nipponici degli ultimi dieci anni non hanno mai fatto.
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