Basta con la vecchia politica monetaria ingessata. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha deciso di dare una nuova impronta all’istituto. Per farlo ha scelto il palcoscenico di Bratislava quando, settimana scorsa, ha annunciato di aver portato il costo del denaro nell’Eurozona al nuovo minimo storico dello 0,5% (-25 punti base). E’ sceso anche il tasso sui prestiti marginali (-50 punti base all’1%), mentre resta invariato quello sui depositi (a zero). Per una volta, è stato assunto l'impegno di mantenere la politica monetaria in vigore almeno per un anno. Questa è un’eccezione alla politica “Mai preannunci”, adottata nelle precedenti gestioni, che lascia la porta aperta a una discesa sottozero come incentivo alle banche a usare tutta la liquidità in eccesso (121 miliardi circa) per finanziare imprese e famiglie.
Le reazioni del mercato
“L’approccio aperto verso un eventuale taglio del tasso di deposito sotto lo zero è un altro tentativo di influenzare la curva dei rendimenti”, spiega una nota firmata da Johannes Mueller, capo economista di Deutsche Asset & Wealth Management. “Non ci aspettiamo che i tassi di interesse divengano presto negativi. Tuttavia parlare di ulteriori possibili riduzioni è uno strumento collaudato per impedire ai tassi di interesse di crescere nel lungo termine. Quindi, riassumendo: la Bce ha consegnato il taglio dei tassi atteso, ma sta ora intensificando sempre più la comunicazione per esercitare un’influenza sul tasso di interesse a lungo termine”.
Ma il nuovo atteggiamento di Draghi è anche la logica conseguenza del noto whatever it takes (fare tutto il possibile) in materia di supporto alla moneta unica lanciato dall’Eurotower a luglio dell’anno scorso. “Sta a significare come la Bce sia disposta a fare un passo in più nel caso di un ulteriore peggioramento della situazione economica”, dice un report di Franz Wenzel, chief strategist di Axa IM. “L’impatto economico della manovra è piuttosto limitato, ma sottolinea la determinazione del Consiglio della banca di controbilanciare le conseguenze economiche negative e sanare il meccanismo di trasmissione della politica economica che tuttora rimane malfunzionante nei Paesi periferici europei. Ci lascia tuttavia perplessi la vaghezza del presidente Draghi in merito al miglioramento delle condizioni creditizie per le piccole e medie imprese. Un fatto particolarmente seccante, considerando che menziona la probabile persistenza di tali restrizioni nelle condizioni economiche dell’industria in Europa”.
A chi conviene
I mercati si stanno preparando quindi a una politica di tassi sottozero? Di sicuro non sarà facile per Draghi arrivarci. “Gli ci sono voluti dieci mesi di economia in contrazione per arrivare a questo taglio dei tassi”, spiega Martin Harvey, gestore obbligazionario di Threadneedle Investments. “Le conseguenze che si avrebbero con i tassi negativi probabilmente porteranno a scontri all’interno dell’organismo di direzione della Banca centrale”. Una politica del genere, infatti, fa bene a chi è pieno di debiti, ma erode il capitale dei risparmiatori che non hanno più nessuna remunerazione dai loro conti. “Draghi, in ogni caso, ha lasciato intendere che una manovra del genere non è imminente”, continua Harvey. “Nel frattempo, mentre la crescita economica non è ancora visibile i mercati azionari e quello dei bond governativi dei paesi periferici continueranno a beneficiare delle iniezioni fatte da altre e più attive Banche centrali”.
L’idea dei tassi sottozero piace ai mercati obbligazionari (quando i tassi scendono i prezzi dei bond salgono), ma apre nuove possibilità anche alle imprese. “Il basso costo del denaro permette alle aziende di rifinanziare più facilmente il proprio debito e, più in generale, taglia in maniera sostanziosa il costo dei prestiti”, spiega uno studio di Par Rostom, gestore del fondo Franklin International Growth di Franklin Templeton. “Per le società che hanno buoni flussi di cassa, questo significa avere una corsia preferenziale per fare acquisizioni finanziate dal debito”.
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