Holly Cook: Per Morningstar, sono Holly Cook e oggi qui con me c’è Al Kellett, analista Etf di Morningstar. Parleremo di come gli Etf siano utili per esporsi alle azioni. Al, grazie di essere qui.
Al Kellett: Piacere mio.
Cook: Dunque, partiamo dalle caratteristiche che rendono gli Etf strumenti così utili agli investitori che desiderano investire in azioni.
Kellett: Beh, se si confrontano gli Etf con le single azioni, ad esempio, si ha una diversificazione istantanea. Così, invece di trovarsi con un rischio unico e connesso ad una sola società, più o meno con lo stessa operazione ci si può trovare esposti a 100 diverse aziende con un unico strumento.
Cook: Anche i costi sono un aspetto che si cita sempre quando si parla di Etf.
Kellett: Certo. E in particolare rispetto ai fondi comuni tradizionali, gestiti attivamente. Gli Etf tendono ad avere dei Ter (Total expense ratio, l’insieme delle commissioni) sotto i 50 punti base, molto più basso rispetto a un fondo attivo magari esposto alla stessa asset class.
Cook: Quindi, diversificazione e costi bassi sono due vantaggi chiave. Ma ci sono dei particolari rischi connessi all’utilizzo di Etf, magari in confronto ai fondi tradizionali?
Kellett: Penso che un rischio fondamentale in cui ci si imbatte con molti Etf è quello che si chiama “rischio di controparte”. Nei replicanti sintetici, che rappresentano quasi la metà del mercato europeo, la società emittente accende uno swap con una controparte al fine di ottenere l'esposizione. E tale controparte promette di fornire la performance dell’indice replicato. Il rischio per gli investitori è rappresentato dalla possibilità che qualcosa vada storto. Ad esempio che la controparte fallisca.
Con gli Etf fisici, dove il fondo acquista tutti i titoli che compongono l’indice sottostante, l’emittente può prestare queste azioni al fine di ottenere un guadagno. Anche in questo caso si ha il rischio di controparte, perchè quando si presta qualcosa, vi è il rischio che non torni mai indietro.
Cook: Quinsi, sappiamo che gli investitori possono usare gli Etf per esporsi a una vasta gamma di titoli, oppure a un segmento specifico, come le azioni ad alto dividendo. Ma cosa dovrebbero davvero tenere a mente quando ricercano l’Etf più giusto per loro?
Kellett: Credo che, come hai suggerito, la cosa principale sia decidere su cosa si vuole investire, quale asset class. Questo è il tipo di decisione più importante. Una volta che si scelto e si sta cercando tra i vari prodotti, è opportuno guardare il costo, ovvero il Ter, e confrontare tale parametro fondo per fondo. È anche bene assicurarsi che ci sia una sorta di una massa critica di patrimonio in gestione. E poi al di là di questo, bisogna guardare la struttura, quindi se si tratta di un Etf sintetico, che tipo di collaterale c’è per mitigare il rischio di controparte di cui abbiamo parlato; allo stesso modo, in un Etf fisico che presta titoli, occorre sapere quali garanzie ci sono.
Cook: Gli Etf stanno diventando sempre più popolari in Europa e anche noi di Morningstar apprezziamo questi prodotti, ma ci sono alcune specie di Etf piuttosto complicati, il cui funzionamento potrebbe risultare difficile da capire per alcuni investitori. Presumo che la nostra raccomandazione sarebbe di non investire in qualche cosa che non si capisce.
Kellett: Sì. Credo che ci possa essere anche spazio per prodotti più complessi, ma se non si è in grado di spiegare il loro funzionamento davanti a una tazza di caffè, forse è meglio lasciar perdere. Non c’è nulla di male nel mantenere un portafoglio di tipo core, costruito per blocchi ben definiti.
Cook: Perfetto. Grazie per le tue spiegazioni, Al.
Kellett: Grazie Holly.
Cook: Per Morningstar, sono Holly Cook. Grazie per l’attenzione.
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