“E’ meglio essere ottimisti e avere torto che essere pessimisti ed avere ragione”. E con l’atteggiamento di Albert Einstein, a cui la frase è attribuita, gli operatori stanno guardando agli ultimi sviluppi della crisi in Europa.
I numeri arrivati dalla regione relativi a maggio dicono che la seconda lettura degli indici Pmi manifatturieri (Purchasing managers index, elaborato intervistando i responsabili degli acquisti delle aziende) ha fornito dati superiori alle attese, con il Pmi area euro rivisto da 47,8 a 48,3, contro il 46,7 di aprile. “Il livello degli indici è ancora coerente con un Pil in leggera contrazione, ma con un trend in miglioramento”, spiega una nota di Banca Intermobiliare (Bim). Sempre negativi, invece, i dati sui consumi, con le vendite al dettaglio che ad aprile sono scese sia in Germania che in Francia. Rimbalzo superiore alle attese per la fiducia delle imprese italiane, che a maggio è salita di mezzo punto a 88,5. È aumentata in particolare la componente aspettative, probabilmente grazie alla formazione del Governo e ai suoi primi provvedimenti (come lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione). Il dato, comunque, rimane basso in valore assoluto (media storica a 99,9).
L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione europea è salito a maggio a 89,4, quasi un punto in più di aprile. Il miglioramento è diffuso a quasi tutti i settori, con l’eccezione delle costruzioni che hanno subito il clima peggiore della media. “Anche in questo caso, comunque, il dato è lontano dalla media storica (99,8), ed in linea con un Pil ancora negativo, segnale che l’economia europea ha probabilmente toccato il fondo ma è ancora distante da una solida ripresa”, dicono ancora da Bim. La nota dolente resta la disoccupazione. Nell’area euro il tasso dei senza lavoro ha raggiunto il 12,2% (+0,1%), con le punte di Spagna e Grecia (27% circa, con picchi superiori al 50% per il lavoro giovanile). Dati negativi anche per l’Italia, dove la disoccupazione è aumentata di un decimo al 12% (ma con una importante revisione dei dati precedenti che ha portato il tasso di marzo dall’11,5% all’11,9%), peggior dato da quando la serie storica esiste (1977). I dati preliminari di maggio mostrano invece una stabilità al 6,9% per i senza lavoro in Germania.
La palla torna alla Bce
“L’Europa sta facendo progressi nel percorso di de-leveraging e rilancio. Non si può ancora parlare di crescita economica anche perché le banche non stanno allentando i cordoni del credito. Tuttavia ci sono segnali più rassicuranti che sembrano sostenere la tesi che il peggio sia alle spalle”, recita uno studio firmato da Maria Paola Toschi, Marketstrategist di JP Morgan Asset Management. “La Commissione europea ha esteso le scadenze sulla riduzione dei deficit a Spagna, Francia e Olanda e ha tolto l’Italia dalla procedura di deficit eccessivo. Tutto ciò alimenta l’idea che il processo di stabilizzazione possa proseguire. La Bce potrebbe decidere qualche nuovo intervento come un taglio dei tassi, anche se questa azione avrebbe un effetto limitato. Inoltre potrebbe annunciare tassi negativi sui depositi di liquidità e magari potrebbe avere allo studio qualche intervento mirato a stimolare il rilancio del credito alle piccole e medie imprese. Inoltre non dovrà gestire exit strategy così difficili come la Fed e questo a tempo debito potrebbe rivelarsi un vantaggio”. Il graduale processo di stabilizzazione in Europa, insomma, potrebbe alimentare una ripresa di interesse verso i mercati azionari europei che mostrano ancora delle valutazioni relativamente interessanti”.
Le scelte operative
In questo scenario c’è chi ha iniziato a riempire i portafogli di azioni europee. “Il 2013 sarà un anno di contrazione economica. La Francia ha appena cominciato ad attuare le riforme economiche strutturali e il costo del lavoro in Italia rimane fermo su livelli preoccupanti. D’altro canto c’è l’esempio della Grecia, dove il 2014 sarà probabilmente il primo anno di espansione economica – dopo sei anni consecutivi di recessione e la perdita di un quarto del Pil – e sarà seguito da un’accelerazione della performance. Questa notizia è indubbiamente di buon auspicio”, spiega uno studio di Christophe Bernard, Chief strategist di Vontobel Group. “Abbiamo costituito una consistente posizione in azioni dell’Eurozona (Euro Stoxx 50). Gli investitori sono scontenti e sottopesano già da tempo questa regione, per cui a nostro parere lo sconto di valutazione è troppo pronunciato. Inoltre, dopo che gli analisti hanno corretto al ribasso le stime degli utili societari per quasi due anni, pensiamo che un’inversione di tendenza sia ormai alle porte”.
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