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Consulenza, cosa serve per farla funzionare

Quali caratteristiche deve avere il professionista finanziario e come sceglierlo. Le difficoltà per far decollare l’attività in Italia.  

Valerio Baselli 18/06/2013 | 10:18
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Nel nostro paese la figura del consulente indipendente stenta a decollare. Un po’ perché è un concetto nuovo, a cui il risparmiatore non è abituato, e un po’ per impedimenti legislativi e burocratici (vedi la telenovela dell’Albo di categoria).

Tuttavia, per chi volesse, oggi è possibile affidarsi a un consulente indipendente. Il vero problema è come sceglierlo.

Perché la consulenza?
Un consulente dovrebbe essere a conoscenza della situazione finanziaria a tutto a tondo dell’investitore e soprattutto sapere quali sono i bisogni e gli obiettivi, in un’ottica di lungo periodo: prepararsi una pensione di scorta, risparmiare per i propri figli, finanziare un determinato progetto di vita o d’impresa, gestire il proprio reddito da un punto di vista fiscale.

Un buon consulente finanziario dovrebbe essere in grado di spiegare la situazione attuale e le prospettive in termini semplici, aiutare a identificare gli obiettivi a lungo termine, guidare il cliente attraverso il processo di selezione dei prodotti di investimento che soddisfano le sue esigenze, gestire le aspettative e preparare l’investitore a esiti diversi.

Questo “aiuto” ha un costo, rappresentato dalle commissioni applicate, uno dei motivi per cui alcuni investitori preferiscono il fai da te. Tuttavia, avere un buon consulente, di cui ci si fida, aiuta a dormire più tranquilli la notte. In più, anche coloro che preferiscono il fai da te possono occasionalmente sentire un parere professionale e rivedere portafoglio e obiettivi.

Come sceglierlo
Fin qui tutto bene, ma il vero problema resta: come si può sapere se si sta scegliendo il consulente giusto? Nessuno ha la sfera di cristallo e in ogni decisione della vita c’è il rischio di sbagliarsi; tuttavia, ecco sei semplici passi che possono aiutare nella scelta del proprio consulente.

L’unione fa la forza
Poche settimane fa, durante il consueto incontro con gli operatori finanziari tenutosi a Milano, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha dichiarato che “è cruciale vigilare sui conflitti di interessi nella distribuzione dei prodotti finanziari”; e ancora che “a cinque anni dall’introduzione della Mifid permangono criticità negli aspetti organizzativi e nelle prassi operative degli intermediari, segnale che i problemi derivanti dai conflitti di interessi con la clientela non possono ancora dirsi risolti. Perciò occorre sviluppare la consulenza indipendente”.

“E allora perché questo non è ancora stato fatto?”, si chiede in una nota Cesare Armellini, presidente di Nafop, l’associazione di categoria. “Sono anni che ci battiamo affinché lo sviluppo della vera consulenza finanziaria indipendente, quella esente da conflitti di interesse, sia sbloccato: la legge esiste ma non è ancora stata applicata. Il mancato avvio dell’Albo di categoria è uno scandalo”, prosegue Armellini, “con la nostra spending review abbiamo dimostrato la sostenibilità finanziaria dell'Albo. Quindi, qual è la vera ragione che da cinque anni blocca l’applicazione della legge?”.

Secondo Ida Pagnotella, consulente indipendete dello studio Cfi Advisor, i professionisti fee-only hanno bisogno di “fare lobby”, di unirsi e fare pressione sulle istituzioni. Solo così l’Albo potrà nascere in fretta (per guardare la video intervista, clicca qui).

È indubbio che senza un Albo di categoria, è più difficile riconoscere la professionalità e le competenze di un consulente, proprio perché in assenza di un registro ufficiale, chiunque può intraprendere questa attività. È dunque ancora più importante seguire uno screening rigoroso nella propria scelta.

 

 

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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