Individuare gli obiettivi, misurare il grado di tolleranza al rischio, muoversi di conseguenza. Sono questi i primi tre passi da fare quando si costruisce un portafoglio. “Si parte pensando all’orizzonte temporale per poi arrivare a capire quanto rischio si può sopportare”, spiega Sue Stevens, analista di Morningstar. “Nel caso di numerosi obiettivi, allora vale la pena occuparsi di ognuno con un portafoglio dedicato, con un diverso profilo di rischio”.
Profilo prudente
Chi odia perdere denaro deve muoversi con estrema cautela. “Bisogna ricordare, tuttavia, che essere troppo prudenti potrebbe allontanare dall’obiettivo finale”, dice Stevens. “Bisogna innanzitutto comprendere che c’è sempre il rischio di perdite, sia che derivino dalle condizioni di mercato sia che si tratti di minore potere d’acquisto dovuto all’inflazione. Un portafoglio prudente, inoltre, potrebbe essere interessante per chi ha le disponibilità di soldi per potersi prendere qualche rischio in più”.
Ma, praticamente, di cosa è composto uno strumento di questo tipo? “Il mix ideale, per iniziare, è formato da un 10% di contanti, il 55% di reddito fisso e il 35% di azioni”, risponde l’analista. “Sottolineo ‘per iniziare’ perché l’investitore potrebbe nel corso del tempo decidere di modificare il proprio profilo di rischio e quindi cambiare le percentuali di asset. La componente cash, ad esempio, potrebbe dare rendimenti troppo bassi. Quindi può valere la pena ridurla in favore dell’equity o dei bond”.
Profilo aggressivo
La maggioranza degli operatori, basandosi sulle analisi del passato, afferma che nel lungo periodo le azioni tendono a fare meglio dei bond. “Un portafoglio aggressivo parte dal presupposto che l’investitore possa sopportare variazioni cicliche dell’andamento dei mercati senza farsi prendere dal panico ed evitando di vendere nel momento sbagliato”, dice Stevens. “Lo strumento ideale di solito è composto da un 85% di azionario e un 15% di obbligazionario. Una parte di quest’ultimo può essere tenuto in prodotti di breve termine”.
Profilo moderato
In ossequio al vecchio adagio secondo cui “il giusto sta nel mezzo”, questa è l’opzione che piace alla maggior parte degli investitori. “Un portafoglio di questo tipo quando ci sono forti correzioni del mercato tende a essere più difensivo di un prodotto aggressivo, ma offre meno protezione rispetto a uno prudente”, spiega l’analista. “Idealmente è formato da 5% di cash, 30% di reddito fisso e 65% di azioni. Questo mix, tuttavia, non consente di cavalcare l’onda quando i mercati, come successo ultimamente, infrangono un record dietro l’altro”.
Cosa mettere in portafoglio
Fatte le percentuali, resta da capire cosa mettere in portafoglio alla luce delle attuali condizioni di mercato. La maggior parte degli operatori in questo momento, in cui i mercati di fatto sono condizionati dalle politiche monetarie delle Banche centrali, consigliano di effettuare un attento bond e stock picking. Per quanto riguarda le obbligazioni, gli interventi sul mercato degli istituti hanno ridotto molto le scelte a disposizione fra i titoli governativi. L’attivismo di operatori come Federal Reserve, Banca centrale europea e Bank of Japan, inoltre, ha rassicurato gli investitori sulle prospettive di tenuta dell’economia mondiale è questo ha fatto tornare un po’ di appetito per il rischio legato all’azionario. L’equilibrio però è precario. Basta qualche numero macro al di sotto delle attese o la voce di un cambio di strategia da parte di una Banca centrale a mandare in altalena le Borse. In uno scenario del genere è meglio lasciar perdere la strategia settoriale e geografica e concentrarsi sui punti di forza delle aziende: flussi di cassa in crescita (che possono essere usati anche per alleggerire i bilanci facendo la felicità degli obbligazionisti, un buon vantaggio competitivo e business slegati dal ciclo economico di una determinata area geografica.
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