Le risorse naturali scaldano i muscoli per tornare a correre? Le condizioni, dicono gli operatori, ci sono. Sono visibili se si guardano i segnali che arrivano dall’economia mondiale il cui cuore, dopo iniezioni per un totale di 12mila miliardi di dollari e 515 tagli dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali di tutto il mondo (dal 2009), sta tornando a battere.
In Europa, che resta l’osservata speciale, il dato generale della produzione industriale di aprile è stato migliore delle attese con un progresso dello 0,4% rispetto al mese precedente, dopo il +0,9% segnato a marzo. Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio di maggio sono state più alte delle stime, con un balzo dello 0,6% rispetto ad aprile, mentre il comparto immobiliare continua a far segnare risultati al di sopra delle attese. L’Asia, intanto, per colpa della Cina manda qualche segnale di debolezza. Resta il fatto che una crescita del 7% come quella promessa dal Paese del Drago resta un dato sotto al quale altre regioni metterebbero la firma.
Cresce l’ottimismo
Ma i segnali si vedono anche se si guardano i cosiddetti “indicatori di aspettative”. L’indice tedesco Zew, che misura quelle degli investitori e degli analisti, il mese scorso è migliorato di due punti. Il paniere Citigroup economic surprise (che mette a confronto le attese con i dati macro effettivamente usciti) fra maggio e giugno ha fatto segnare significativi miglioramenti rispetto ai minimi di aprile. Last but non least, la Federal Reserve ha iniziato a parlare di una possibile riduzione (se non addirittura di una cancellazione) del programma di aiuti all’economia Usa. Un’eventualità che la Banca centrale americana ha sempre detto che avrebbe preso in considerazione solo in presenza di un miglioramento del quadro macro.
Commodity ed equity
In una situazione del genere cosa bisogna attendersi dalle commodity, sempre molto sensibili all’andamento della congiuntura? “In un quadro di ripresa economica è lecito attendersi una corsa delle risorse naturali”, spiega una nota di Morningstar. “I motivi principali sono due. Primo: il miglioramento della congiuntura stimola l’appetito di materie prime. Secondo: un’economia che va bene e una maggiore domanda di risorse naturali sono anche il trampolino dal quale salta in alto l’inflazione. Un elemento dal quale è meglio difendersi mettendo in portafoglio proprio delle commodity”.
Dal punto di vista operativo una delle strategie che si possono mettere in campo è quella di acquistare titoli di società minerarie. “Aziende come Rio Tinto e Anglo American offrono un doppio vantaggio all’investitore: consentono un’esposizione, per quanto indiretta, alle materie prime e permettono di non uscire dal mercato equity. Nella rotazione degli asset presenti in portafoglio le azioni legate alle materie prime probabilmente prenderanno il posto dei favoriti degli ultimi tempi come i beni durevoli e i finanziari”.
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