Sono ben nascosti dietro il nervosismo delle Borse, ma i segnali di miglioramento nell’Eurozona ci sono. Nel secondo trimestre, il Prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,3%, per la prima volta dal primo trimestre 2011. Non tutti i paesi vanno alla stessa velocità, Germania e Francia fanno da locomotiva, mentre Spagna e Italia continuano a stare in coda, con valori negativi (anche se migliori dei precedenti); tuttavia si intravvede una luce alla fine del tunnel.
“Nonostante la periferia dell’Europa rimanga in recessione”, si legge in una nota di Morningstar, “la produzione industriale, gli ordinativi manifatturieri e le esportazioni tedesche sono in crescita e potrebbero dare slancio a tutto il continente”.
Verso le elezioni tedesche
Nel mese di agosto, diverse case di investimento si sono espresse a favore della regione. “Fino al 2014, l’area strategica preferita sui mercati azionari è rappresentata dall’Europa”, dice Armando Carcaterra, direttore investimenti di Anima Sgr. Le ragioni che elenca sono tre: la ripresa economica, con sorprese sul fronte degli utili, il protagonismo delle banche centrali sui mercati e l’attenzione che verrà riservata alle elezioni tedesche del prossimo 22 settembre. Gli ultimi positivi dati sulla fiducia delle imprese (indice Ifo), insieme agli altri segnali macro incoraggianti, non fanno che ingrossare le fila di coloro che prevedono una riconferma del cancelliere Angela Merkel.
Occhio agli investimenti
Per gli analisti di Credit Suisse, gli operatori “dovrebbero cominciare a ragionare su come l’area euro può sorprendere in positivo”. Gli investimenti, dicono, potrebbero essere la chiave di volta, in quanto fortemente sensibili al ciclo economico. Se il clima di fiducia aumenta, sono i primi a ripartire, anche perché le aziende hanno disponibilità finanziarie proprie in surplus e possono indebitarsi a costi relativamente bassi.
Nonostante la crescita anemica, l’alta disoccupazione e l’elevato livello del debito pubblico che continua a caratterizzare molti paesi dell’Eurozona, le ipotesi catastrofiste di uno sgretolamento dell’Unione non si sono verificate. Al contrario, secondo Anthony Doyle del team di reddito fisso di M&G, la divisa comunitaria “sopravviverà” non fosse altro che per il fatto che restare nell’euro è “la scelta meno deleteria” per nazioni come la Spagna e l’Italia.
Europa in portafoglio
L’Europa è dunque tornata ad essere un “tema di investimento” nel portafoglio dei gestori azionari. Per Giordano Lombardo, responsabile investimenti di Pioneer Investments, l’equity europeo è da preferire a quello americano perché quest’ultimo riflette già nelle valutazioni la capacità di creare valore in termini di utili attesi. In un’ottica tattica (di breve periodo), tuttavia, i money manager sono più prudenti e attendono la soluzione di alcune questioni spinose, prime fra tutte l’incertezza politica in Italia e le elezioni in Germania.
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