Gli americani credono alla fine della crisi in Europa. E si fanno venire l’appetito per gli asset del Vecchio continente. Secondo uno studio di Goldman Sachs, gli investitori Usa fra gennaio e maggio di quest’anno hanno comprato azioni europee per 65 miliardi di dollari. Si tratta del valore più alto da prima dello scoppio delle crisi finanziarie. La scelta degli operatori yankee si basa principalmente su due considerazioni: il miglioramento dello scenario macro e le valutazioni dell’equity.
“Il recupero dell’Europa sta cominciando ad autoalimentarsi ed ha sempre meno bisogno dei piani di aiuto delle istituzioni internazionali”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “I consumatori e le aziende iniziano a sentirsi più sicuri. In questo senso aiutano sia l’allentamento di alcune misure di austerità che la ripresa delle esportazioni verso alcune zone emergenti”.
Situazione fragile
Questo, tuttavia, non significa che lo scenario sia tranquillo. “La situazione in Europa resta fragile per diverse ragioni”, spiega uno studio di Invesco. “La crescita del quarto trimestre potrebbe essere messa in discussione dai numeri sulla produzione industriale di luglio (-1,7%) che hanno annullato il +1,5% messo a segno a giugno. Alcuni paesi periferici, inoltre hanno bisogno di altri aiuti per venire a capo del debito. E’ vero che la recessione è finita, ma alcuni stati devono ancora fare i conti con un rapporto fra debito e Pil superiore al 100% che agisce da zavorra nei confronti della crescita economica”.
Le valutazioni
“Su base globale, in particolare contro gli Stati Uniti, le valutazioni sono interessanti e siamo ancora una volta in grado di trovare un numero crescente di opportunità di investimento”, spiega una nota firmata da Mark Burgess, Chief investment officer di Threadneedle Investments. “Con la crescita globale che sta diventando più robusta di quanto non lo sia stata da qualche tempo, la prospettiva per molti dei campioni mondiali quotati sul mercato europeo è migliorata e siamo diventati più ottimisti verso questa asset class muovendoci verso la posizione neutrale. Per cambiare le nostre previsioni da neutrale a sovrappeso, però, avremmo bisogno di vedere una maggiore ripresa per l'economia europea sottostante”.
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