E’ meglio che gli investitori se ne facciano una ragione: la ripresa in Europa non sarà accompagnata da un aumento della competitività delle aziende della zona. Asia e Americhe continueranno a dare filo da torcere. “Per evitare di restare dietro alle altre economie i paesi del Vecchio continente dovrebbero investire di più in quegli elementi che migliorano la competitività come le infrastrutture, l’innovazione energetica e il sistema educativo”, spiega Max Falckenberg, partner di Roland Berger Strategy Consultant. La società di consulenza ha appena pubblicato i risultati di un sondaggio condotto fra le aziende della regione e raccolti in uno studio intitolato “Europe’s competitiveness”. Il 76% degli intervistati ha detto di aspettarsi una forte crescita economica della regione. Ma più del 70% è convinto che perderanno competitività rispetto all’Asia e alle Americhe nei prossimi anni .
“I paesi europei dovrebbero diventare più vicini sia politicamente sia economicamente. Altrimenti la situazione delle aziende della parte sud della regione peggiorerà ancora”, continua il report. Il 60% delle società interpellate dubita che le azioni politiche intraprese nelle singole nazioni possano aumentare la fiducia nell’Europa.
Il quadro macro
Ma i segnali di ripresa ci sono? I dati sulla produzione industriale di agosto sono stati leggermente superiori alle attese. A livello di singole nazioni il risultato migliore è arrivato dalla Germania, che ha visto la produzione industriale in progresso dell’1,4% rispetto al mese precedente recuperando il calo di luglio grazie in particolare al comparto dei beni durevoli. Per il paese i dati di luglio e agosto preludono a un Pil (Prodotto interno lordo) del terzo trimestre di +0,4% rispetto ai tre mesi precedenti”, spiega uno studio di Banca Intermobiliare. In Italia la produzione industriale è scesa dello 0,3%, dopo il -1% di luglio, portando il tendenziale annuo a -4,6%. “I dettagli delle componenti evidenziano comunque un buon andamento generalizzato di tutti i comparti di produzione di beni durevoli, zavorrati però dal calo del settore energetico e alimentare. In generale, comunque, nei mesi estivi non sembrano ancora esserci stati sintomi di crescita in Italia, con il Pil che dovrebbe al più essere stato piatto nel terzo trimestre”, continua lo studio.
Per quanto riguarda la Francia, dopo tre mesi negativi, ad agosto il settore industriale ha ripreso a crescere, pur con un modesto +0,2%: sotto le attese ma con segnali positivi soprattutto dal settore costruzioni e trasporti. “Anche Oltralpe le attese per il Pil sembrano rimanere abbastanza incerte, con dati vicini allo zero come nel nostro paese”, dice lo studio. In Germania, la componente aspettative dell’indice Zew tedesco (fiducia di investitori e analisti) ha ritoccato verso l’alto i massimi degli ultimi tre anni a ottobre, arrivando a quota 52,8 (dal 49,6 di settembre), sulla scorta del buon andamento dei mercati (il Dax è sui massimi) e del soddisfacente esito delle elezioni tedesche, con la riconferma del Cancelliere Angela Merkel.
Le scelte operative
“Continuiamo a ritenere che le azioni siano l'asset class più interessante”, spiega una nota firmata da Mark Burgess, responsabile investimenti di Threadneedle. “Noi abbiamo recentemente aumentato l’esposizione ai mercati azionari europei, passando a una posizione neutrale. Le valutazioni sono basse rispetto ad altre aree e i margini di profitto vantano un buon potenziale di recupero rispetto ad altre regioni. Abbiamo aggiunto ai portafogli europei titoli bancari e di altre società esposte al mercato interno, che dovrebbero essere i principali beneficiari di questo miglioramento”.
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