“Adelante, Pedro, con juicio”. Le indicazioni che arrivano dalle istituzioni europee sull’andamento della regione ricordano la prudenza del Cancelliere Ferrer de I promessi sposi quando ordina al suo cocchiere di muoversi tra la folla in rivolta. “L’economia europea ha raggiunto il punto di svolta”, ha detto nei giorni scorsi il commissario europeo agli affari economici, Olli Rehn, secondo cui ci sono “segnali crescenti” che confermano la nuova situazione. Ma poi ha precisato che “è troppo presto per dichiarare vittoria: la disoccupazione resta a livelli inaccettabilmente elevati”.
La Commissione europea, intanto, ha confermato l’andamento negativo del Pil per quest'anno nell’Eurozona a quota -0,4% (come in primavera), che diventerà una “ripresa graduale” nel 2014 (+1,1% a fronte di una stima precedente di +1,2%), +1,7% nel 2015. Nel 2013 il rapporto fra deficit e Pil nell’Eurozona calerà al 3,1% da 3,7% nel 2012. Nel 2014 sarà al 2,5% e nel 2015 arriverà al 2,4%.
Tutto bene, ma non troppo
La Commissione Ue ha anche indicato che “il ritorno a una crescita solida sarà un processo graduale”. Gli squilibri macro-economici stanno diminuendo, anche se l’aggiustamento dei bilanci in corso in alcuni paesi “continua a pesare sugli investimenti e sui consumi”. La situazione dei mercati finanziari è migliorata in misura significativa e i tassi di interesse sono calati nei paesi vulnerabili. Questo, però, "non si è ancora trasmesso all’economia reale”. Nel 2014 e nel 2015, intanto, la domanda interna diventerà il principale motore della crescita.
“La ripresa dell’Eurozona dipenderà dall’attuazione di riforme strutturali reali, dai progressi nella realizzazione di una piena unione e dalla volontà politica dei singoli stati di apportare i cambiamenti richiesti”, spiega uno studio di Nick Davis, gestore azionario europeo di Threadneedle Investments. “Anche se la fase peggiore della crisi sembra ormai superata, è fondamentale mantenere la determinazione necessaria a correggere gli squilibri e introdurre le riforme. Un efficace meccanismo di supervisione bancaria rappresenta un catalizzatore fondamentale per promuovere la fiducia nella nuova Europa. Il vero interrogativo da porsi è quanto efficacemente i politici europei hanno sfruttato il tempo concesso loro dagli interventi della Bce”.
Le scelte operative
In questo scenario l’utilizzo di un approccio selettivo resta fondamentale. “La selezione dei titoli sarà ricompensata”, continua Davis. “Ciò non significa speculare su società in difficoltà che non coprono il costo del capitale, che operano in settori alle prese con problemi di ordine strutturale o che sono poste di fronte a incertezze politiche. Lo scenario macroeconomico fornisce il quadro nel quale operano le aziende europee: più favorevole è questo contesto, maggiore è il numero di società in grado di offrire opportunità d’investimento allettanti”.
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