Etf a confronto: J.P. Morgan Emerging Markets Bond

Partendo dalle ricerche Morningstar, abbiamo messo a confronto i diversi replicanti dedicati al mercato delle obbligazioni emergenti denominate in dollari.  

Valerio Baselli 18/11/2013 | 10:13
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I mercati emergenti sono spesso indicati come una delle storie di maggior successo dell’ultimo decennio. Profondi cambiamenti strutturali hanno facilitato enormi flussi di capitali e hanno trasformato i paesi in via di sviluppo in una opzione sempre più presente nell’asset allocation dei grandi investitori internazionali.

I buoni risultati dei titoli di Stato emergenti registrati negli ultimi anni, non sono stati confermati nel 2013. Tuttavia, questi mercati restano in uno stato decisamente migliore rispetto alle economie sviluppate. Il vero problema è che per la prima volta in dieci anni, i paesi emergenti stanno mostrando un forte rallentamento nella crescita. Inoltre, le proteste sociali avvenute in paesi come il Brasile o la Turchia hanno ricordato agli investitori l’esistenza di un rischio politico in queste aree. Senza contare che i mercati emergenti hanno risentito della politica monetaria espansiva degli Stati Uniti.

In un certo senso, nel 2013 si sono visti i punti deboli del modello di crescita delle economie in via di sviluppo, che non può più contare sulla forza trainante  delle esportazioni verso l’occidente. Per continuare a crescere, gli emergenti hanno solo una strada possibile: aumentare i propri consumi interni. Per fare ciò, tuttavia, c’è bisogno di profonde riforme: a partire dal welfare, fino ad arrivare a investimenti strutturali e a programmi sociali nel campo della sanità e dell’istruzione. Tutto questo si riflette sulle valutazioni obbligazionarie.

Ciò nonostante, i mercati emergenti restano una fonte considerabile di crescita a livello globale e dovrebbero camminare a un ritmo più sostenuto delle economie sviluppate anche nei prossimi anni. In più, il debito pubblico contenuto e il basso deficit di molti stati possono aiutare nello sviluppare le riforme.

L’indice
Il JP Morgan Embi Global Core Index è un sotto-indice del JP Morgan Embi Global Core Index e misura la performance dei bond governativi e semi-governativi denominati in dollari più liquidi emessi da paesi emergenti. Il benchmark include obbligazioni a tasso fisso e variabile con un minimo in circolazione pari a un miliardo di dollari e una vita residua di almeno due anni e mezzo. I paesi emittenti ammissibili sono quelli che la Banca mondiale classifica come emergenti per almeno due anni consecutivi. L’indice è ricalcolato su base giornaliera ed è ribilanciato l’ultimo giorno lavorativo di ogni mese. Le valutazioni dei titoli sono effettuate da un gruppo di broker di JP Morgan specializzati in mercati emergenti. I redditi prodotti dai bond sono reinvestiti nell’indice immediatamente.

 iShares J.P. Morgan $ Emerging Markets Bond UCITS ETF
iShares utilizza la replica fisica per tracciare la performance dell’indice. Dato che il benchmark di riferimento è in possesso di un gran numero di componenti, iShares utilizza il campionamento statistico per costruire il fondo. Tuttavia, a causa dell’accessibilità e della liquidità di questa particolare asset class, la misura del campionamento è in realtà piuttosto limitata. A oggi, infatti, il fondo è composto da circa 150 titoli, con Turchia, Brasile, Filippine, Indonesia, Messico e Russia fra gli emittenti più importanti (circa il 40% del portafoglio è dedicato a bond emessi da questi paesi). L’Etf è orientato a obbligazioni a lunga scadenza, il 70% dei titoli ha, infatti, una vita residua superiore ai sette anni. Secondo la nostra ricerca, il tracking error dell’Etf (la differenza tra perfomance del benchmark e del fondo), inteso come rendimento annualizzato al netto delle commissioni, è superiore allo 0,50%. Questo è, probabilmente, dovuto anche all’utilizzo della replica a campione.

iShares può effettuare operazioni di prestito titoli, al fine di ottimizzare le prestazioni dell’Etf. BlackRock agisce come gestore degli investimenti per conto di iShares. Da giugno 2012, la quantità di titoli che possono essere prestati è stata ridotta al 50%. Le operazioni di prestito sono coperte da garanzia, rappresentata da un paniere collaterale conforme alle regole Ucits, il cui valore è superiore al valore dei titoli prestati, entrambi calcolati su base giornaliera. Questo paniere è detenuto in un conto presso un terzo depositario. Il grado di sovracollateralizzazione è in funzione delle attività previste come garanzia, ma varia tipicamente dal 102,5% al 112%. Le entrate derivanti dal prestito titoli, vengono divise 60/40 tra l’Etf e BlackRock, rispettivamente.
Le commissioni annue totali (Ter) sono pari allo 0,45%, nella media di categoria.

Alternative
L’iShares JP  Morgan $ Emerging Markets Bond è il leader europeo di questo segmento per dimensioni patrimoniali. Quotati su Borsa Italiana, ci sono altri due Etf che offrono esposizione ai bond governativi emergenti emessi in dollari, non ancora coperti dalla ricerca Morningstar.

Il Lyxor UCITS ETF iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns, Ter pari allo 0,30%, utilizza la replica sintetica (attraverso un contratto swap) e l’obiettivo di tracking error calcolato su un periodo di 52 settimane è inferiore all'1%. Il benchmark è composto dalle obbligazioni governative più liquide, emesse dai 20 principali paesi emergenti.

L’Amundi ETF Global Emerging Bond Markit iBoxx UCITS ETF (0,30% di Ter) punta a replicare il più fedelmente possibile l’andamento dell’indice Markit iBoxx USD Liquid Emerging Markets Sovereigns. L’Etf utilizza la replica sintetica. Ribilanciato con cadenza trimestrale, il benchmark è composto da titoli obbligazionari in dollari Usa emessi da governi o banche centrali di paesi emergenti. I titoli presenti nell’indice hanno un rating minimo medio di CCC attribuito dalle agenzie Fitch, Moody’s e Standard & Poors.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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