Gli investimenti nei paesi emergenti sono spesso percepiti più rischiosi. I dati sulla volatilità media dei loro rendimenti generalmente confermano questa percezione. Un più alto grado di volatilità si traduce infatti in una maggiore incertezza sui rendimenti futuri e un’accresciuta difficoltà ad entrare ed uscire dal mercato con il giusto tempismo. Come affrontano gli investitori europei questo maggior rischio? A giudicare dai dati sui flussi d’investimento verso i fondi appartenenti alle Categorie Morningstar azionarie ed obbligazionarie dei Paesi Emergenti, con scarsa disciplina.
La conseguenza è che una gestione inefficiente della volatilità si traduce in rendimenti per l’investitore medio che sono inferiori a quelli di un investitore più rigoroso, che non entra nel mercato durante le fasi di boom e non ne esce durante quelle di panico. Questi rendimenti “pesati” per i deflussi vengono catturati dall’investor return. Esso misura il rendimento ottenuto dall’investitore medio in un determinato arco temporale, incorporando l’impatto dei flussi di capitali sulla performance.
Da un’analisi svolta su tutti i fondi vendibili in Italia appartenenti alle quattro maggiori Categorie Morningstar di riferimento (Azionari Paesi Emergenti, Obbligazionari Paesi Emergenti, Obbligazionari Paesi Emergenti EUR e Obbligazionari Paesi Emergenti Valuta Locale), risulta che l’investor return degli ultimi 5 anni per i fondi azionari è in media del 3,38% più basso rispetto al rendimento che si sarebbe avuto con una strategia buy-and-hold (letteralmente “compra e tieni”), mentre la performance è addirittura del 4,31% più bassa per i fondi obbligazionari. Essendo un dato annualizzato, ciò significa che l’investitore medio europeo ha “perso” poco meno di 23.500 euro su 100.000 euro investiti cinque anni fa in un fondo obbligazionario esposto ai mercati emergenti.
Sullo stesso campione di 119 fondi, solo per il 29% di essi l’investor return è risultato superiore al rendimento realizzato dal fondo su un orizzonte di 5 anni. Nella tabella 1 il dato sull’investor return su diverse scadenze viene evidenziato per i primi cinque fondi azionari ed obbligazionari per masse gestite. Ne emerge la difficoltà di un investitore medio a gestire la volatilità di queste asset class.
La “rincorsa” ai rendimenti ottenuti dai fondi viene rilevata dai dati sui flussi. Nel grafico 1 vengono visualizzati i flussi monetari in entrata (o in uscita) di tutti i fondi europei appartenenti alle categorie sopra citate (per semplicità, i dati sulle tre categorie obbligazionarie sono stati sommati). Come si evince, l’andamento variabile dei flussi segue da vicino le performance trimestrali realizzate dai fondi che compongono le categorie. In altre parole, i flussi sono statisticamente correlati con le performance del mercato, come avvenuto ad esempio a maggio e giugno di quest’anno, quando i rumour sul tapering della Fed hanno impattato negativamente sulle performance dei mercati emergenti, generando di riflesso oltre 10 miliardi di euro di riscatti dai fondi appartenenti a quelle categorie.
Alcune indicazioni operative
Innanzitutto è l’emotività a giocare un ruolo fondamentale, non l’avversione al rischio. Il gap tra total return e investor return risente tanto di acquisti a prezzi alti, quanto di vendite a prezzi bassi. E’ fondamentale dunque avere un approccio disciplinato. Farsi le giuste domande può aiutare nella pianificazione finanziaria: cosa ha prodotto questo rialzo o questo ribasso? Fattori ciclici o strutturali? L’esposizione del gestore rispecchia il mio grado di rischio? Che ruolo ha questo fondo all’interno del mio portafoglio? Voglio avere un’esposizione valutaria? Quale è il mio orizzonte temporale di investimento?
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.