Punti chiave
- L’investitore contrarian va controcorrente rispetto ai trend consolidati di mercato.
- La metodologia di valutazione di Morningstar permette di trovare i fondi meno amati, che possono riservare sorprese.
- Fa parte del mestiere del gestore prendere rischi calcolati.
La strategia di investimento contrarian ha l’obiettivo di sfruttare le anomalie nei prezzi di mercato per generare sovrarendimenti. Come suggerito dal termine, l’investitore contrarian va controcorrente rispetto ai trend consolidati di mercato; in termini descrittivi, si parla anche di strategia Buy the unloved, cioè “compra il non amato”. Pur presentando diversi rischi e complessità, la filosofia è piuttosto semplice: comprare (vendere) ciò che è andato troppo male (bene). Lo stile contrarian è strettamente legato tanto al campo della finanza comportamentale quanto al value investing: vengono dunque preferite aziende sottovalutate dal mercato, i cui prezzi attuali sono spiegati meglio da argomenti sul sentiment di mercato e la psicologia delle masse (la famosa “esuberanza irrazionale” del premio Nobel R.J.Shiller), piuttosto che da modelli finanziari.
L’approccio contrarian si traduce talvolta in analisi sugli attivi in gestione, con particolare attenzione ai flussi di investimento verso determinate categorie, per scovare quelle più sottovalutate dagli investitori. In questo articolo ci concentriamo invece sui rendimenti degli ultimi 3 anni, con una selezione delle migliori idee di investimento per un portafoglio controcorrente.
Abbiamo dunque analizzato tutti i comparti autorizzati alla vendita al mercato retail italiano espressi in euro o dollaro, con rating qualitativo pari a Silver o Gold e ordinati secondo il Morningstar Risk Adjusted Return (MRAR) a 3 anni, ovvero la misura proprietaria di Morningstar di rendimento aggiustato per il rischio. Di questo sottoinsieme, ci siamo focalizzati sui 5 peggiori delle categorie azionarie e i 5 peggiori delle categorie obbligazionarie in termini di MRAR. L’obiettivo è vedere quali fondi, pur mantenendo la capacità di sovraperformare i propri concorrenti, non sono stati capaci di generare (negli ultimi 3 anni) ritorni all’altezza delle aspettative. Il risultato è una lista di 10 fondi che potrebbero stare in un portafoglio controcorrente nel 2014.
Perché sono andati male, ma possono andar bene
Negli ultimi 3 anni questi fondi sono stati penalizzati da diversi fattori. Alcuni hanno essenzialmente pagato una più alta esposizione verso i mercati emergenti (Pimco, Carmignac, Loomis Sayles). In effetti, questi comparti si sono sensibilmente discostati dai concorrenti di categoria, con una gestione attiva del portafoglio divergente dal proprio benchmark di riferimento. In certi casi, queste esposizioni si sommano a ulteriori fattori di rischio (posizioni lunghe su valute emergenti, ad esempio).
Per quanto riguarda i fondi azionari analizzati, alcuni di essi sono stati penalizzati da scelte in termini di stile azionario: un portafoglio sbilanciato verso titoli mid e small cap (M&G Recovery, BGF World Mining), o large value (BGF World Energy, molto esposto verso grandi società energetiche integrate statunitensi), o ancora scommesse settoriali (di nuovo Carmignac, East Capital).
Ciononostante, vi è spesso un legame stretto tra i fattori che hanno condizionato l’andamento del fondo e gli aspetti qualitativi che permettono al fondo di avere rating eccellenti.
D’altronde, parte del mestiere del fund manager consiste proprio nel prendere rischi calcolati, con la convinzione che certi posizionamenti possono apportare volatilità di breve termine a fronte di maggiori rendimenti per gli investitori nel lungo periodo (ne è un esempio il fondo M&G Recovery, il quale grazie a una strategia contrarian ha generato, nonostante le recenti difficoltà, rendimenti eccellenti negli ultimi 10 anni). Di conseguenza, gli analisti di Morningstar valutano positivamente coraggio e disciplina nell’esecuzione della stategia di investimento, laddove queste caratteristiche siano giustificate da analisi rigorose e sistemi di controllo del rischio sofisticati. Inoltre, tra i pilastri alla base del Morningstar Analyst Rating vi è l’aspetto umano, che si focalizza su capacità e stabilità del team di gestione. Ciascuno di questi fondi è gestito da manager con esperienza, conoscenza del settore e un forte potenziale in termini di risorse a disposizione.
In conlusione, i fattori che hanno penalizzato questi comparti nel breve periodo sono spesso frutto di scelte deliberate da parte di team che hanno dimostrato di essere migliori dei propri concorrenti su orizzonti temporali significativi. Pertanto, proprio perché negli ultimi tre anni non hanno saputo generare i rendimenti attesi, questi prodotti possono rappresentare oggi opportunità di investimento.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.