Boom dei conti deposito, occhio alle condizioni

I conti vincolati sono sempre più utilizzati dagli italiani, anche grazie alle garanzie del fondo di tutela. Occorre, però stare attenti ai rendimenti troppo attraenti e alla durata del vincolo. Ecco le offerte attuali.  

Valerio Baselli 20/01/2014 | 09:41
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Punti chiave

- Secondo le statistiche di Banca d’Italia, gli italiani hanno aumentato lo stock di denaro lasciato nei conti depositi del 14,45% (da 281 a 322 miliardi di euro), dal giugno 2012 al giugno 2013. Nello stesso periodo i soldi rimasti nei conti correnti sono aumentati del 4%.

- Il governo ha aumentato l’imposta di bollo sui depositi dallo 0,15 allo 0,20%.

- È bene ricordarsi che per offrire rendimenti più alti, le banche devono assumere rischi maggiori. Le posizioni individuali nei conti deposito, tuttavia, sono garantite dal Fondo interbancario fino a 100 mila euro.

Tra tutte le forme di risparmio, il conto corrente è senza dubbio quello con cui gli italiani hanno più confidenza. Negli ultimi anni, tuttavia, un nuovo strumento bancario ha preso piede: il conto deposito, diventato uno dei prodotti privilegiati degli italiani che vogliono mettere al riparo la propria liquidità.

Come funziona
Prevede un’operatività limitata rispetto al proprio cugino conto corrente. Non è possibile accreditare lo stipendio o la pensione, effettuare prelievi, bonifici, pagamenti o disporre la domiciliazione delle bollette. Tecnicamente rimane un conto corrente bancario, che però frutta interessi più elevati a fronte di un blocco totale delle somme versate per un certo periodo di tempo. Nei paesi d’Oltralpe è diffuso da molto tempo ed è lo strumento principe di accantonamento del risparmio. In Italia, invece, è stato introdotto per la prima volta nel 2001 da Ing Direct.

Per aprirlo, il sottoscrittore deve possedere un conto corrente tradizionale presso una banca (non necessariamente la stessa con cui apre il conto deposito), che funge da sbocco per le operazioni di versamento e smobilizzo delle somme. In pratica, a fronte di un rendimento prestabilito, il cliente accetta di versare il proprio capitale in questo salvadanaio e di non toccarlo per un periodo temporale concordato (di solito il minimo è tre mesi, il massimo è 30).

Dove investono?
Una delle domande che ci si pone davanti alle varie offerte è: dove investono i miei soldi? Innanzitutto le banche che offrono questa tipologia di prodotto, utilizzano le somme depositate dai clienti in strumenti finanziari a basso rischio, ma con un rendimento superiore o almeno pari a quello offerto ai depositanti. In generale, li mettono in obbligazioni, titoli di Stato e prestiti, soprattutto nella forma di mutui a privati e imprese.

Generalmente, se un conto deposito rende il 3% vuol dire che il gestore ha investito in un prodotto che rende più del 3%, o al massimo proprio il 3% (nessuna perdita). In quest’ultimo caso, anche se la strategia di investimento ha un costo maggiore, lo scopo è quello di acquisire nuovi clienti tramite offerte promozionali. Una volta acquisita una base stabile di clienti, la strategia può trasformarsi nell’offerta di altri strumenti più redditizi, mutui e investimenti. 

Tassi in retromarcia
I conti deposito hanno conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, grazie soprattutto agli ottimi rendimenti. La situazione, però, sta cambiando. Nell’ultimo anno, secondo le statistiche de Il Sole 24 Ore, i rendimenti medi sono scesi di circa un terzo, penalizzando soprattutto i vincoli a breve termine.

Inoltre, la Legge di Stabilità approvata dal governo nel mese di dicembre ha deciso un aumento dell’imposta di bollo per i conti correnti e deposito. Da gennaio, infatti, si è passati dallo 0,15% allo 0,2%, senza più il minimo di 34,20 euro (sono esentati i conti con una giacenza media annuale inferiore a 5.000 euro).

I rischi
Nonostante questo rialzo, uno degli aspetti che continua a spingere sempre più risparmiatori verso questi prodotti è la garanzia data dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) che, ad esempio, i fondi comuni non hanno. In caso di fallimento della banca, il capitale versato (non gli interessi maturati) verrebbe rimborsato al cliente entro il limite di 100 mila euro, entro 20 giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti della liquidazione coatta. Esiste quindi una “sicurezza” di non perdere almeno il proprio capitale per importi inferiori ai 100 mila euro. Certo, una crisi generale dell’intero sistema bancario potrebbe compromettere l’eventuale rimborso da parte del Fitd.

Detto questo, è sempre opportuno ricordarsi che in finanza, un rendimento più alto significa anche un rischio più alto. Spesso, infatti, le banche che offrono i tassi più allettanti lo fanno perché hanno un grosso bisogno di liquidità, di solito figlio di situazioni non proprio equilibrate.

I primi 15 conti deposito con vincolo 12 mesi per tasso annuale lordo

conti deposito

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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