I titoli azionari non sono mai stati la scelta d’investimento preferita dai risparmiatori italiani, ma rappresentano senza dubbio, e in questo le statistiche lo confermano, l’asset che garantisce i rendimenti maggiori nel lungo periodo. In questo articolo, rispondiamo alle dieci domande sui dubbi più frequenti sul funzionamento di questi strumenti.
Quanti tipi di azioni esistono?
L’azione rappresenta la quota più piccola in cui il capitale di rischio di una società viene ripartito. Essa conferisce ai possessori due facoltà: il diritto di partecipare agli utili dell’azienda e quello di intervenire nella gestione. Esistono tre tipi di azioni: ordinarie, privilegiate e di risparmio. Le ultime due differiscono dalla prima per il diverso peso che attribuiscono alle facoltà dell’investitore. Le azioni privilegiate danno ai possessori un diritto di precedenza nella ripartizione degli utili societari (dividendi). In cambio, però, offrono la possibilità di prendere parte solo alle assemblee straordinarie della società (ovvero quelle finalizzate alla modifica dell’atto costitutivo o all’emissione di prestiti obbligazionari). Quelle di risparmio, invece, escludono la possibilità di partecipare in qualsiasi modo alla gestione aziendale. Per questo ricevono maggiori vantaggi patrimoniali.
Capitalizzazione di mercato e flottante sono la stessa cosa?
No. La pima si riferisce al valore del capitale sociale (calcolato moltiplicando il numero totale di azioni in cui è diviso il capitale sociale per il prezzo di mercato). Il flottante, invece, si riferisce solo al numero di azioni in circolazione e scambiabili sul mercato.
I dividendi sono pagati sempre in denaro?
Nel caso in cui decida se e quanto distribuire i suoi utili, la società può valutare se elargirli cash oppure in forma di nuove azioni. In questo caso sarà distribuita una frazione di una stock (ad esempio lo 0,01%) per ogni azione detenuta dagli azionisti. Questo comporta un aumento delle azioni in circolazione (senza che a questo faccia seguito una crescita del capitale sociale) e una maggior diluizione degli utili societari.
Come si acquista un’azione quotata in Borsa?
Per pima cosa è necessario aprire presso una banca un deposito titoli, cioè un conto ad hoc nel quale far confluire i proventi delle transazioni di compravendita dei titoli azionari. Dopodiché gli ordini di acquisto potranno essere inviati per mezzo dell’intermediazione della banca o utilizzando un servizio di internet banking.
Come si forma il prezzo di mercato di un’azione?
La formazione del prezzo è il risultato di un procedimento di asta alquanto complesso. Prima dell’apertura della contrattazione continua, c’è la cosiddetta pre-asta, nella quale gli ordini di acquisto e di vendita relativi a ciascun titolo vengono registrati ma non hanno esecuzione. Tale fase si conclude con la formazione di un prezzo, che è il frutto di un algoritmo che identifica un valore teorico realizzato dal maggior numero di ordini. Nel caso in cui tale prezzo ricada nei limiti di variazione previsti in fase di asta viene validato. Nella fase di contrattazione continua, invece, ogni ordine immesso è confrontato immediatamente con gli ordini già presenti in modo da verificare se esistono le condizioni per l’esecuzione, cioè quando il prezzo dell’ordine di vendita è uguale o inferiore al più alto degli ordini di acquisto, o se il prezzo dell’ordine di acquisto è uguale o superiore rispetto al prezzo più basso degli ordini di vendita.
Cosa succede in caso di fusione societaria?
Bisogna distinguere il caso di fusione da incorporazione, da quella in senso stretto. Nel primo caso, in cui la società A viene inglobata nella società B, gli azionisti della società A cedono le loro azioni in cambio dei titoli della società incorporante. Nel secondo, invece, le società A e B si uniscono per dar vita ad una nuova entità giuridica, la società C, le cui azioni verranno distribuite agli azionisti di entrambe le società. In entrambi i casi, la distribuzione dei titoli viene fatta in base al cosiddetto rapporto di cambio. Se, ad esempio, il valore del capitale sociale di A è di un milione di euro e quello di B è di 2 milioni di euro e per entrambe il numero di azioni distribuite è 1000, il rapporto di cambio sarà di 2 a 1 a favore di B. Gli azionisti della società incorporata (B), quindi, riceveranno 2 azioni della società A per ogni azione da essi posseduta. Nel caso di fusione in senso stretto, invece, gli azionisti di B riceveranno 2 azioni di C, mentre quelli di A scambieranno una loro vecchia azione con una della nuova società C.
Cosa deve aspettarsi un azionista in caso di spin-off aziendale?
Lo spin-off è un’operazione in cui si scorpora la divisione di una società dal gruppo di appartenenza in modo da permettere al mercato di valutarla meglio. In questo caso se un ramo dell’azienda A viene scorporato dando vita alla società B, gli azionisti di A riceveranno un numero di azioni di B in base al rapporto di cambio tra le due società (calcolato come prima).
Cosa succede in caso di fallimento?
Nel caso in cui un’azienda dichiari bancarotta, il curatore fallimentare nominato dal giudice si occuperà dell’amministrazione del patrimonio dell’azienda e provvederà a dividerlo pro quota tra gli azionisti. In questo caso i detentori di azioni privilegiate avranno la priorità nei confronti dei titolari di azioni ordinarie. Una via alternativa alla dichiarazione di fallimento è la creazione delle cosiddette “bad company”, ovvero un’operazione di spin-off di una parte dell’impresa nella quale confluiscono gran parte dei suoi debiti (e per la quale si applicheranno le stesse modalità viste sopra).
Come si calcola il rendimento di un’azione?
Il rendimento di un’azione è formato da due componenti: la prima è quella in conto capitale e deriva dall’apprezzamento del titolo azionario rispetto al suo prezzo di acquisto. L’altra è invece relativa al dividend yield (pari alla somma dei dividendi distribuiti diviso il prezzo di mercato). Se l’azione A ha registrato un apprezzamento del 5% e un dividend yield del 2%, il suo rendimento complessivo sarà pari al 7%.
Come viene tassato il rendimento di un titolo azionario?
Al rendimento complessivo viene applicata una ritenuta del 20%. Nel caso in cui l’investimento riguardi una società italiana quotata, a questa si aggiunge un’ulteriore tassazione del 4% rappresentata dalla cosiddetta Tobin Tax (una tassa sulle transazioni finanziarie per generare extra reddito per l’erario).
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