Punti chiave
- I costi sono un fattore fondamentale tanto nella valutazione delle performance passate, quanto in ottica di previsione dei risultati futuri.
- Le operazioni sul capitale hanno un impatto sul valore della quota.
- E’ sempre bene leggere il regolamento del fondo in merito al valore di esecuzione dell’ordine.
Prima di procedere all’investimento in fondi è bene sapere alcune cose fondamentali. In questo articolo trattiamo 4 temi: i costi, le operazioni sul capitale, le modalità di acquisto e la tassazione. Molte delle seguenti informazioni devono essere riportate dalla società all’interno dei documenti ufficiali (Rendiconto, Kiid e Prospetto). E’ quindi fondamentale prenderne visione prima di effettuare l’acquisto, visitando la relativa sezione all’interno della scheda fondo sul sito Morningstar, dove viene raccolta e pubblicata la documentazione completa.
1. Costi
I costi sono un fattore fondamentale tanto nella valutazione delle performance passate, quanto in ottica di previsione dei risultati futuri.
Per i fondi di investimento dobbiamo valutare 3 categorie di costi distinte:
- Costi di vendita (Sales charge) – pagati direttamente dall’investitore.
- Collocamento (Front-end)
- Rimborso (Back- end)
- Costi di switch (per investimento in altro fondo della stessa società)
- Commissioni di uscita (Redemption fee)
- Costi legati alla gestione del fondo (Total Expense Ratio e/o Ongoing Charges) – pagati attraverso asset del fondo, girati all’investitore per mezzo di minori rendimenti.
- costi di gestione (Management fee)
- costi di amministrazione e revisione (Administration/audit fee)
- costi di servizio (Service fee)
- commissioni di performance* (Performance fee, non incluse nelle ongoing charges)
- Altri costi (es. costi di trading, che dipendono soprattutto dal turnover di portafoglio del fondo).
Per le “Sales charge”, espresse in termini percentuali, viene riportato all’interno dei documenti ufficiali il massimo costo applicato all’investitore per ciascuna componente sopra menzionata. Si tratta sostanzialmente di costi corrisposti al distributore (banca, piattaforma, broker), che differiscono per paese e canale distributivo. Le “Redemption fees” sono invece applicate in casi specifici, e servono a scoraggiare investimenti di breve termine.
L’Expense ratio è una misura sintetica dei costi complessivi di un fondo (ovvero, la somma di commissione di gestione e di incentivo, compenso della banca depositaria, spese di pubblicazione e oneri diversi). E’ definita come percentuale annua (contabilizzata giornalmente/settimanalmente/mensilmente sul Nav), data dal rapporto tra costi totali e valore degli asset. E’ bene ricordare che tutti i rendimenti e i rating Morningstar tengono già conto di questa categoria di costi. Inoltre Morningstar pubblica sul proprio sito i dati sui costi come comunicati dalla società o riportati dai documenti ufficiali. La nuova direttiva Mifid ha recentemente modificato la materia, introducendo una nuova categoria di costi riportata nei Kiid (Key investor information document), le “ongoing charges” (letteralmente “spese correnti”), che non terranno conto delle commissioni di performance.
Le Performance fee, ovvero commissioni di incentivo, vengono applicate quando il fondo genera rendimenti superiori al benchmark dichiarato su un dato orizzonte di tempo. Se strutturate in modo adeguato, le commissioni di incentivo possono contribuire ad allineare gli interessi dei gestori con quelli dei sottoscrittori, evitando allo stesso tempo che i costi complessivi siano irragionevoli. Tuttavia, al contrario degli Stati Uniti, in Europa non sono quasi mai costi “simmetrici” (cioè strutturati in maniera tale da ridurre la remunerazione del management in caso di performance relative negative).
2. Operazioni sul capitale (corporate action)
In francese ci si riferisce a “vie sociale”, ovvero “vita sociale” del fondo. Si tratta delle c.d. corporate action, o operazioni sul capitale; le più comuni sono: operazioni di fusione, liquidazione e split. Si tratta sostanzialmente di eventi che trasformano il veicolo e determinano una variazione sostanziale del valore delle sue quote.
Si ha una fusione quando quote di un fondo (che cesserà di esistere) confluiscono all’interno di un altro comparto appartenente alla medesima casa di gestione. Ad esempio, è ciò che avviene quasi sempre in maniera automatica per i fondi target date, nei quali, qualora non si procedesse al riscatto delle quote alla scadenza, queste vengono convertite in quote di un comparto monetario.
La liquidazione del fondo avviene invece quando la società di gestione decide di vendere gli asset gestiti per rimborsare i propri sottoscrittori.
Infine, lo split (cioè frazionamento) avviene solitamente quando il costo di una singola quota rende poco accessibile l’investimento per il mercato retail (vedi anche qui). Si tratta di un evento puramente contabile, nel quale avviene una conversione attraverso il cosiddetto fattore di split (ad es. 1 a 10, come avvenuto il 12 novembre 2012 per il fondo Carmignac Patrimoine).
3. Dove e come acquistare
Per sottoscrivere quote di un fondo si può utilizzare uno dei seguenti canali:
- Piattaforme online e/o supermercati di fondi (es. Fineco, Fundstore ecc.)
- Sportelli bancari
- Promotori finanziari e consulenti indipendenti
Regole specifiche ai singoli fondi sono previste per quanto riguarda l’investimento minimo. Questo dato viene raccolto da Morningstar e pubblicato nella sezione “Commissioni” (ecco un esempio).
E’ inoltre importante tenere presente il regolamento del fondo per quanto riguarda il cosiddetto market timing e le relative regole di cutoff (valore di esecuzione) sul proprio ordine. In particolare, una volta effettuato l’ordine di acquisto (o vendita), passano nella maggior parte dei casi due giorni lavorativi prima che l’ordine venga effettivamente eseguito. A tal fine, è sempre consigliabile leggere i documenti ufficiali (ovvero Kiid, Prospetto e Rendiconto, presenti nella relativa scheda fondo sul sito Morningstar, sezione “Documenti”, qui un caso esemplificativo).
4. Tassazione
Per tutti i fondi di investimento autorizzati alla vendita in Italia vale l’attuale regime di tassazione delle rendite finanziarie. Dal 2012 il prelievo fiscale su tutti i redditi da capitale e redditi diversi di natura finanziaria è pari al 20% (si applica dunque a dividendi, cedole e capital gain). La base imponibile su cui applicare l’aliquota è rappresentata dalla differenza (se positiva) tra il valore di riscatto delle quote e il costo medio ponderato di sottoscrizione. Per il mercato italiano vi è stata una importante revisione della normativa a partire dal 1 luglio 2011, con il cambio del regime di tassazione previsto per i fondi comuni d'investimento di diritto italiano: la tassazione è stata infatti spostata in capo ai singoli possessori di quote sul risultato effettivamente realizzato al momento del disinvestimento, armonizzando così il trattamento tra fondi esteri e fondi italiani (vedi qui). I valori delle quote di tutti i fondi sono pertanto al lordo delle imposte.
E’ importante notare che i proventi riferibili ai Titoli di Stato (italiani + esteri appartenenti alla white list) oggetto di investimento del fondo sono tassati con ritenuta del 20%, ma solo nella misura del 62,5% del loro ammontare. Viene così garantito lo stesso trattamento fiscale sia nel caso di investimento diretto che nel caso di investimento indiretto tramite un fondo comune o una gestione patrimoniale (il 62,5% del 20% è uguale al 12,5%).
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.