Punti chiave
- I pf sono gli unici operatori dell’industria del risparmio abilitati all’offerta fuori sede.
- Per i consulenti indipendenti manca ancora l’Albo.
- La certificazione Efpa è la più diffusa tra i promotori.
Sono oltre 30 mila i promotori finanziari attivi iscritti all’Albo (dati al 24 dicembre 2013) e rappresentano circa il 7% degli asset finanziari complessivi dei risparmiatori italiani (ultimi dati Apf disponibili a fine 2012). La loro figura professionale è regolata dalla legge, in particolare dal Testo unico della finanza del 1998 (e successive modifiche). Si tratta degli unici operatori dell’industria del risparmio gestito abilitati alla promozione e al collocamento fuori dalla sede del soggetto per cui lavorano (banca o sim).
Obblighi di legge
Possono esercitare la professione solo se iscritti a un apposito Albo unico nazionale gestito dall’Apf, previo superamento di una prova valutativa (o in presenza di precisi requisiti di professionalità previsti dalla legge). La normativa prevede obblighi di condotta e divieti nello svolgimento dell’attività, la cui violazione determina l’inflizione di sanzioni pecuniarie e disciplinari, che vanno dal richiamo scritto alla radiazione. Secondo gli ultimi dati della Consob, l’autorità di vigilanza con competenza anche sugli iscritti all’Albo, nel 2013 le sanzioni sono state 63, in calo del 25,88% rispetto all’anno precedente. I provvedimenti cautelari sono invece diminuiti del 37,5% passando da 32 nel 2012 a 20 nel 2013.
Il sito dell’Apf permette ai risparmiatori di verificare l’iscrizione del proprio promotore finanziario ed eventuali sospensioni in atto. Lo stesso Organismo per la tenuta dell’Albo organizza e gestisce la prova valutativa, nell’ottica di garantire la necessaria preparazione professionale del pf.
Per quanto riguarda, invece, i consulenti indipendenti, non è ancora stato istituito l’Albo, previsto dal 2008, che, secondo l’ultima proposta del Ministero dell’economia e delle finanze, dovrebbe essere accorpato a quello dei promotori finanziari, con un unico organismo che vigilerà su entrambe le professioni.
La certificazione Efpa
Oltre l’iscrizione all’Albo, che è un requisito indispensabile per esercitare l’attività, esistono altre certificazioni, che qualificano il promotore finanziario (le sigle sono spesso indicate sul biglietto da visita). La più diffusa in Italia è quella dell’Efpa (European financial planning association), che si ottiene attraverso il superamento di esami, organizzati secondo gli standard europei comuni, fissati da un apposito comitato (Sqc). Le certificazioni sono di tre tipi: Efa (European financial advisor), Efp (European financial planner) e Defs (Diploma in European financial services). Quest’ultima è dedicata agli operatori bancari e agli aspiranti promotori finanziari. L’associazione promuove corsi dedicati alla preparazione delle prove, differenti per le tre tipologie. Secondo gli ultimi dati dell’Efpa, sono oltre 4 mila i professionisti certificati a fine 2013. Nella maggior parte dei casi si tratta di Efa. L’elenco è disponibile sul sito dell’associazione.
Cfa, non solo analisti
Un altro tipo di certificazione, meno diffusa tra i promotori e consulenti finanziari italiani e molto più tra gli analisti, è il Cfa (Chartered financial analyst), che si ottiene previo il sostenimento di un esame che prevede tre livelli e l’acquisizione di competenze in materia di strumenti di investimento, asset class, costruzione del portafoglio e pianificazione patrimoniale. Si tratta di un riconoscimento molto accreditato nella comunità finanziaria internazionale sin dal 1963. Secondo i dati di Cfa Society Italy, circa il 10% dei soci italiani (una quarantina) svolge l’attività come private banker, promotore o consulente finanziario. Gli aderenti devono rispettare un rigoroso codice etico, condiviso a livello globale. Per maggiori informazioni, clicca qui.
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