“Caro Pinocchio, ci sono due specie di bugie, quelle che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo. E le tue, per l’appunto, sono di quelle che hanno il naso lungo”. Sulla capacità di scoprire quando una persona mente è nata un’intera letteratura (popolare e scientifica) che rischia di complicare la vita, fra gli altri, anche agli operatori finanziari.
Il sistema più comune per indentificare una bugia (e un bugiardo) è quello del linguaggio del corpo. Secondo uno studio condotto da Global Deception Research Team nel 2006 (che ha interessato 82 nazioni in tutto il mondo), il 75% delle persone è convinto di poter individuare chi mente dal movimento degli occhi (lo spostamento dello sguardo). Una sicumera che non manca nemmeno in campo finanziario. Un report intitolato Detecting lies in the financial industry: a survey on investment professionals’ beliefs (Scoprire le bugie nell’industria finanziaria: sondaggio sulle credenze dei professionisti dell’investimento), firmato da Maria Hartwig (docente di psicologia alla City University di New York) e Jason Voss (direttore dei contenuti del Cfa Institute), dice che il 67% circa dei professionisti della finanza è convinto di poter capire quando una persona sta mentendo. Una capacità non da poco in un settore come quello degli investimenti che, periodicamente, è messo all’indice per l’abilità di alcune persone di promettere mirabolanti (e falsi) rendimenti.
Meglio studiare
“La verità è che quando abbiamo davanti una persona abbiamo il 50% delle probabilità di indovinare se mente o se sta dicendo la verità”, ha spiegato la professoressa Hartwig durante un seminario della Cfa Society che si è tenuto in Canada a novembre dell’anno scorso. “Se anche conoscessimo a memoria tutti i segnali corporei espressi da un bugiardo, non saremmo in grado di individuarli e decifrarli in una situazione reale”. Una delle soluzioni è quella di agire a monte, mettendo in campo delle strategie che permettano di ottenere informazioni utili. Ad esempio raccogliendo report finanziari sull’argomento che si andrà a discutere per capire quali sono gli elementi ricorrenti in quel tipo di investimento. Occorre poi preparare domande pertinenti e dirette che costringano l’interlocutore a dare risposte precise. “Una domanda generica del tipo: “Qual è la vostra strategia?” lascia campo libero a chi vuole dare una risposta che trae in inganno”, ha detto la professoressa Hartwig. “Meglio, invece, mettere in relazione l’investimento che ci viene proposto con altri simili in modo da costringere chi ce lo offre a entrare nei dettagli”.
Il Pinocchio cinese
Il tema della preparazione e dello studio per evitare di prendere una sòla quando si investe è fondamentale. Si prenda il caso della Cina. La prima economia emergente del mondo viene considerata uno dei motori della ripresa globale, anche se la sua crescita è passata dal 10% e oltre di qualche anno fa a un più modesto (anche se rispettabile 7%). Nel frattempo Pechino pubblica dati macro che ruotano sempre vicino alle previsioni più ottimistiche degli economisti. Numeri che spingono molti investitori e buona parte dei media a continuare a parlare della Cina come di un El Dorado. Queste informazioni, tuttavia, mostrano qualcosa che non va quando vengono incrociate con altre notizie. Ad esempio quella, arrivata da un rapporto del Center for China and Globalization (un think tank indipendente), secondo cui almeno 22mila cinesi con una ricchezza superiore al milione di dollari (fra cui molti membri del Partito comunista) starebbero spostando i capitali all’estero. In alcuni casi si tratterebbe delle stesse persone che, pubblicamente, sottolineano la loro fede nei piani quinquennali e, più in generale, nel cosiddetto “capitalismo rosso”.
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