Se pensate di costruire un portafoglio perfetto semplicemente con un giusto mix di azioni e obbligazioni, siete sulla strada sbagliata. Secondo uno studio di Morningstar Investment management (Mim), dal titolo “No portfolio is an Island”, fattori come il luogo in cui si vive, il lavoro e il sistema previdenziale influenzano sensibilmente la situazione patrimoniale complessiva e condividono dei rischi con gli asset finanziari.
David Blanchett e Philp Straehl, autori del rapporto, hanno messo a confronto due portafogli, il primo ottimizzato solo con asset finanziari e il secondo costruito tenendo in considerazione tutti i fattori che contribuiscono al benessere personale. Hanno così scoperto che l’allocazione ottimale varia sensibilmente se si includono elementi quali la professione, il luogo in cui si vive o i benefici previdenziali, con differenze nel mix di asset class che in media superano il 20% e sono particolarmente evidenti tra i giovani.
Il capitale umano non si tratta
Ad esempio, i portafogli che includono il capitale umano, che è paragonabile a un’obbligazione, tendono ad avere una minore esposizione al reddito fisso a medio-lungo termine e maggiore alle azioni a larga capitalizzazione statunitensi orientate alla crescita e alle materie prime. Il capitale umano è unico per ciascun individuo, perché dipende da variabili come l’età, la salute, l’occupazione e non si può negoziare. Comporta quindi l’esposizione a rischi che difficilmente si possono coprire.
L’industria fa la differenza
Una delle principali novità dello studio riguarda il calcolo del capitale umano specifico per ogni settore industriale (per approfondimenti, leggi l’articolo di Francesco Paganelli che sarà pubblicato mercoledì nell’ambito della Settimana speciale). Ad esempio, ci sono forti differenze nel portafoglio ottimale per i lavoratori del settore manifatturiero, dei servizi di pubblica utilità e i funzionari della pubblica amministrazione. L’allocazione è generalmente molto più aggressiva e la ragione principale consiste nella bassa volatilità del capitale umano propria di queste professioni.
Il fattore Las Vegas
Il luogo in cui si vive ha un minore impatto dell’industria in cui si lavora, ma è un fattore che non va sottovalutato. Lo studio ha preso in considerazione dieci città americane, tra cui Washington, San Francisco, Atlanta, Miami e Las Vegas. Quest’ultima è quella dove si registra la maggior variazione nel portafoglio ottimale quando si tiene in considerazione il fattore abitativo. Generalmente l’allocazione è più difensiva, dato che la città presenta un’alta volatilità del mercato immobiliare, è sovrappesa obbligazioni high yield e bond non americani, oltre alle small cap orientate al valore.
Verso la consulenza patrimoniale
“La situazione di ogni investitore è unica e il portafoglio dovrebbe riflettere i differenti fattori di rischio”, spiega Straehl. “La ricerca mostra che se sei un banchiere in Texas, il tuo capitale umano e il benessere patrimoniale sono correlati con il settore finanziario ed energetico, oltre che con le azioni value a larga capitalizzazione, di conseguenza sarebbe opportuno ridurre l’esposizione a queste classi di attività nel portafoglio finanziario”.
I risultati di questo studio hanno implicazioni importanti nella costruzione di soluzioni individuali e target date, che si caratterizzano per l’evoluzione dell’asset allocation con il passare del tempo. Ignorare il capitale umano e altri fattori esterni limita la possibilità di creare portafogli efficienti. In quest’ottica, acquisisce rilevanza una forma di consulenza che va oltre quella finanziaria, riguarda il “benessere patrimoniale” e necessita di un elevato grado di personalizzazione, soprattutto nella pianificazione di lungo periodo e previdenziale.
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