Il numero degli Exchange traded product (Etp, acronimo che racchiude Etf, Etc ed Etn) quotati nel mondo ha superato quota 5.000, in pratica il doppio del 2009. A fine aprile, il patrimonio in gestione è di circa 2.500 miliardi di dollari, contro i 1.400 del 2010 e i 357 miliardi del 2004. Numeri che danno l’idea di quanto questo mercato sia esploso negli ultimi cinque o sei anni. Una gamma sempre più vasta di prodotti tra cui scegliere, ancora più complessi. Ecco perché è bene ricordarsi che gli Etp sono nati come strumenti d’investimento semplici e trasparenti e su queste basi hanno avuto successo.
Per riuscire a districarsi in mezzo a questa ondata di offerta e di marketing è opportuno tornare alle domande di base che, passo per passo, guidano verso la scelta del replicante più adatto.
Su cosa voglio investire?
La prima cosa da capire è a quale asset class si è interessati. Si dovrebbe partire dalle domande più generali, per poi entrare sempre più nel dettaglio. Azioni, bond o materie prime? E poi, mercati emergenti o sviluppati? Singoli paesi o aree geografiche più estese? Nel caso, quali specifici settori? Se si sceglie il reddito fisso, a breve o a lunga scadenza? In quale valuta?
Scegliere il benchmark
Una volta che si ha chiaro su cosa si vuole investire, bisogna capire quale benchmark è il più adatto ai propri bisogni. Spesso, soprattutto per le asset class più gettonate, come ad esempio un’esposizione generica all’azionario europeo, ci sono diversi indici tra cui è possibile scegliere. Basta guardare in casa nostra. Chi volesse investire passivamente su Borsa Italiana potrebbe scegliere tra Ftse Italia Mib, Ftse Rafi Italy 30 e Msci Italy.
Perciò è importante capire la metodologia di costruzione degli indici, l’esposizione settoriale, i titoli che lo compongono, i vari pesi e come questi possono cambiare nel tempo.
La scelta del replicante: i costi
Quando si ha in testa il benchmark su cui si vuole puntare, si passa alla selezione del prodotto che lo replica. I fattori principali su cui ci si dovrebbe basare per selezionare un Etp, sono sostanzialmente tre: i costi, la liquidità e il tipo di replica. L’importanza che ogni singolo aspetto ricopre dipende dalle valutazioni soggettive di ogni investitore. Pagare delle commissioni più care per un Etf molto liquido può avere senso, ad esempio. Bisogna quindi trovare il giusto equilibro.
I costi totali a carico dell’investitore sono di gran lunga il fattore che più incide sulle differenze di performance, soprattutto sul lungo periodo. Le commissioni, infatti, possono variare sensibilmente anche tra strumenti che replicano lo stesso indice. Il Total expense ratio (Ter) è il parametro più importante su cui fare la selezione, ma bisogna ricordarsi che ci sono anche dei costi intangibili (clicca qui per approfondire).
La liquidità
Un Etf liquido è un prodotto che si può vendere e comprare facilmente, perché molto richiesto dal mercato. Inoltre, gli strumenti più liquidi permettono di ottenere un prezzo più basso in termini di un bid-ask spread (scambio denaro-lettera) molto più contenuto rispetto agli altri, contribuendo così a diminuire i costi in carico all’investitore. In momenti di turbolenza, avere degli asset liquidi può fare la differenza. Di solito, i replicanti più liquidi sono quelli con un patrimonio in gestione più importante (per approfondire, clicca qui).
Il tipo di replica
È anche importante chiedersi che tipo di replica si predilige, nel caso se ne preferisca una in particolare. Gli Etf, infatti, possono tracciare il benchamrk attraverso una replica fisica oppure una replica sintetica. Entrambe presentano dei pro e dei contro, che è bene conoscere (clicca qui per approfondire).
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