In Italia il patrimonio dei fondi pensione è pari al 7,6% del Prodotto interno lordo, contro una media Ocse del 72%. Gli aderenti a una qualche forma di previdenza complementare sono poco più del 10% della popolazione, meno di un quarto della media. Perché si sviluppi anche da noi, occorre che i giovani e i loro genitori conoscano i fondi pensione e inizino a considerarli come una specie di salvadanaio, una forma di accumulo flessibile e con vantaggi fiscali. Un po’ come venivano utilizzati i libretti di risparmio, aperti dai padri per i figli. È questo, in sostanza, il cuore del discorso con cui Alberto Brambilla, coordinatore della Giornata nazionale della previdenza, ha aperto la quarta edizione dell’evento la settimana scorsa a Milano.
Uno dei focus principali di questa edizione, infatti, riguarda proprio la cultura previdenziale e il modo di approcciarsi agli strumenti dedicati. Brambilla, quindi, sottolinea l’importanza di non vedere il fondo pensione solo come un qualcosa che servirà per la vita post-lavorativa (anche se indubbiamente questo rimane lo scopo principale), bensì come una forma di risparmio intelligente da implementare il prima possibile. Perché no, anche da giovanissimi, con l’aiuto dei genitori.
Infatti, gli aderenti ai fondi pensioni hanno la possibilità di richiedere delle prestazioni anticipate (dopo almeno otto anni di adesione) per svariati motivi. Per questo, le forme complementari possono essere viste come una specie di salvadanaio, da cui poter attingere durante la propria vita. Nella tabella seguente vengono riassunti i casi in cui l’iscritto può richiedere l’anticipazione e con quali condizioni.
In quel “Ulteriori esigenze dell’iscritto” si nasconde un piccolo mondo: dai periodi di studio all’estero, a un progetto di lavoro, a un viaggio e via dicendo. Queste anticipazioni possono essere poi riversate nel fondo, sfruttando anche tutti i vantaggi fiscali connessi, dalla minore tassazione alla deducibilità dei contributi, al contributo del datore di lavoro dove previsto.
Una questione di cultura
Brambilla, inoltre, sottolinea come il tasso di sostituzione (il rapporto percentuale tra assegno dell’Inps e ultimo stipendio percepito) tenderà a diminuire nel tempo. Secondo i calcoli di Itinerari previdenziali, un lavoratore dipendente nato nel 1980, che ha cominciato a lavorare a 24 anni, andrà in pensione a 67 anni con uno stipendio pari al 70/75% della media degli ultimi dieci anni di stipendio. Per tutti quelli nati dopo, il tasso scenderà, così come per gli autonomi.
Per ottenere una pensione aggiuntiva pari al 10% dell’ultimo stipendio, un giovane con una prospettiva di 40 anni davanti a sé, dovrebbe dedicare al secondo pilastro 462 euro l’anno, 38,5 euro al mese (ipotizzando un rendimento netto del fondo pensione pari al 3% annuo e uno reddito annuale di 15 mila euro). Questo per dire che spesso la mancanza di previdenza dipende più dalla cultura e dalla consapevolezza, che dalle possibilità economiche.
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