Il mercato teme che la nuova politica ambientale americana possa minacciare il business di Arch Coal. Ma, secondo i nostri analisti, c’è più di una ragione per essere ottimisti sul titolo. Lo scorso 2 giugno l’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti ha avanzato la proposta di ridurre entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica del 30% rispetto ai livelli del 2005.
Preoccupazioni eccessive
Nel caso in cui tale proposta si concretizzasse in un atto legislativo, andrebbe a costituire una delle normative di più ampia portata mai varate nel settore energetico. Tuttavia l’impatto sulle compagnie minerarie sarebbe limitato. La proposta del Governo americano, infatti , lascia ampi margini di manovra ai singoli Stati che potranno raggiungere l’obiettivo sulle emissioni agendo su più fronti.
Ad esempio la sostituzione degli impianti a carbone con quelli alimentati con combustibili meno inquinanti , o il miglioramento della velocità di riscaldamento degli impianti, o attraverso un complessivo miglioramento che punti a ridurre il consumo di energia. Inoltre, il valore delle emissioni monitorato sarà quello medio degli Stati e non dei singoli impianti. E questo fa si che il carbone possa continuare ad essere usato per alimentare le centrali elettriche. Il mercato, però, sembra aver reagito in maniera scomposta e ora sconta il titolo Arch Coal del 30% circa rispetto al nostro obiettivo di prezzo che è di 4,50 dollari.
Profittevole grazie ai bassi costi di produzione
Arch Coal è il secondo maggior produttore di carbone negli Stati Uniti. L’azienda può beneficiare di costi di produzione molto bassi in alcuni dei suoi centri estrattivi e ha inoltre pianificato la riconversione di alcuni impianti dalla produzione di carbone per uso termico a quello per uso metallurgico in modo da poter godere di margini di profitto più elevati.
Almeno fino a quando il settore siderurgico non si sarà convertito completamente al gas. In base alle previsioni sul futuro andamento del prezzo e dei volumi di produzione del carbone, i nostri analisti stimano per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato superiore al 6% e un progressivo miglioramento del margine operativo che nel 2018 tornerà sopra quota 10%.
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