Cedole emergenti

Cresce il peso dei titoli high dividend dei mercati in via di sviluppo. Gli investitori non devono sottovalutare gli effetti della normativa e delle partecipazioni statali.  

Sara Silano 22/10/2014 | 11:03
Facebook Twitter LinkedIn

L’universo dei titoli ad alto dividendo è in espansione, grazie ai Paesi emergenti e all’Asia. A dirlo è uno studio di Newton, società del gruppo BNY Mellon. Nell’indice Ftse World, le azioni con dividend yield superiore al 3% di queste regioni hanno aumentato significativamente il loro peso. Il trend si spiega soprattutto con la crisi finanziaria che ha colpito più i mercati sviluppati, in particolare gli istituti bancari, che fino al 2008/09 erano stati un terreno fertile per questo tipo di asset.

Nel 1995, gli emerging rappresentavano meno del 10% dei titoli mondiali ad alto dividendo, mentre nel 2013, la percentuale è salita al 16,1%. L’Asia sviluppata (escluso il Giappone) è passata dal 16,3 al 27,6% nello stesso periodo. Per contro, si è drasticamente ridotta la quota degli Stati Uniti e del Regno Unito. “La storia del mercato azionario asiatico non è solo di crescita dei prezzi azionari”, dice Catherine Yeung, direttore degli investimenti sull’area di Fidelity Worldwide Investment, “Oltre il 50% del total return è stato determinato dai dividendi dal 2000 ad oggi”. Su questo fronte, le sorprese non mancano: storicamente una delle Borse con più alte cedole è stata quella australiana, ma Taiwan sta rapidamente guadagnando terreno, così come la Corea del sud, che attualmente ha uno dei più bassi rapporti tra dividendi distribuiti e utili e ha in cantiere misure per aumentare il ritorno per gli azionisti.

Più dividendi
“Il Dividend payout ratio (percentuale di utili distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi, Ndr) è cresciuto costantemente nei Paesi emergenti nell’ultimo decennio”, spiega Sophia Whitbread, emerging market equity income manager di Newton, “grazie a una espansione economica superiore alle regioni sviluppate". Le prospettive sono di una prosecuzione del trend, in seguito a una diminuzione dell’intensità di capitale e ai bassi livelli di indebitamento”. Questo vale soprattutto nel settore finanziario, dove le banche degli Stati Uniti e dell’Europa fanno i conti con l’irrigidimento della regolamentazione, requisiti più alti sul capitale e deleveraging (riduzione dell’indebitamento).

Le società ad alto dividendo sono interessanti per gli investitori, non solo per il rendimento che offrono, ma anche perché politiche aziendali di questo tipo impegnano il management verso gli azionisti e sono una barriera all’impiego della liquidità in operazioni che possono rivelarsi onerose, come un’intensa campagna di fusioni ed acquisizioni.

Il ruolo della normativa
La cultura del dividendo è molto diversa da paese a paese. “In alcuni mercati, le aziende sono incentivate e, in alcuni casi obbligate, a pagarli”, dice Whitbread. “La Russia e la Cina, ad esempio, hanno parlato di alzare il payout ratio obbligatorio per le imprese di stato, che rappresentano rispettivamente il 55% e il 75% del mercato locale. La Corea del sud ha imposto penalità alle società che mantengono alte riserve liquide, incentivando di conseguenza il pagamento dei dividendi”. Per alcuni governi, lo stacco della cedola serve per fare cassa. In Brasile e Cile, alle aziende è richiesto un payout ratio minimo del 25 e 30% rispettivamente.

Il gestore invita, tuttavia, a essere molto selettivi quando si investe nei titoli ad alto dividendo delle aree emergenti. I vincoli imposti dalle autorità possono essere dannosi se le aziende hanno necessità di mettere in sesto i loro bilanci. Inoltre, è importante essere consapevoli dell’influenza che può esserci da parte dello stato, quando è l’azionista di controllo (è il caso del 30% delle aziende che compongono l’Msci Emerging market).

Come scegliere i titoli migliori
Un invito a prestare attenzione viene anche dagli analisti di Morningstar. “Circa il 90% dei componenti dell’Msci emerging market paga un dividendo”, dice Patricia Oey, senior analyst sulle strategie passive, “siccome questi mercati non sono maturi come quello americano, molte delle regole utilizzate negli Stati Uniti per trovare i titoli migliori non possono essere applicate (ad esempio la crescita costante dei dividendi) o devono essere usate in modo flessibile (capitalizzazione minima), altrimenti si rischia di includere poche società a discapito della diversificazione”. Questo va tenuto in particolare considerazione quando si desidera investire in Exchange traded fund (su Borsa italiana è quotato SPDR S&P Emerging markets dividend) o fondi con focus sui dividendi. Altri fattori da non sottovalutare sono la concentrazione del portafoglio su pochi Paesi (quelli con più high dividend stock) e gli effetti delle fluttuazioni del cambio, dal momento che i dividendi sono pagati in valuta locale.

 

 

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures