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Come ottimizzare la propria asset allocation

L’allocazione delle risorse è il fattore che più determina il rendimento di portafoglio. Perciò il mix azioni-bond deve essere cucito sui bisogni e sugli obiettivi di ognuno.  

Valerio Baselli 21/01/2015 | 09:42
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Paragonare se stessi a uno strumento finanziario potrebbre apparire bizzarro a prima vista, eppure è un esercizio mentale che può dare una grossa mano nella costruzione del proprio portafoglio. Si rifà a questo concetto anche la teoria del capitale umano (clicca qui per approfondire).

Sintetizzando, la si può spiegare così: se si percepisce uno stipendio stabile a intervalli regolari si è molto simili a un’obbligazione che paga una cedola. Si pensi a un professore universitario, un dipendente pubblico o un pensionato. Proprio perché possono contare su entrate fisse e stabili, possono permettersi di dedicare una larga parte del proprio portafoglio finanziario a titoli più rischiosi e volatili come le azioni.

Al contrario, un libero professionista, dipendente quindi dal mercato e dall’economia (pensiamo a un broker o a un commerciante) è molto più simile a un’azione: se il mercato va giù, scende anche il suo guadagno, e viceversa. Persone in questa situazione dovrebbero investire principalmente in bond.

Ma non finisce qui. Proprio come i percorsi di carriera influenzano il modo in cui consideriamo il nostro capitale umano, così fa la nostra età. Quando si è giovani e in fase di accumulazione, si ha molto capitale umano e poco capitale finanziario. Tradotto, ciò significa che anche se si ha un reddito stabile, man mano che ci si avvicina alla pensione è buona norma abbassare il rischio di portafoglio e prediligere strumenti che portino reddito, come i bond a cedola.

Questi cambi, comunque, dovrebbero essere graduali e non troppo frequenti. Il mantenimento di un asset allocation abbastanza stabile porta infatti dei vantaggi, come mantenere il portafoglio diversificato, riducendo in tal modo gli alti e bassi e i colpi di coda. Solo se l’asset allocation del portafoglio vira significatamente dagli obiettivi si dovrebbero fare grandi cambiamenti.

Per capire se il proprio portafoglio corrisponde ai propri obiettivi occorre seguire alcuni passi.

La fotografia attuale
Si comincia col capire cosa si ha in pancia. In questo senso, uno strumento come l’X-Ray di Morningstar può aiutare molto. È fondamentale avere chiaro in testa la composizione della propria asset allocation, l’esposizione geografica, settoriale, di stile e il grado di rischio-rendimento.

Capire cosa si vuole
Dopo aver capito dove si è, il passo successivo è capire dove si vuole andare. In base alla propria situazione personale (capitale umano), si dovrebbe avere un’idea di quanto rischio si è disposti a prendere e in quale modo.

Le domande da porsi
Avere un semplice schema può aiutare a capire che direzione prendere. In questo senso, Christine Benz, responsabile della sezione Finanza personale di Morningstar, ha stilato un elenco di domande da porsi per capire se puntare sull’equity o su investimenti meno rischiosi.

- Hai uno stipendio stabile con una bassa probabilità di perdere il lavoro?
Sì: più azioni
No: meno azioni

- Hai un tasso di risparmio elevato?
Sì: meno azioni
No: più azioni

- Durante le pensione ti aspetti altre fonti di reddito oltre all’assegno pubblico?
Sì: più azioni
No: meno azioni

- Hai già accumulato un capitale importante?
Si: meno azioni
No: più azioni

- Prevedi di aver bisogno di utilizzare del capitale prima del pensionamento (magari per un progetto personale)?
Sì: meno azioni
No: più azioni

- Hai intenzione di lasciare in eredità un patrimonio?
Sì: più azioni
No: meno azioni

Dare tempo al tempo
Non c’è alcuna garanzia che le azioni guadagnino più dei bond, anche se finora, sul lungo periodo, lo hanno fatto. Su orizzonti temporale brevi, l’equity può soffrire e anche fino a intervalli di tempo lunghi dieci anni. Ad esempio, nel periodo 2002-2012, molti indici dei mercati azionari sviluppati hanno guadagnato meno del loro omologo obbligazionario governativo; a onor del vero nel corso di questo decennio ci sono state due crisi finanziarie di enorme portata che difficilmente si ripeteranno in ogni decennio.

Allo stesso tempo, però, su orizzonti temporali molto lunghi (oltre i dieci anni), è ragionevole affermare che le varie asset class premiano i rischi presi dagli investitori. Così, ci si può aspettare che le azioni battano i bond, i quali offrono rendimenti più interessanti dei depositi di liquidità o dei titoli garantiti.

Certo, l’ideale sarebbe se potessimo posizionare i nostri portafogli in modo da catturare i rendimenti azionari un secondo prima di un balzo, per poi spostarsi in investimenti sicuri prima di una discesa. In realtà, però, fare market timing in maniera profittevole è praticamente impossibile e i primi a saperlo sono gli investitori professionisti.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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