Il 2014 è stato un anno straordinario per l’industria europea degli Etf. Secondo le stime Morningstar, i flussi netti sono stati di 43,2 miliardi di euro, contro i 10,3 miliardi del 2013. Si tratta del secondo migliore risultato dal 2008 (51 miliardi). Aggiungendo l’apprezzamento del capitale, il patrimonio totale è cresciuto del 26% su base annua a 380 miliardi (301 nel 2013).
Il buon andamento degli Etf è andato in parallelo con una fase Toro, seppur volatile, dei mercati azionari e una politica monetaria a supporto del reddito fisso. E’ convinzione comune che in queste condizioni, i gestori attivi abbiano più facilità nel creare valore e battere il benchmark. In realtà, alcune statistiche mostrano che il 75% dei manager azionari attivi europei ha fallito l’obiettivo nel 2014. Per questa ragione si fa strada nella comunità finanziaria l’idea che è difficile ottenere performance consistenti nel tempo con tale stile di gestione.
Rotazione, quale rotazione?
In termini di asset class, il 60% dei flussi netti è andata negli azionari e il 40% negli obbligazionari. Le altre classi di investimento, come le materie prime e gli alternativi (short/leva e su valute) hanno avuto una raccolta di poco sopra o sotto lo zero.
Le statistiche mostrano che la prevista rotazione tra bond e azioni non è avvenuta. Tuttavia, un importante driver della crescita degli Etf sul reddito fisso, crediamo sia stato lo spostamento da posizioni gestite attivamente a prodotti passivi piuttosto che l’arrivo di nuova liquidità. Infatti, è provato che i compratori storici di obbligazioni (ad esempio i fondi pensione) in Europa hanno incrementato la componente indicizzata nei loro portafogli.
In termini di specifiche categorie, gli Azionari Usa large cap e gli Etf sui corporate bond sono stati particolarmente popolari. La scelta di puntare sull’economia americana si è rilevata di successo negli ultimi sei anni. L’indice S&P 500 è salito del 13,7% (in dollari) nel 2014. Gli investitori europei, inoltre, hanno potuto beneficiare dell’apprezzamento del biglietto verde. Non è un caso, dunque, che Vanguard S&P 500 e iShares Core S&P 500 siano stati tra i più richiesti in Europa, con flussi netti superiori ai 5 miliardi di euro ciascuno.
Costi e “minori” costi
Nel corso del 2014, si è intensificata la “guerra dei prezzi” in Europa. Molti operatori hanno tagliato le commissioni per diversi Etf. Non possiamo che accogliere positivamente queste decisioni, dal momento che i costi (l’unica cosa certa ex-ante quando si investe) sono il fattore più affidabile nella previsione della performance futura di un fondo.
Gli investitori lo hanno capito, tanto che gli emittenti ultra-low-cost, come Vanguard, stanno avendo un crescente successo. Nonostante la gamma limitata in Europa, la società ha attratto 8 miliardi nel 2014, posizionandosi al secondo posto dietro ad iShares (13,3 miliardi) per raccolta complessiva. Questo gli ha permesso di triplicare la quota di mercato dall’1% del 2013 al 3,3%.
E’ ancora più interessante notare che gli investitori hanno discriminato in base ai costi senza necessariamente cambiare emittente. Alcuni operatori (ad esempio iShares) hanno tagliato le commissioni della versione ad accumulazione degli Etf più popolari (tra cui quelli sull’S&P 500, il Ftse 100 e l’Euro Stoxx 50), rinominandoli come “core”, mantenendo le fee più alte per le classi a distribuzione dei proventi. Gli investitori hanno risposto dirigendosi verso l’opzione più economica.
L’anno degli strategic beta
Il 2014 è stato “l’anno degli strategic beta” (comunemente chiamati smart beta). Secondo le statistiche Morningstar, basate sulla classificazione proprietaria del mercato, hanno raccolto 3,9 miliardi di euro, contro i 3,3 miliardi del 2013. Il patrimonio gestito è passato da 15,1 miliardi a 22,5 miliardi nello stesso periodo.
L’aumento della popolarità degli strumenti passivi va di pari passo con una più attenta analisi dei pro e contro degli indici standard usati dall’industria. Il concetto di strategic beta non è nuovo, ma la novità risiede nel fatto che queste strategie possono ora più facilmente essere implementate nel formato del benchmark, pronto all’uso per gli Etf. Se si guarda agli Stati Uniti, che sono un mercato pioneristico per i prodotti passivi, si può dire che il trend di espansione dovrebbe continuare in futuro anche nel Vecchio continente (Leggi il Morningstar's global guide to strategic beta ETPs per avere maggiori informazioni su questi strumenti).
Nuove esposizioni, nuovi format
Gli strategic beta hanno rappresentato la più larga fetta di Etf lanciati sul mercato nel 2014, ma non l’unica. Secondo i dati Morningstar, hanno debuttato in tutto 204 prodotti. Sul fronte azionario, le principali novità sono stati i prodotti coperti dal rischio di cambio e i settoriali. Inoltre, sono arrivati Etf sulle azioni di classe A cinesi (quelle quotate sul listino di Shanghai) e su nicchie di mercato come l’industria della robotica e dell’automazione.
Sul fronte del reddito fisso, è aumentata l’offerta sul debito emergente. Tra questi, due Etf (denominati Ashmore Source) hanno catturato la nostra attenzione perché sono classi di fondi attivi già esistenti, una struttura non insolita negli Usa, ma innovativa in Europa.
Cosa aspettarsi dal 2015?
Prevediamo che l’industria europea degli Etf (e più in generale dei prodotti passivi) continuerà a crescere nei prossimi anni. Nonostante la comparazione con gli Stati Uniti non sia facile, perché si tratta di mercati differenti e con una diversa cultura degli investimenti, non si può sottovalutare quanto sta accadendo oltreoceano, dove i fondi passivi sono diventati strumenti da mettere in portafoglio di default.
Chiaramente, è necessario che proseguano i cambiamenti nella distribuzione dei prodotti finanziari in Europa. Un fattore chiave è rappresentato dall’attività delle autorità di regolamentazione, che stanno diventando più attive nella difesa degli interessi degli investitori. Tuttavia, hanno un ruolo cruciale anche i clienti che devono verificare se la gestione attiva crea realmente valore aggiunto a fronte di costi più alti. Se ciò non accade, devono muoversi verso i più economici prodotti passivi.
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