Secondo i dati pubblicati pochi giorni fa dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, la crescita economica del 2014 si è fermata al 7,4%, un pelo sotto alle aspettative del governo, pari al 7,5%. Il risultato è il più basso degli ultimi 24 anni. Pechino dovrà tenere sotto controllo il fenomeno del credito, orientarlo nella giusta direzione, gestire i potenziali crack nel settore immobiliare in crisi nera. Inoltre la crescita degli investimenti in Cina è diminuita nel terzo trimestre del 2014 e si segnala un’ulteriore frenata. Il rallentamento della crescita in Cina rischia di avere anche importanti effetti regionali, il che spiega in parte le revisioni al ribasso da parte del Fondo monetario internazionale della crescita in gran parte dell’Asia emergente. Tuttavia, la continua liberalizzazione del renminbi e dei tassi di interesse con l’ulteriore apertura del mercato dei capitali, dovrebbero portare effetti positivi nel lungo periodo.
Mentre l’ex Celeste Impero dovrebbe ancora piazzarsi tra i paesi a più rapida crescita economica del mondo, l’investimento in azioni cinesi non è senza rischi. Nel marzo del 2014, il mercato delle obbligazioni societarie ha vissuto il suo primo default. I tassi di prestito interbancaro sono schizzati in diverse occasioni nel 2013. Questi eventi hanno attirato l’attenzione degli investitori e hanno portato a un maggiore controllo sulla salute e stabilità del sistema bancario cinese. Inoltre, lo scorso novembre, la Banca popolare cinese ha tagliato i tassi d’interesse per la prima volta in due anni.
L’indice
Il Ftse China 50 (ex Ftse China 25, dal 22 settembre 2014) è un indice basato sulla capitalizzazione di mercato corretta per il flottante e raggruppa i 50 titoli principali scambiati presso la Borsa di Hong Kong. È composto da azioni di tipo H, da Red chips e da P chips. Le H-shares sono titoli costituiti nella Repubblica popolare cinese (Rpc) e quotati a Hong Kong. A differenza delle azioni A, non vi sono limitazioni per gli investitori stranieri. Le Red chips sono invece società costituite al di fuori della Repubblica popolare cinese, ma con almeno la metà delle vendite provenienti dalla Cina continentale e almeno il 30% delle proprie azioni detenute da soggetti cinesi del continente, la maggioranza di esse sono statali. Le P chips, infine, sono aziende con sede fuori dalla Rpc (spesso alle Isole Cayman, Bermuda o Isole Vergini), ma controllate da individui privati della Cina continentale e con almeno il 50% del loro fatturato derivante dalla Cina continentale.
I titoli sono selezionati in base alla liquidità e rappresentano le più grandi società in Borsa. L’indice viene rivisto trimestralmente e le modifiche apportate in base alle esigenze. Il peso massimo consentito per singolo titolo è il 9%. Il settore finanziario costituisce di gran lunga il più grande dell’indice e rappresenta il 49% alla fine ottobre 2014. Altre ponderazioni settoriali significative includono le telecomunicazioni e i titoli energetici al 14%.
È importante sottolineare un aspetto: mentre i titoli sottostanti sono quotati a Hong Kong, e quindi prezzi delle azioni sono espressi in dollari locali, le imprese traggono la maggior parte del loro reddito dalla Cina continentale. Di conseguenza, le azioni sottostanti sono indirettamente esposti alle fluttuazioni del renminbi.
db x-trackers FTSE China 50 UCITS ETF
Dal 24 ottobre 2014, l’Etf ha ufficialmente abbandonato la replica sintetica per quella fisica completa. Possiede quindi tutte le azioni dell’indice. Il fondo è autorizzato a effettuare attività di prestito titoli al fine di migliorare le performance. Nel caso, Deutsche Bank agisce come agente di prestito. Il fondo non può comunque prestare più del 30% del proprio portafoglio e il collaterale deve valere tra il 100 e il 110% del Nav (in media, il fondo ha prestato meno del 2% del proprio portafoglio tra novembre 2013 e novembre 2014). I profitti derivanti dal prestito vengono divisi 70/30 tra l’Etf e l’agente di prestito. Le commissioni annue totali sono pari allo 0,60%, al di sotto della media di categoria.
iShares China Large Cap UCITS ETF
Il fondo utilizza la replica fisica completa per cercare di catturare la performance del benchmark. In alcune circostanze può inoltre utilizzare derivati per raggiungere i suoi obiettivi. Il fondo è domiciliato in Irlanda e ha il dollaro come valuta di base. La liquidità derivante dai dividendi delle azioni sottostanti viene trattenuta nel fondo fino al momento della distribuzione, che avviene su base trimestrale.
Il fondo effettua operazioni di prestito titoli. Tra giugno 2013 e giugno 2014, secondo iShares, il 19% del portafoglio è stato in media ceduto in prestito, in media. La divisione delle entrate derivanti dal prestito è di 62,5/37,5 tra il fondo e BlackRock, il lending agent. Le commissioni in carico agli aderenti, espresse dall’indice Ter, sono pari allo 0,74%, superiori alla media dei concorrenti.
Alternative
Su Borsa Italiana c’è un altro Etf che replica lo stesso indice, non ancora coperto dalla ricerca Morningstar, il CSOP Source FTSE China A50 UCITS ETF.
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