I gestori danno fiducia all’Europa, Italia compresa. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio mensile condotto tra le principali case di investimento che operano in Italia a cui hanno partecipato 23 investitori professionali.
Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che gli intervistati sono convinti che le Borse europee faranno meglio di Wall Street e che l’euro continuerà ad indebolirsi nei confronti del biglietto verde.
Europa, sentiment oltre i 70 punti
A marzo, l’indice di sentiment sulle Borse europee è salito a 70,11 punti dai 68,6 di febbraio. Le principali ragioni sono il miglioramento della situazione economica, grazie al calo del prezzo del petrolio e all’euro debole; le minori preoccupazioni per la situazione greca e il consensus sugli utili delle aziende. Nel 2014 le previsioni erano troppo ottimiste e i mercati sono rimasti delusi, mentre quest’anno sembrano più ragionevoli. Non è da sottovalutare neppure la riallocazione dei flussi di capitali da parte degli investitori internazionali. Infine, i manager apprezzano l’impegno della Bce nella lotta alla deflazione, testimoniato dal lancio del Quantitative easing che durerà finché il rischio di ribasso dei prezzi non sarà tornato a livelli accettabili. E’ in linea con quello europeo, l’indice di sentiment su Piazza Affari, che supera i 69 punti, in ulteriore aumento rispetto a febbraio.
Usa, meglio il rendimento da dividendi
L’indice di fiducia su Wall Street è il più basso tra quelli dei mercati azionari, ma rimane ben sopra i 50 punti, soglia che divide uno scenario rialzista da uno ribassista. Il confronto tra il rendimento dei titoli decennali statunitensi e dei dividendi è ancora a vantaggio di questi ultimi, per cui i gestori sono convinti che le azioni a stelle e strisce si apprezzeranno nei prossimi sei mesi.
Tokyo, valutazioni attraenti
Il MIISI sull’indice Nikkei 225 rimane stabile sopra i 64 punti a marzo. Secondo alcuni analisti, le valutazioni, misurate come rapporto tra prezzo e utili, sono basse se comparate con gli altri mercati sviluppati. Inoltre, la dinamica degli utili è favorevole, grazie anche alla valuta e all’andamento del prezzo del petrolio.
Emergenti tra tensioni e crescita
A marzo, l’indice di sentiment sui mercati azionari emergenti è salito leggermente, passando da 58,7 a 62,39 punti. Da un lato, le iniezioni di liquidità da parte della Banca centrale europea hanno alimentato l’ottimismo; dall’altro le tensioni politiche in Ucraina e tra la Russia e l’occidente, insieme alla vittoria del partito di sinistra Syriza alle elezioni greche, hanno acceso le preoccupazioni degli investitori. Questi ultimi non perdono di vista neppure l’economia cinese, che continua a mostrare segni di rallentamento e le decisioni di politica monetaria prese in altri paesi, tra cui l’India, dove l’istituto centrale ha recentemente deciso di tagliare i tassi per sostenere il piano per la crescita.
Bond, occhi sul Qe europeo
Il 9 marzo è partito il programma di Quantitative easing della Bce, che prevede l’acquisto di 60 miliardi di euro di bond ogni mese. Questo dovrebbe supportare il mercato durante l’anno. L’indice di sentiment sui prezzi del Bund decennale tedesco, preso a riferimento per l’area, è posizionato tra la neutralità e lo scenario moderatamente negativo, mentre quello sul BTp italiano di pari-scadenza è più spostato verso la neutralità. Tuttavia, la maggior parte dei gestori esclude un sell-off (vendite massicce), in quanto l’inflazione rimarrà su livelli molto bassi e difficilmente ci sarà un drastico miglioramento macro-economico. Permangono inoltre le incognite legate alla situazione greca e all’elevato indebitamento dei paesi periferici.
Le lancette sono posizionate su uno scenario più negativo per il Treasury decennale statunitense, date le aspettative di un rialzo dei tassi nei prossimi mesi. Sono stabili, invece, le previsioni dei gestori sui prezzi delle obbligazioni emergenti, con l’indice MIISI che rimane intorno ai 52 punti. Gli intervistati sono prudenti, considerato l’aumento del rischio di default per alcuni paesi come il Venezuela, l’Argentina e l’Ucraina, ma non escludono un rimbalzo nel breve.
Euro giù
L’indice di sentiment sul cambio euro/dollaro torna verso uno scenario più negativo per la moneta unica, passando dai 39,6 punti di febbraio a 36,5. A deprimere la moneta unica è soprattutto il programma di espansione monetaria varato dalla Bce.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra l’1 e il 9 marzo, 23 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: Albemarle AM, Aletti Gestielle Sgr, BNP Paribas IP, BNY Mellon, CFO Sim, East Capital, Ersel AM, Ethenea Independent investors, Eurizon Capital Sgr, Exane Derivatives, FIA AM, Financière de l’Equichier, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française, M&G Investments, MoneyFarm Sim, Petercam IAM, Sella Gestioni, Swiss&Global AM, Threadneedle, Union Bancaire Privée.
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