Chi cavalca il successo dei fondi a cedola

Morningstar ha analizzato i flussi di investimento verso questi comparti per spiegare le ragioni della loro popolarità. Nel 2014 hanno fatto la differenza per molte società di gestione. Ma gli investitori non li usano ancora in modo corretto, mentre gli intermediari incassano ghiotte commissioni.  

Francesco Paganelli 16/03/2015 | 09:36
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L’industria del risparmio evolve rapidamente: pochi anni fa i fondi a scadenza predefinita quasi non esistevano, mentre oggi costituiscono una delle tipologie più comprate dai risparmiatori italiani, tanto da rappresentare in alcuni casi la principale fonte di crescita degli attivi delle società di gestione, come emerge dai flussi di investimento. L’analisi di Morningstar sui documenti informativi e i dati di questi prodotti mostra che, spesso, sono più vantaggiosi per le reti commerciali che per gli investitori finali, grazie alle ricche commissioni di collocamento previste nella maggior parte dei prospetti.

Tre anni di crescita
La presenza di una formula a scadenza predefinita non è di per sé una novità. Già negli anni ’90 negli Usa venivano lanciati i primi fondi “Target Date”, prodotti che rispondono a precisi scopi previdenziali prevedendo un sentiero di riduzione predeterminata dell’esposizione azionaria. Il primo fondo europeo Obbligazionario a scadenza, il MAM Horizon 2016 (un fondo francese con data obiettivo, appunto, il 2016), è stato proposto addirittura nel 1982. Ma da allora fino al 2010 ne sono stati lanciati meno di quanti ne siano stati creati nel 2012 soltanto. Oggi Morningstar conta circa 1.100 classi di fondi europei attivi nella categoria Obbligazionari a scadenza, per un totale di oltre 650 portafogli. A questi si aggiungono i fondi a scadenza con la facoltà di investire anche in azioni, che sono classificati nella Categoria Morningstar Bilanciati altro e di cui parleremo più avanti.

In luce Spagna e Italia
La Categoria Morningstar Obbligazionari a scadenza conta oggi circa 77 miliardi di euro di masse in gestione.
Anche il 2014 ha visto nel complesso flussi netti positivi, ma l’entusiasmo si è in parte raffreddato rispetto al 2013 (quando la raccolta netta era stata di 11,4 miliardi di euro). Questo trend potrebbe continuare, dato il livello attuale dei tassi di interesse nell’area euro talmente basso da rendere difficile la costruzione di un portafoglio titoli in grado di offrire un rendimento a scadenza particolarmente attraente.

L’affermazione definitiva di questi prodotti ha coinvolto in misura variabile diversi paesi europei, ma Spagna e Italia sono i mercati in cui hanno riscontrato un particolare successo. Spagnole e italiane sono infatti le principali società per masse gestite nella categoria Obbligazionari a scadenza.

Lo stesso trend geografico è identificabile esaminando i primi cinque fondi Obbligazionari a scadenza per attivi in gestione:

Tra le top 10, Pioneer Investments e Eurizon Capital sono le uniche società ad avere avuto flussi netti negativi per il 2014: la prima ha lanciato l’anno scorso solo un comparto in questo categoria e la seconda nessuno. Le due società hanno cambiato strategia. In particolare, Pioneer Investments ha promosso 11 comparti strutturati a formula con protezione del capitale (quindi classificati nella Categoria Morningstar Fondi a Capitale Protetto).  Eurizon Capital ha invece lanciato tra il 2013 e il 2014 addirittura 80 fondi Bilanciati a scadenza predefinita, classificati nella  Categoria Morningstar Bilanciati altro.

Riscatti anticipati
Questi fondi hanno un’altra importante differenza rispetto ai prodotti “tradizionali”: sono infatti distribuiti tramite una finestra di collocamento (anche detta “finestra di distribuzione” o “Periodo Iniziale di Sottoscrizione”), al termine della quale subiscono la chiusura totale (quindi anche chi possiede quote del fondo non potrà sottoscriverne altre). Non sorprende pertanto osservare il segno meno nei dati sui flussi netti, laddove il numero di nuovi fondi in collocamento diminuisce o sparisce del tutto.

Esaminando tutti i fondi Obbligazionari a scadenza venduti in Italia con dati sulle masse in gestione al 31 dicembre 2013 (139 fondi in totale), vediamo che il risultato netto in termini di flussi per l’anno 2014 è negativo per oltre 6 miliardi di euro. Considerando i flussi stimati negli ultimi tre mesi su tutti i fondi venduti in Italia, i riscatti netti sono superiori al miliardo di euro, il che conferma il trend dei deflussi. Il dato indica che gli investitori non fanno (in media) un buon uso di questi strumenti, procedendo al rimborso “anticipato”.

Da Obbligazionari a Bilanciati
Al contrario degli Obbligazionari a scadenza, che si sono affermati a livello europeo, i fondi “Bilanciati a scadenza” (classificati da Morningstar in Bilanciati altro) sono per ora soprattutto una storia italiana. Solo in Spagna si è diffusa una tipologia simile, che aggiunge all’investimento in obbligazioni dei prodotti finanziari strutturati legati all’andamento degli indici azionari, fornendo un’esposizione variabile a entrambe le classi di attivo.
Abbiamo contato poco più di 200 fondi bilanciati a scadenza (per un totale di 239 classi e quasi 60 miliardi di euro di masse gestite) autorizzati alla vendita in Italia. Come si vede nel grafico, anche in questo caso si tratta di un fenomeno molto recente.

Eurizon Capital conta a fine 2014 oltre 30 miliardi di asset in gestione in questa categoria. Segue Anima con oltre 8 miliardi, staccate Aletti Gestielle, Amundi Sgr e Ubi.

 

Alla luce di questi dati, ci siamo chiesti quanto abbiano pesato i flussi verso queste tipologie di fondi (Obbligazionari e Bilanciati) sul totale dei flussi per l’anno 2014. Abbiamo preso in considerazione le dieci principali società di gestione attive in questa asset class (vedi tabella qui sotto).

Emerge che per alcune società il lancio di questi prodotti sia stato uno straordinario successo dal punto di vista della raccolta netta, in alcuni casi determinando un risultato positivo per tutto il gruppo in termini di crescita degli attivi in gestione.

 

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Paganelli

Francesco Paganelli  è Fund Analyst di Morningstar in Italia

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