“Non c’è problema, per aumentare l’assegno previdenziale lavorerò fino a 70 anni”.
“I miei investimenti saranno più che sufficienti a garantirmi un buon capitale per la mia pensione”.
“Con l’eredità dei miei genitori posso stare tranquillo”.
Ecco alcune delle possibili ipotesi che ognuno di noi fa quando cerca di prevedere il proprio futuro previdenziale. Queste assunzioni di partenza sono molto importanti perché, volenti o nolenti, condizionano il nostro comportamento e, quindi, il nostro avvenire. Se sono convinto di ricevere in futuro una cospicua eredità, non sarò certo molto incentivato a risparmiare per la vecchiaia.
Quando si parla di previdenza, infatti, il detto “spera nel meglio, preparati al peggio”, dovrebbe essere la linea guida da seguire. Basarsi su ipotesi di pensionamento non corrette, e spesso troppo ottimistiche, potrebbe essere particolarmente problematico, perché di solito quando ce ne si accorge è troppo tardi e le soluzioni che restano sono molto dolorose (tagliare i propri consumi o lavorare più a lungo del previsto).
Christine Benz, responsabile della sezione Finanza personale di Morningstar, ha individuato i quattro errori più comuni in termini di ipotesi previdenziali e alcuni suggerimenti per evitarli.
I rendimenti di mercato saranno sufficienti
La maggior parte dei calcolatori di pensione chiedono di valutare ciò che il vostro portafoglio renderà durante il periodo di detenzione. In questi casi, si può essere tentati di dare a questi numeri una spinta verso l’alto. Se è vero che i mercati azionari, nel lungo periodo, hanno reso storicamente bene, è anche vero che ci sono stati dei momenti anche abbastanza lunghi (ad esempio il decennio 1999 – 2009 per l’indice S&P 500) in cui sono stati negativi.
Perciò è bene avere un orizzonte temporale esteso ed essere prudenti per quanto riguarda i rendimenti attesi. L’analista azionario di Morningstar Matt Coffina indica come ragionevole aspettarsi una performance annuale tra il 4,5 e il 6% per la propria espozione azionaria nel lungo periodo. Si scende tra il 2 e il 3% per la parte a reddito fisso.
L’inflazione resterà contenuta
In periodi come quello attuale, in cui l’inflazione è quasi nulla, potrebbe crescere la tentazione di non prendere in considerazione l’aumento dei prezzi nei propri calcoli per il futuro. Scelta sbagliata, in quanto un picco inflazionario avrebbe un forte impatto sul capitale risparmiato per la pensione.
Come regola generale, suggerisce Benz, è buona norma considerare un tasso d’inflazione annuale del 3% nei propri calcoli. Detto questo, ognuno dovrebbe adattare queste previsioni a seconda dei propri consumi. Per esempio, l’inflazione alimentare e sanitaria, di solito, è una componente più pesante per i pensionati rispetto ad altri fattori come, ad esempio, i costi immobiliari.
Potrò lavorare a lungo
La vita lavorativa si sta allungando. Da un lato per obbligo di legge, dall’altro per necessità. Posticipare l’uscita dal mondo del lavoro porta dei benefici innegabili: più contributi previdenziali, maggiori entrate finanziarie, più tempo a disposizione degli investimenti per produrre rendimenti.
Tuttavia, bisogna essere consapevoli che nel corso della vita possono esserci degli imprevisti che potrebbero rendere difficile continaure a lavorare: problemi di salute, di famiglia, o semplicemente di voglia. Anche in questo campo, quindi, meglio fare assunzioni prudenti.
Riceverò un’eredità
Un sondaggio condotto da Fidelity negli Stati Uniti l’anno scorso ha dimostrato che il 40% dei figli non ha un’idea chiara di quanto i propri genitori lasceranno in eredità. Secondo lo stesso studio, a onor del vero, i figli sottostimano la ricchezza dei propri genitori in media di 300mila dollari.
Questo, però, non significa che per tutti sia così. Se non si ha una chiara e certa previsione di quanto potrebbe essere l’eredità, come avviene nella maggior parte dei casi, è meglio non campare ipotesi per aria. O se ne parla con la propria famiglia o, forse, è meglio non prendere in considerazione questa variabile nel proprio piano di pensionamento.
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