Valerio Baselli: Buongiorno, sono in compagnia di Antonio Sidoti, responsabile per l’Italia di WisdomTree Europe. Ciao Antonio e benvenuto.
Antonio Sidoti: Ciao Valerio, buongiorno a tutti.
Baselli: Dunque, 15 anni dopo la quotazione del primo Etf in Europa, il mercato del Vecchio continente ha raggiunto la cifra impressionante di 500 miliardi di euro di masse gestite, un livello difficilmente immaginabile anche solo 6-7 anni fa. Dove può arrivare questo mercato da qui al 2020?
Sidoti: Noi crediamo che le prospettive siano rosee, perché gli investitori stanno sempre più utilizzando gli Etf, ma soprattutto perché gli Exchange traded product, considerando quindi anche gli Etc e gli Etn, ormai coprono tutte le asset class: commodity, obbligazioni, valute, ma in particolare a livello azionario, diversificano in una quantità di indici precedentemente impensabile.
Baselli: Nel mondo degli Etf, Borsa italiana è una delle piazze in assoluto più dinamiche. Milano conta (al 31 marzo 2015) quasi 950 Etp quotati per un totale di 13 emittenti. E anche come numero di contratti scambiati è uno dei mercati più attivi. Quali sono i principali utilizzi che gli investitori fanno degli Etf?
Sidoti: Gli Etp sono entrati di diritto nell’attività di asset allocation degli investitori, sia per quanto riguarda l’advisory che i portafogli gestiti. Proprio perché tramite gli Etf si possono avere esposizioni sia di natura tattica che di natura strategica.
Baselli: Per forza di cose, l’innovazione degli Etp deve passare dal benchmark. Non a caso i prodotti Strategic beta dominano i nuovi lanci e attirano sempre più flussi in entrata. Tra l’altro, WisdomTree è una delle società più attive in questo senso, visto che ha delle strategie ad alto dividendo lanciate anche su Borsa italiana. Allo stesso tempo, però, le strategie smart beta si allontanano poco a poco dall’idea originaria di un prodotto semplice e trasparente. Come ti immagini il benchmark del futuro?
Sidoti: Questa è una domanda importante. L’Etf dà esposizione a un determinato indice. Con l’approccio smart beta si vuole cercare di offrire qualcosa di diverso rispetto ai beta di natura tradizionale, che non necessariamente deve avere un grado di complessità elevato, ma un approccio diverso.
Ad esempio, la concezione di offrire indici basati su apporti di natura fondamentale, come appunto i dividendi. Proprio perché un approccio del genere può essere sempre più considerato per un'asset allocation di natura strategica, per lavorare alla riduzione della volatilità e per operare su quelli che possono essere dei titoli sottovalutati. Un’attività che crediamo interessante, riguarda gli indici che danno esposizione sull’azionario giapponese ed europeo, focalizzati su società votate all’export, quindi legate alla congiuntura internazionale e con la copertura rispetto al dollaro.
Baselli: Grazie ancora ad Antonio Sidoti.
Sidoti: Grazie Valerio.
Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.