L’Europa salva Volkswagen dal rallentamento della domanda cinese. Gli analisti di Morningstar hanno tagliato le stime di crescita relative alle vendite di auto nel Paese del Dragone per i prossimi due anni. Ma la forte ripresa delle immatricolazioni nel Vecchio continente, aggiungono, aiuterà il gruppo tedesco ad assorbire il colpo.
“Nel 2015 e 2016 il tasso di crescita delle vendite in Cina dovrebbe attestarsi tra lo 0% e il -3% (in calo rispetto alle stime precedenti che indicavano un progresso del 7%). La casa automobilistica tedesca è, tra quelle europee, la più esposta al Paese del Dragone. Ha una quota di mercato del 20%, doppia rispetta a quella dei principali competitor, e ricava dalla joint venture locale circa il 15% del suo Ebitda (utile operativo) complessivo. Nonostante questo, abbiamo lasciato invariate le previsioni di crescita del fatturato aziendale per i prossimi cinque anni, stimando un progresso medio del 5% e abbiamo confermato il fair value a quota 230 euro per azione”, dice Richard Hilgert analista azionario di Morningstar, secondo cui il titolo rappresenta, al momento, una delle migliori idee di investimento all’interno del settore automotive.
Prossimo obiettivo: Stati Uniti
Volkswagen è presente sui mercati internazionali in ogni segmento di prodotto e questo riduce la dipendenza da una singola regione o da un'unica linea. Il portafoglio marchi del gruppo tedesco contiene brand dell’alta gamma come Bentley, Bugatti e Lamborghini e altri, come Audi, per i quali i consumatori sono comunque disposti a pagare un premium price. Il forte posizionamento dell’azienda nel segmento elevato del mercato spiega, dunque, i più alti margini di profitto rispetto ai competitor.
“Il management si è dato come obiettivo quello di mantenere la leadership come primo produttore al mondo di auto. Per consolidare il primato (recentemente acquisito ai danni di Toyota), Volkswagen avrebbe bisogno di rafforzare la sua presenza negli Usa. Questo, però, non ci preoccupa, perché l’elevata disponibilità di cassa, garantisce all’azienda la possibilità di finanziare nuove operazioni di acquisizione”, conclude Hilgert.
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