Con i mercati azionari a livelli record e un ritorno della volatilità, gli investitori sono sempre più alla ricerca di soluzioni alternative che possano offrire maggiori certezze. In un tale scenario, i fondi che utilizzano una strategia equity long/short si candidano come un’opzione in grado di svincolarsi dall’andamento dei listini, presentando un cuscinetto in periodi turbolenti, senza per forza rinunciare ai potenziali rialzi.
Questo tipo di prodotti, parte della famiglia degli Absolute Return, lascia ampia autonomia al gestore, il quale è libero di utilizzare derivati, leva finanziaria e andare short, cioè guadagnare dai ribassi. Proprio in ragione della grande libertà di movimento del portafoglio e per il fatto di non avere un benchmark di riferimento, Morningstar non attribuisce lo Star rating (le stelle) ai fondi che rientrano in queste categorie, anche se alcuni comparti cominciano a essere coperti dall’analisi qualitativa, il Morningstar Analyst Rating.
Come funzionano
“Queste strategie investono in azioni, ma rimodellano i rischi di investimento in modo da creare il potenziale per rendimenti interessanti sia nelle fasi rialziste che ribassiste dei mercati”, commenta Loredana La Pace, responsabile per l’Italia di Goldman Sachs Asset Management. “Le strategie azionarie long-short acquistano titoli di società che secondo il gestore potranno crescere di valore (esposizione long), con la peculiarità di poter prendere anche posizioni short: se un gestore pensa che un particolare titolo è scambiato a un prezzo superiore al suo valore intrinseco, può scommettere sul suo ribasso”. Tecnicamente, andare short significa prendere in prestito azioni e venderle a prezzi di oggi, con la speranza di riacquistare le stesse azioni a un prezzo inferiore successivamente, guadagnando sulla differenza. L’obiettivo è quello di beneficiare di eventuali riduzioni di prezzo.
“La combinazione di posizioni lunghe e corte ha storicamente portato a rendimenti molto diversi rispetto agli investimenti azionari long-only”, spiega La Pace. “Con una minore volatilità e cali più contenuti dei rendimenti durante le maggiori fasi ribassiste. Tuttavia, nei grandi rally di mercato, le strategie long/short tendono a sottoperformare rispetto a un tradizionale portafoglio equity”.
Cosa dicono i numeri
Secondo i dati Morningstar, in Italia sono disponibili 103 fondi comuni azionari long-short che, in media, hanno guadagnato il 3% da inizio anno e hanno un Ter dell’1,5% . Dando uno sguardo alla tabella sottostante, si nota come questa tipologia di comparti abbia saputo in media raggiungere buoni risultati in termini di performance (soprattutto nell’ultimo anno), riuscendo a mantenere un livello di volatilità contenuto. Bisogna comunque sottolineare che le categorie equity long/short differiscono molto tra loro in termini di esposizione geografica,e, conseguentemente, di rendimento e rischio.
Certo, negli ultimi anni i mercati hanno corso molto e questi risultati potrebbero non sorprendere. Andando ad analizzare i periodi più complicati, come ad esempio lo scorso mese di agosto, segnato dal crollo cinese e da un’ondata di volatilità sui listini internazionali, si verifica comunque la buona tenuta di queste strategie. I fondi equity long/short disponibili in Italia, infatti, hanno in media perso il 2,7% in agosto (con 18 comparti su 103 che hanno registrato un rendimento positivo), contro il -8,4% segnato dall’indice Msci Europe e i 7,9 punti percentuali persi dall’Msci World.
Le scelte operative
I gestori di questi comparti possono potenzialmente beneficiare di contesti di mercato in cui la correlazione dei singoli titoli diminuisce, il che significa che le azioni si muovono in maniera più indipendente tra loro. “Nella situazione attuale, ci possono essere maggiori opportunità di comprare titoli vincenti e cedere quelli perdenti”, afferma La Pace. “Attualmente vediamo molte opportunità per i gestori azionari long/short nel settore della sanità, che si sta consolidando attraverso molte fusioni e acquisizioni. Altre opportunità sono nel settore dei cavi, che sta beneficiando di una forte crescita secolare e infine crediamo in investimenti selettivi in banche europee in fase di ristrutturazione”.
Per un prodotto di questo genere, la scelta del gestore gioca quindi un ruolo cruciale. “Crediamo che gli investitori debbano tenere in considerazione capacità, processo ed esperienza dei gestori nella selezione dei titoli, sia per le posizioni lunghe sia corte. Tali capacità si riflettono tipicamente nelle performance storiche del gestore”, conclude la responsabile italiana di Goldman Sachs. Senza però dimenticare una componente fondamentale come la gestione del rischio.
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