Ridurre la volatilità di portafoglio mantenendo un approccio flessibile, con l’obiettivo di approfittare delle mutevoli dinamiche dei mercati per realizzare extra-profitti: queste sono le promesse delle strategie alternative. La crisi dei mercati finanziari del 2008, ha smontato le certezze degli investitori sull’efficacia dell’asset allocazion tradizionale nel proteggersi dal rischio, facendo salire il gradimento per i fondi che utilizzano questo tipo di approccio. Ma quali sono le principali strategie alternative utilizzate per investire in equity e in che modo cercano di creare valore per gli investitori?
Global macro
L’approccio global macro punta a trarre profitto dal disallineamento (temporaneo) tra il fair value dei titoli e le valutazioni del mercato. I fund manager, in questo caso, cercano di prevedere il possibile andamento delle principali variabili macro in modo da posizionarsi in maniera corretta e in anticipo rispetto alla reazione delle Borse alla pubblicazione dei dati. Questo implica lo studio dei trend sociali e demografici di una regione, il monitoraggio della situazione politica nei vari paesi e l’analisi delle future mosse delle Banche centrali sui tassi d’interesse e le politiche fiscali dei governi. Il gestore prende posizioni (lunghe o corte) sui diversi mercati, non solo sull’azionario, ma anche sull’obbligazionario, le valute e le commodity. Se, ad esempio, le attese del gestore sono per una stretta monetaria da parte della Federal Reserve, egli andrà corto sul mercato azionario americano, ma lungo sul dollaro. Se, invece, si aspetta un rallentamento dell’economia cinese, la scelta sarà quella di andare short sull’equity del Dragone. Data la velocità con cui questi eventi possono verificarsi, i fund manager preferiscono utilizzare strumenti finanziari molto liquidi come i derivati (future, forward, opzioni).
Discrezionale o sistematico?
Negli anni sono emersi due filoni principali legati alla strategia global macro: quello “sistematico” e quello “discrezionale”. Il primo ha un approccio quantitativo. Si affida alla tecnologia per analizzare grosse quantità di dati al fine di decifrare i movimenti del mercato non solo nel lungo periodo ma anche nel breve e brevissimo termine, in modo da non sbagliare il timing delle operazioni. L’alfa di questi comparti, quindi, deriva dalla bravura del manager nella costruzione degli algoritmi e nel reperimento delle informazioni, nonché da un vantaggio tecnologico nell’esecuzione delle operazioni di trading in maniera veloce.
Nell’approccio discrezionale, invece, le decisioni relative a quando entrare o uscire da una posizione spettano al portfolio manager. La maggior parte delle società di gestione si serve di specialisti dislocati nei principali centri finanziari, al fine di condurre analisi macro per regione, avere contatti diretti con chi prende le decisioni di politica fiscale e monetaria in modo da prevedere in anticipo il possibile andamento dei mercati finanziari. Le scelte di lungo termine, quindi, sono il frutto di un’analisi fondamentale, mentre quelle di breve e brevissimo periodo sono influenzate dall’analisi tecnica o dal verificarsi di eventi imprevedibili come una calamità naturale o un attentato terroristico.
In questo caso l’alfa deriva dalla capacità dei gestori di reperire informazioni e dal successo della filosofia di investimento e delle strategie di trading. Per questo motivo, dunque, la realizzazione di un extra-rendimento risulta particolarmente difficile in situazioni di scarsa volatilità dei mercati o quando le Borse attraversano una forte fase rialzista.
Cosa fanno i gestori
Il comparto Morgan Stanley Investment Funds Diversified Alpha Plus (primo per valore di asset gestiti tra i fondo appartenenti alla categoria Alternativi global macro e autorizzati alla vendita in Italia) investe oltre il 50% del suo patrimonio in titoli azionari (stando ai dati di portafoglio al 31 agosto). Le preferenze del gestore premiano il mercato europeo, che rappresenta oltre il 70% dell’investimento in equity, mentre l’esposizione al Medio oriente è sovrappesata rispetto alla media dei fondi competitor. Queste decisioni di investimento lasciano trasparire, quindi, la fiducia del gestore sull’andamento dell’economia del Vecchio continente e sulla performance futura del mercato azionario globale.
Event driven
La strategia event driven cerca di realizzare un extra-rendimento approfittando di eventi societari straordinari come operazioni di M&A, ristrutturazioni di bilancio, spin-off di un ramo d’azienda, riacquisto di azioni proprie, emissione di nuovo capitale, possibili variazioni alla regolamentazione del settore o sanzioni ai danni dell’azienda. Il successo di questo approccio, quindi, dipende unicamente dalle capacità del gestore di reperire informazioni societarie (e non), di saper leggere in anticipo il possibile esito di una trattativa e le future evoluzioni di un settore.
Per capire il valore di questa strategia è necessario metterla a confronto con una politica di investimento tradizionale. Se, ad esempio, il titolo di una società è coinvolto in un’operazione di M&A, il gestore “tradizionale” si accontenterà di raccogliere il profitto generato dal rally registrato dal titolo in seguito all’annuncio dell’accordo e uscirà da quella posizione prima che il deal si concretizzi realmente. Un manager che invece adotta una strategia event driven ha l’esperienza necessaria a capire se la trattativa si realizzerà realmente ed è quindi in grado di portare a casa anche il profitto rimanente.
Lo stesso vale anche in caso di eventi negativi. Se l’operato di un’azienda viola delle direttive internazionali che regolano il settore di appartenenza in un determinato mercato è lecito attendersi che le autorità possano sanzionarla con una multa. Per questo un fund manager event driven potrebbe decidere di andare corto sul titolo di questa società in previsione di un possibile tonfo in Borsa dopo l’annuncio della sanzione. In alcuni casi, inoltre, il gestore può avere addirittura un ruolo attivo nelle decisioni dell’azienda. Se, ad esempio, il management non fosse in grado di far emergere a pieno il reale potenziale della società, egli potrebbe fare attività di lobby suggerendo operazioni (dismissioni o nuove acquisizioni) che possano creare valore per gli azionisti.
Un esempio
Il comparto MS PSAM Global Event UCITS (primo per patrimonio netto gestito tra quelli della categoria alternativi event driven venduti in Italia) sovrappesa, rispetto alla media, il comparto finanziario e gli Stati Uniti (dati di portafoglio al 31 gennaio 2015). Questo perché, stando a quanto dichiarato nel report annuale del fondo, il gestore ha visto delle opportunità nel Vecchio continente, e in particolare nel settore finanziario, dove l’Asset Quality Review voluto dalla Banca centrale europea per valutare lo stato di salute dei bilanci dei principali istituti di credito dell’area euro ha dato il via a operazioni di fusione e acquisizione.
Multistrategy
L’approccio multistrategy ha il duplice obiettivo di ridurre la volatilità del rendimento del portafoglio e di sovraperformare il mercato in un orizzonte temporale di lungo periodo. Per questo motivo i gestori non si limitano a diversificare il portafoglio, ma adottano contemporaneamente più strategie, comprese quelle alternative global macro, long/short (leggi l’articolo …… ) o event driven. I fautori di questo approccio sostengono che adottare una singola strategia potrebbe produrre un’inefficiente allocazione del capitale. Questo perché, nel caso in cui essa generi risultati deludenti, il gestore non potrà fare altro che continuare a seguire la stesse politica di investimento e liquidare le posizioni meno performanti. Al contrario, l’approccio multistrategy garantisce maggior flessibilità, poiché permette di modificare la politica di investimento in base alle condizioni del mercato, e anche maggior competenza, in quanto il team di gestione si compone solitamente di specialisti in ognuna delle strategie adottate.
La strategia in concreto
Il comparto Standard Life Investments Global SICAV Global Absolute Return Strategies (fondo con il patrimonio netto più alto tra i multistrategy autorizzati alla vendita in Italia e a cui gli analisti di Morningstar ha assegnato un rating qualitativo pari a Bronze) è costruito attorno a quattro approcci di investimento. Il primo è rappresentato da quello tradizione della long strategy, che punta a sfruttare le potenzialità di apprezzamento degli asset tradizionali. Il secondo è quello dello stock picking, che attraverso un meccanismo di selezione bottom-up, che parte dall’analisi dei fondamentali della società, sceglie i titoli scambiati ai prezzi più convenienti. Il terzo è il relative value, che punta a sfruttare l’incapacità del mercato di valutare in maniera adeguata gli asset nel breve periodo prendendo posizioni lunghe su quelli che si ritiene siano sottovalutati e corte su quelle che invece sono scambiate a premio. La quarta strategia, infine, è quella global macro.
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