Gli Etp (Exchange traded product) strategic beta conquistano gli investitori a livello globale. Secondo l’ultimo rapporto di Morningstar sul settore (il primo era stato compilato un anno fa), il patrimonio gestito è passato da 396 a 497 miliardi di dollari tra giugno 2014 e lo stesso mese del 2015. Sono aumentati anche i prodotti, passati da 678 a 844. In termini di organic growth rate (flussi in percentuale degli asset iniziali), l’incremento è stato del 19,6%. Numeri che fanno di questo segmento uno di quelli a più rapida crescita nell’industria degli indicizzati (gli strumenti strategic beta replicano benchmark che cercano di avere un miglior profilo di rischio o di rendimento rispetto ai tradizionali a capitalizzazione).
Gli Stati Uniti sono il mercato più grande e rappresentano oltre il 90% delle masse totali. L’Europa, che si posiziona al secondo posto, segue con grande distacco (6,5%); presenta però tassi di crescita (organic growth rate) più elevati (+27% contro +23,5%).
I trend globali
Le dinamiche di sviluppo presentano elementi comuni a livello mondiale. I più diffusi sono gli Etf orientati al dividendo, diventati molto popolari in un contesto di bassi tassi di interesse. Altro fattore, è la sempre maggiore complessità degli indici di riferimento. La tendenza è quella di inserire caratteristiche della gestione attiva nei benchmark, con conseguente aumento del lavoro di due-diligence. In prospettiva, gli analisti di Morningstar si attendono una riduzione dei costi dei prodotti, derivante dalla maggiore competizione internazionale. I primi segnali in questa direzione si sono già manifestati; tuttavia è prevista una accelerazione negli anni a venire.
Strategic europei in salsa giapponese
In Europa, dove le masse gestite hanno raggiunto i 32,1 miliardi di dollari, con flussi netti pari a 7,3 miliardi in dodici mesi (a giugno 2015), la quota di mercato è passata dal 5,7 al 6,3% del totale dell’industria degli indicizzati. Gli strategic beta hanno rappresentato l’11% dei flussi totali. Nel periodo considerato sono stati lanciati 44 Etp, con le maggiori innovazioni sul fronte azionario.
La strategia più popolare è stata quella sul JPX Nikkei 400, che da settembre 2014 (data di lancio) a giugno 2015 ha raggiunto un patrimonio di 1,5 miliardi di dollari, suddiviso su diversi Etp emessi da Source, Lyxor, iShares, Amundi db x-trackers e Nomura. Si tratta di un indice fondamentale, che usa criteri di selezione dei titoli quali-quantitativi e permette di superare il problema della scarsa corporate governance delle imprese giapponesi. Il secondo trend, legato al primo, è la quotazione di Etp coperti dal rischio di cambio, in particolare verso lo yen.
New entry
Nell’ultimo anno è arrivato in Europa anche il primo strumento low-beta (db X-trackers Equity Low Beta Factor UCITS ETF, che replica un indice composto da titoli con il più basso beta (sensibilità ai movimenti dell’indice) nei confronti dell’Msci World. PowerShares, invece, ha introdotto un Etp sui buyback (ri-acquisto di azioni proprie da parte delle società), il PowerShares Global Buyback Achievers UCITS ETF.
In un mercato che sta maturando, non sono mancate le chiusure: 11 strategie hanno cessato di esistere, la maggior parte nel settore delle materie prime, in particolare dell’energia. Come nel resto del mondo, le strategie più popolari sono quelle sui dividendi (oltre il 50% del totale), ma avanzano i prodotti low volatility.
Al top
Tra gli emittenti, iShares è prima per masse (13,8 miliardi di dollari) e numero di Etp (32). Seguono a distanza Spdr (State Street) e db x-trackers, rispettivamente con 3,5 e 2,5 miliardi di masse. Per quanto riguarda i singoli prodotti, il più grande è iShares Developed Markets Property yield, che offre l’esposizione ai fondi immobiliari (Reit) con più alto rendimento (3 miliardi di dollari). Il secondo è SPDR US Dividend aristocrats ETF (2,1 miliardi).
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