Gli investitori italiani interessati a investire in singoli settori azionari tramite Exchange traded products (Etp) possono contare su un’ampia gamma. A Piazza Affari, infatti, sono attualmente quotati 101 replicanti settoriali. Morningstar li divide in 15 diverse categorie (vedi l’elenco interattivo al fondo dell’articolo).
Interessante notare che, secondo la metodologia Morningstar, su oltre cento prodotti ce n’è solo uno che può essere classificato come strategic beta, l’ETFS US Energy Infrastructure MLP GO ETF, replicante dell’indice Solactive US Energy Infrastructure MLP TR, il quale effettua una selezione basata anche sui dividendi.
Sono quattro, invece, i fondi passivi che vengono etichettati come “socialmente responsabili”: iShares Global Clean Energy ETF, PowerShares Global Clean Energy ETF, iShares Global Water ETF, PowerShares Global Water ETF.
Una scommessa tattica
Gli Etp rappresentano un modo diretto, trasparente ed efficiente dal punto di vista dei costi per beneficiare di precise strategie di rotazione e d’investimento settoriale, consentendo agli investitori di guadagnare esposizione a molteplici segmenti di mercato senza dover gestire il rischio di più operazioni su posizioni diverse.
Questo tipo di strumenti è particolarmente indicato per prendere posizioni tattiche di breve-medio periodo all’interno di un portafoglio più ampio. L’investimento su un singolo comparto, infatti, pur presentando una maggiore componente di rischio a causa della minor diversificazione, permette di cavalcare le opportunità che, in un determinato momento, uno specifico segmento può dare rispetto a un altro a seconda della fase del ciclo economico. Attraverso la rotazione settoriale tramite Etp, ad esempio, i gestori professionisti tentano di beneficiare di tutte le fasi del ciclo e ottimizzare il rapporto rischio-rendimento dell’allocazione complessiva.
In un recente studio a cura di State Street Global Advisor, è stato analizzato come i settori economici si siano comportati attraverso diverse fasi di mercato negli Stati Uniti, dal 1989 al 2014. Il grafico mostra chiaramente la natura difensiva di alcuni gruppi di titoli, come le utility. Secondo la ricerca, inoltre, i settori si distinguono per una dispersione dei rendimenti molto più ampia rispetto agli indici basati sugli stili (value, growth o blend). Ciò significa che la possibile ricompensa per una buona rotazione settoriale può essere più allettante.
Performance dei singoli settori durante i cicli economici
Rendimenti medi assoluti in %, il mercato di riferimento sono gli Stati Uniti.
Dati in dollari dal 31/10/1989 al 31/12/2014.
Fonte: SSgA
Inoltre, ci possono essere momenti in cui i replicanti settoriali offrono l’opportunità di cavalcare una determinata tematica a prescindere dal ciclo economico. Esempio recente il “dieselgate” scoppiato dallo scandalo Volkswagen, che ha fatto crollare le quotazioni del settore auto europeo creando buone opportunità di acquisto (clicca qui per leggere).
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