10 azioni per 12 mesi

Business di qualità e valutazioni convenienti: questa è la combinazione ideale che gli investitori dovrebbero investire nelle aziende. Ecco, settore per settore, i titoli proposti dagli analisti di Morningstar per il 2016. 

Francesco Lavecchia 15/12/2015 | 09:46
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Materie Prime: Monsanto
Monsanto è leader mondiale nella produzione di sementi geneticamente modificate e di pesticidi e si candida a essere tra le società che maggiormente beneficeranno del cambiamento delle abitudini alimentari nei paesi emergenti. Anche in queste regioni la popolazione si sta progressivamente spostando a favore di diete con un maggior apporto calorico e questo fa nascere l’esigenza di coltivazioni più efficienti. Il gruppo americano ha costruito la sua posizione di vantaggio all’interno del settore agroalimentare grazie agli elevati margini di profitto garantiti dallo sfruttamento dei brevetti.

L’azienda investe circa il 10% del suo fatturato in ricerca e sviluppo e questo, secondo gli analisti di Morningstar, dovrebbe permetterle di mantenere salda la leadership nel mercato delle biotecnologie per l’agricoltura. Le previsioni per i prossimi cinque anni indicano una crescita media del fatturato attorno al 6%, sostenuta dalla maggior penetrazione nei mercati internazionali e in particolare in Argentina e Brasile, ma al momento il mercato sconta il titolo del 25% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 130 dollari per azione.

Beni di Consumi Ciclici: Swatch
L’evoluzione tecnologica dei prodotti e l’espansione del canale retail saranno i driver della crescita futura di Swatch. Le previsioni degli analisti indicano un progresso medio dei ricavi del 6% nei prossimi cinque anni, anche se nel breve periodo il fatturato risentirà delle fluttuazioni dei tassi di cambio e dell’instabilità dei flussi turistici verso il Vecchio continente. Il titolo è scambiato attorno ai 332 franchi svizzeri (all’11 dicembre 2015), a un tasso di cambio di circa il 40% rispetto al fair value.

Il gruppo svizzero gode di una forte posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore, frutto dei numerosi marchi di valore come Breguet, Longines e Omega, dai quali riesce a ricavare generosi margini di profitto, ma anche di un elevato grado di integrazione verticale e un’estesa rete distributiva. Swatch, infatti, controlla tutte le fasi del ciclo produttivo e questo contribuisce ad alimentare la fama della qualità dei suoi prodotti e riduce in maniera significativa i costi di produzione. 

Finanza: Svenska Handelsbanken
Bassi costi operativi, alta concentrazione del mercato, limitate perdite sui crediti e un elevato grado di soddisfazione della clientela sono gli ingredienti del successo di Svenska Handelsbanken.

In Svezia i primi quattro istituti controllano circa il 70% dei depositi complessivi. Questo riduce la concorrenza nel settore e gonfia i margini di profitto degli istituti più grandi come Svenska. L’istituto svedese, però, ha un modello organizzativo basato sulla flessibilità e sull’autonomia delle singole filiali che nel tempo si è rivelato molto efficiente poiché aiuta a soddisfare meglio le esigenze del cliente e a razionalizzare i costi (come testimoniato da un efficiency ratio sensibilmente più basso rispetto alla media dei suoi competitor).

Le previsioni degli analisti indicano nei prossimi cinque anni un aumento del margine di interesse dall’attuale 1,3% all’1,7% e una crescita dei prestiti a un ritmo del 3%, anche grazie alla maggior espansione sul mercato britannico. Il margine operativo potrebbe salire attorno al 60%, ma il mercato sconta il titolo della banca svedese del 25% rispetto al fair value di Morningstar che è pari a 156 corone svedesi. 

Servizi alla comunicazione: Millicom International
Millicom è riuscita a guadagnare una posizione di vantaggio all’interno del settore grazie a una strategia controcorrente. Diversamente da molti dei suoi competitor, l’azienda ha deciso di focalizzare la sua attenzione nei paesi dell’America centrale e del sud America, mercati che sono generalmente snobbati dai grandi operatori delle telecomunicazioni. Questo le ha permesso di operare senza la pressione della concorrenza e di realizzare elevate economie di scala.

La società, inoltre, è attiva anche in molti paesi africani come Congo, Tanzania e Ghana, dove c’è un eccesso di offerta, data la presenza di almeno quattro operatori nazionali, ma in cui il tasso di penetrazione dei servizi di telefonia mobile (la percentuale di chi possiede un cellulare sul totale della popolazione) è ancora molto basso. Nei prossimi anni gli analisti si aspettano che il consolidamento del settore e l’aumento della domanda da parte dei consumatori in queste regioni possa contribuire a sostenere la crescita dei ricavi e dei margini di profitto anche se, nel breve periodo, l’apprezzamento della moneta statunitense nei confronti del peso colombiano e delle altre valute dell’America latina potrebbe diluire la profittabilità del gruppo.

Utility: ITC Holding
La nuova politica energetica degli Usa sorride a ITC Holding. L’istallazione di impianti eolici e a gas naturale spingerà il fatturato del gruppo a un tasso di crescita medio dell’8,6% nei prossimi anni, ma il mercato sottovaluta il titolo rispetto al fair value che è pari a 42 dollari. L’utility è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore delle reti di trasmissione di energia elettrica sfruttando a proprio favore le limitate dimensioni del mercato servito, quello che gli analisti chiamano scala efficiente. L’azienda americana, infatti, copre in maniera capillare la regione compresa tra sette stati dell’America centro-orientale.

Data la limitata dimensione della regione, nessun competitor ha interesse a investire nell’installazione di nuove linee, poiché il rendimento di questo investimento rischierebbe di essere molto basso. Dall’altra parte, anche le autorità federali non danno nessuna nuova concessione se non ritengono che il mercato ne abbia realmente bisogno. Per queste ragioni, quindi, ITC opera in una specie di monopolio regolamentato che le garantisce elevati rendimenti del capitale. 

Salute: Biogen
Il fatturato di Biogen beneficerà della crescita delle vendite del nuovo farmaco per il trattamento della sclerosi multipla e del lancio di nuovi prodotti per la cura dell’emofilia, mentre i margini di profitto saliranno anche grazie all’importante opera di riduzione dei costi operativi. Gli analisti di Morningstar si aspettano nei prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 5,6% e un miglioramento dell’Ebit dal 40% al 48%, e stimano il fair value del titolo pari a 400 dollari per azione.

Biogen è riuscita a raggiungere un elevato livello di redditività grazie al successo della sua offerta nel campo dell’oncologia e della neuroimmunologia. La possibilità che la concorrenza dei farmaci biosimilari possa ridurre la profittabilità è limitata dalle elevate barriere all’ingresso del settore, rappresentate dagli alti costi di produzione di questi. Biogen, inoltre, investe molto in Ricerca&Sviluppo al fine di mantenere la leadership nel segmento delle cure legate alla sclerosi multipla, un business che vale circa 20 miliardi di dollari l’anno.

Beni Industriali: Union Pacific
Le vendite di Union Pacific continueranno a crescere grazie al profittevole mix di commodity e di merci trasportate dall’Asia e allo sfruttamento di nuove tratte nel nord del Paese. Gli analisti si aspettano un progresso del fatturato del 2% nei prossimi anni e un miglioramento dell’Ebit dall’attuale 36 al 41%, e stimano un fair value di 111 dollari per azione.

Union Pacific è tra i principali operatori del trasporto ferroviario negli Stati Uniti. Il gruppo americano gode di una posizione di vantaggio competitivo (Economic moat) grazie ai più bassi costi di produzione rispetto ai competitor e alle elevate economie di scala. Il trasporto su rotaia, infatti, è di gran lunga il più economico, specie per la merce di basso valore ed è quattro volte più efficiente di quello su ruota se si mettono in relazione i costi per unità trasportate.

Beni di Consumo Difensivi: Want Want China
La crescita del reddito delle famiglie nelle zone rurali, il lancio di nuovi prodotti e il nuovo modello organizzativo aiuteranno Want Want China a far crescere il fatturato anche nei prossimi anni e a migliorare il margine operativo. Per i prossimi anni, gli analisti prevedono che l’azienda possa realizzare un progresso medio dei ricavi del 4% e un incremento dell’Ebit di 300 punti base (dal 20% al 23%), e stimano un fair value di 9 dollari di Hong Kong per il titolo del gruppo cinese.

Want Want è stato uno dei primi operatori a entrare nel mercato cinese del cibo confezionato e, nonostante la concorrenza sia aumentata negli anni, il gruppo continua a mantenere una posizione di vantaggio all’interno del settore. La sua offerta si concentra nei prodotti destinati a un pubblico compreso nella fascia d’età tra i tre e i 15 anni, ha una estesa rete di distribuzione, numerosi brand di valore ed è fortemente integrata verticalmente. Questo le permette di comprimere i costi operativi e di riuscire a mantenere una profittabilità superiore a quella dei competitor.

Tecnologia: Symantec
Symantec è pronta a cambiare passo con il nuovo Ad. La nomina di Michael Brown a CEO promette di colmare le lacune organizzative e gestionali dell’azienda, specie nell’integrazione delle nuove acquisizioni, e di spingere la crescita del fatturato a un ritmo del 4% nei prossimi cinque anni. Gli analisti di Morningstar ipotizzano anche un miglioramento della profittabilità e stimano per il titolo del gruppo americano un fair value pari a 24 dollari per azione.

L’azienda è leader nel settore della sicurezza informatica (software antivirus e soluzioni per la protezione dei dati di privati e aziende) e ha un’estesa base di clienti. Gli elevati costi di switch da parte di questi ultimi (a causa delle spese e al tempo legato al training dei dipendenti) fa sì che l’87% del fatturato di Symantec sia rappresentato da ricavi ricorrenti. Questo costituisce un grosso vantaggio, poiché le permette di investire in nuovi business e di rafforzare la leadership nel settore.

Energia: Continental Resources
La qualità degli asset dà a Continental Resources una posizione di vantaggio all’interno del settore energy e una profittabilità superiore alla media. Il rendimento dei suoi pozzi è molto alto, come alto è il numero di siti potenziali nelle aree ancora da esplorare. Il gruppo americano, inoltre, ha da poco iniziato a operare in nuove regioni che promettono di garantire la produzione futura.

Le stime degli analisti indicano una crescita media del fatturato del 10% nei prossimi anni e un fair value pari a 50 dollari per azione. In base a questa valutazione, il rapporto prezzo/Ebitda è pari a 13,1 (se si considera il valore atteso per il 2015), e questo posiziona il titolo tra quelli del comparto a maggior orientamento growth. Anche Continental, come tutte le aziende del comparto energy, sta soffrendo il negativo andamento del prezzo del petrolio. Negli ultimi mesi il debito è salito, ma il gruppo ha solidi fondamentali e riesce a finanziare gli investimenti grazie ai flussi di cassa generati dalla sua gestione operativa.  

 

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Biogen Inc158,01 USD1,29Rating
Gen Digital Inc29,81 USD1,26Rating
Millicom International Cellular SA SDR289,00 SEK1,05Rating
Svenska Handelsbanken AB Class A110,60 SEK0,50Rating
The Swatch Group AG Bearer Shares159,00 CHF-1,40Rating
Union Pacific Corp239,02 USD2,34Rating
Want Want China Holdings Ltd4,61 HKD-4,95Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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