Mors tua vita mea dicevano i latini. E lo stesso ripetono molti operatori dopo i forti sell-off che colpiscono periodicamente i titoli in Borsa. Nel breve periodo sono molti i fattori che possono condizionare negativamente l’andamento di un titolo. Alcuni di essi si basano sui fondamentali, altri invece soltanto su timori. Per alcuni investitori essi si traducono in forti perdite in conto capitale, mentre per altri rappresentano buy opportunity da non farsi scappare.
Volkswagen e il dieselgate
La storia recente ci offre l’esempio del settore auto. A far scattare le vendite, inizialmente, è stata la vicenda legata ai falsi dati sulle emissioni dei motori diesel della Volkswagen. Le azioni del gruppo tedesco hanno dimezzato il loro valore dopo le prime settimane dalla pubblicazione della notizia, nel settembre scorso, e ora il titolo viaggia su valori di oltre il 40% più bassi rispetto al fair value stimato dagli analisti di Morningstar, che valutano la casa automobilistica tedesca con un rating di cinque stelle (strong buy).
“Sulla base delle nostre previsioni, secondo le quali il dieselgate costerà al gruppo tedesco circa 20 miliardi di euro in termini di sanzioni, un calo delle vendite del 15% nel 2016 e una contrazione dell’Ebida di circa 35 miliardi di euro nei prossimi due anni, abbiamo tagliato la stima del fair value del titolo da 210 euro a 190 euro per azione”, dice Richard Hilgert analista azionario di Morningstar. “Il titolo resta comunque scambiato a un tasso di sconto elevato e la società, nonostante non goda di una posizione di vantaggio all’interno del settore, presenta numerosi fattori che la fanno preferire a molti competitor. Volkswagen, infatti, ha un portafoglio di brand molto ben diversificato che le permette di non fare affidamento sulle vendite di un unico modello, detiene la leadership in diversi mercati mondiali in cui opera e, grazie a marchi come Bentley e Bugatti, riesce a mantenere margini di profitto molto elevati in alcuni segmenti di prodotto”.
Fca più conveniente dopo l'ultimo sell-off
Fiat Chrysler ha pagato con un calo superiore all’8% l’accusa di aver falsificato i dati sulle vendite negli Stati Uniti. Alcune concessionarie di Chicago hanno detto di essere state costrette a mentire sui dati legati alle immatricolazioni delle auto della casa italo-americana e, sebbene questa vicenda non lasci presagire (anche in caso di colpevolezza) a multe milionarie come quelle comminate a Volkswagen, è bastata a destabilizzare le quotazioni del titolo.
“Il mercato non valutare in maniera adeguata il reale potenziale dell’integrazione tra Fiat e Chrysler, che invece ha permesso al Lingotto di aumentare la scala di produzione e di accedere a nuovi mercati, ma continua a dare forte peso all’elevato indebitamento del gruppo”, dice Hilgert. “L’operazione di spin off di Ferrari ha permesso alla società di tagliare parzialmente il debito e inoltre FCA ha delle disponibilità di cassa tra le più alte all’interno del comparto auto che le permettono di far fronte ai propri impegni finanziari”.
Gli analisti prevedono per i prossimi cinque anni un tasso medio di crescita delle vendite del 4,5% nei prossimi cinque anni e l’allargamento del margine operativo dall’attuale 3,8% al 5% nel 2019. In base a queste ipotesi la stima del fair value del titolo è pari a 15 euro per azione, una valutazione di circa il 60% più alta delle attuali quotazioni di mercato.
Baytex più forte del prezzo del petrolio
Baytex Energy ha pagato le paure del mercato per una ulteriore discesa del prezzo del petrolio. Dalla fine del luglio scorso il barile ha imboccato una parabola discendente che ha portato la sua valutazione a sforare i minimi degli ultimi 12 anni. Tuttavia nell’ultima settimana si sono aggiunte nuove paure che hanno alimentato la volatilità dei titoli del settore: l’OPEC ha dichiarato di voler mantenere gli attuali livelli di produzione, la fine delle sanzioni a carico dell’Iran ha aperto al petrolio iraniano le porte del mercato e sono anche salite le scorte di petrolio negli Usa.
“A nostro avviso il prezzo del greggio viaggia ormai su livelli ai quali non è più profittevole, per le compagnie, estrarre nuovo petrolio o finanziare progetti di esplorazione. Per questo motivo i recenti timori alimenteranno la volatilità nel breve periodo ma non impatteranno sul prezzo del barile di lungo termine”, dice Stephen Simko analista azionario di Morningstar. “La canadese Baytex Energy può vantare un’elevata qualità degli asset (intesa come rendimento dei suoi pozzi e del numero di aree potenzialmente esplorabili per l’estrazione di idrocarburi) e questo le garantisce una posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat). In base alle nostre previsioni circa il prezzo del petrolio nel lungo periodo abbiamo ridotto le stime circa la produzione di greggio della compagnia nei prossimi trent’anni e con esse anche il fair value del titolo da sei a quattro dollari canadesi. Nonostante questo, le azioni di Baytex restano scambiate a un tasso di sconto di circa il 40%”.
Il mercato scommette contro l'iPhone
Il titolo Apple ha sofferto recentemente la notizia relativa alla decisione di Cupertino di tagliare gli ordini di produzione del nuovo iPhone. Il prezzo di mercato delle azioni è sceso sotto quota 100 dollari, come non succedeva dall’ottobre del 2014, e ora per gli analisti di Morningstar rappresentano una delle migliori idee di investimento nel settore tecnologia.
“Sebbene non possiamo escludere la possibilità che a fine anno l’azienda annunci per la prima volta un calo delle vendite di iPhone, tale flessione sarà di moderata entità e comunque tale da non giustificare il recente sell-off del titolo”, dice Brian Colello analista azionario di Morningstar. “Il posizionamento di Apple all’interno del settore è più forte che mai e un prezzo sotto i 100 per le sue azioni indica che il mercato scommette ora che le vendite di iPhone non crescano più nei prossimi anni. Un’ipotesi sicuramente possibile, ma secondo noi di difficile realizzazione dato che l’ecosistema iOs creato da Apple alimenta la fidelizzazione della clientela”.
BioMarin resta leader nel settore
Le azioni BioMarin hanno ceduto nell’ultima settimana oltre il 13% della sua capitalizzazione di mercato nell’ultima settimana in scia alla decisione di negare l’approvazione del suo farmaco per la cura della distrofia muscolare da parte dell’agenzia americana FDA (Food and Drug Administration).
“Il nostro fair value, pari a 132 dollari, incorpora una probabilità di circa il 20% che l’ultimo prodotto dell’azienda riesca ad ottenere l’ok da parte delle autorità americane entro il 2018. Il nostro approccio, quindi, è estremamente prudente, ma tiene conto anche del forte posizionamento di BioMarin all’interno del settore”, dice Karen Andersen analista azionaria di Morningstar. “Il gruppo biotech, infatti, gode di una posizione quasi monopolistica in alcune nicchie di mercato e questo le garantisce margini di profitto superiori alla media”.
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