Magari non è ancora panico. Ma l’aria che si sta respirando sui mercati nelle ultime settimane sicuramente è di forte preoccupazione. Lo dimostrano gli indici e gli aggiustamenti di portafoglio che stanno facendo gli investitori.
Il Vix index (che misura la volatilità presente in Borsa, chiamato anche indice della paura) da inizio anno è salito del 33% circa. Nello stesso periodo gli operatori hanno cominciato a muovere i loro soldi verso i cosiddetti porti sicuri come l’oro (in crescita del 4% da inizio gennaio) o, per quanto riguarda i fondi verso i bilanciati più prudenti (da inizio anno al 28 gennaio, la categoria Morningstar dei comparti europei di questo tipo ha guadagnato quasi il 16% in euro).
Parlando con investitori e broker la sensazione è che il mercato sia diviso da due scuole di pensiero. Da una parte ci sono quelli secondo cui il sell off non finirà fino a quando il quadro macro globale non mostrerà chiari segnali di miglioramento. Ad esempio, escludendo la possibilità di una frenata decisa della Cina (il cosiddetto hard landing) o eliminando la possibilità di una recessione degli Usa.
Pronti al rischio?
Dall’altra parte ci sono quelli che stanno per mettersi in modalità risk on (cioè pronti a prendersi alcuni rischi, partendo dal presupposto che sul mercato ci sia una situazione di eccessivo pessimismo. Una classica situazione in cui si creano inefficienze da cui gli investitori con una maggiore propensione per il rischio potrebbero trarre profitto. Questo spiegherebbe anche l’interesse per gli strumenti, sempre bilanciati, ma costruiti con logiche più aggressive (+19,6%) o per i portafogli dedicati alle obbligazioni high yield (+15,4%).
In un quadro di questo genere bisogna capire se i premi attesi sono ricchi abbastanza da convincere gli investitori che non l’hanno ancora fatto, a prendersi qualche rischio in più. “Soprattutto in un momento in cui i rendimenti stimati nel breve e medio termine potrebbero non essere molto alti”, spiega Jocelyn Jovéne, analista ed editor responsabile per i mercati equity Emea di Morningstar. “Le scelte sono due. Prima: aspettare e vedere, cercando di portare a casa un po’ di profitti nelle fasi di rimbalzo di mercati per investirli poi in azioni europee con una visione di lungo periodo. Seconda: comportarsi da contrarian e approfittare delle fasi di volatilità più forte per prendere ulteriori posizioni sull’azionario europeo. Tenendo però presente che questa asset class è gia una delle preferite dagli investitori internazionali”.
Secondo le analisi di Morningstar le azioni della regione trattano con uno sconto del 9% rispetto al fair value (era il 13% il 20 gennaio). Un livello che non indica però un atteggiamento di panico da parte degli investitori (che di solito è evidenziato da un valore oltre il 10%).
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