L’Abc della finanza dice che per abbassare il rischio complessivo del proprio portafoglio bisogna diversificare gli investimenti. Questo significa, in sostanza, possedere strumenti che si muovono in maniera indipendente l’uno dall’altro.
La diversificazione non si limita alla ripartizione tra asset class. L’azionario, ad esempio, è una classe d’attivo molto ampia, composta da investimenti anche parecchio diversi tra loro. Infatti, i sotto-segmenti vengono classificati a seconda della capitalizzazione della società (large cap, mid cap e small cap), del mercato di riferimento (paesi sviluppati o mercati emergenti) e soprattutto del settore economico di cui fa parte l’azienda (industriale, finanziario, energetico, ecc.). È importante avere un’idea di come i vari settori economici rappresentati dalla propria esposizione azionaria si influenzino a vicenda, in modo da evitare di investire in strumenti che sono soggetti a movimenti molto simili.
In questo periodo di forte incertezza sui mercati, ad esempio, gli investitori sono tornati con forza verso il bene rifugio per eccellenza: l’oro. Da inizio anno, infatti, gli Exchange traded commodity (Etc) dedicati al metallo giallo hanno attirato globalmente circa 1,8 miliardi di dollari (il livello più alto dall’agosto 2015).
A prescindere dalle previsioni sulle evoluzioni future del lingotto, una cosa è certa: l’oro ha aumentato in questi anni la sua capacità di diversificare il portafoglio.
Guardando i dati sottostanti, infatti, si nota che il metallo giallo è sempre meno legato agli altri settori azionari. I coefficienti di correlazione dell’oro a cinque anni, nonostante siano comunque piuttosto bassi, sono tutti positivi. Negli ultimi 12 mesi, invece, si registrano ben quattro correlazioni negative (coi titoli biotecnologici, col settore dei beni e servizi di consumo discrezionali, coi finanziari e con i farmaceutici). E anche le altre correlazioni sono tutte diminuite, con l’unica eccezione del settore risorse naturali e delle infrastrutture.
I settori azionari oggetto dell’analisi sono elencati di seguito. I numeri corrispondono a quelli che appaiono nelle tabelle.
- Azionari Settore Metalli Preziosi
- Azionari Settore Biotecnologia
- Azionari Settore Beni e Servizi di Consumo Discrezionali
- Azionari Settore Beni e Servizi di Largo Consumo
- Azionari Settore Energia
- Azionari Settore Servizi Finanziari
- Azionari Settore Salute
- Azionari Settore Tecnologia
- Azionari Settore Beni Industriali
- Azionari Settore Comunicazioni
- Azionari Settore Servizi di Pubblica Utilità
- Azionari Settore Agricoltura
- Azionari Settore Energie Alternative
- Azionari Settore Infrastrutture
- Azionari Settore Risorse Naturali
Fonte: Morningstar Direct
Il coefficiente di correlazione è un parametro che misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro. Varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna relazione tra le performance dei due settori. Un coefficiente pari a 1 significa che c'è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due indici si muovono assieme, se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro, e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.
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