Cosa accadrebbe se aumentasse il numero di donne tra i gestori di fondi? Probabilmente ci sarebbe un’accelerazione nell’inclusione dei criteri di investimento socialmente responsabile all’interno dei processi di costruzione del portafoglio. Prove certe non ce ne sono, tuttavia molti indizi rivelano la direzione.
Secondo uno studio di Morgan Stanley Institute for sustainable investing (2015), le donne sono più disponibili degli uomini nel prendere in considerazione i fattori ESG (Enviromental, social, governance) nelle decisioni di investimento e ne riconoscono maggiormente il vantaggio in termini di creazione di valore. Il 76% delle intervistate li ritiene importanti contro il 62% degli uomini. Inoltre, le prime sono due volte più propense dei secondi a guardare non solo al rendimento, ma anche alla sostenibilità delle loro scelte finanziarie.
Le donne, più degli uomini (77contro 61%), sono convinte che le aziende attente ai fattori ambientali, sociali e di governo societario, possano produrre profitti più alti e siano un migliore investimento nel lungo periodo.
Poche donne alla guida dei fondi
Il rapporto di Morgan Stanley Institute sostiene che il ruolo delle donne per accrescere gli investimenti socialmente responsabili sia destinato ad aumentare, perché sempre più persone del gentil sesso assumono posizioni di comando. La strada da percorrere tuttavia è ancora molta. Uno studio realizzato da Morningstar negli Stati Uniti, l’anno scorso, rivela che meno del 10% dei gestori americani è donna. Queste ultime, da sole, gestiscono circa il 2% dei fondi contro il 78% di prodotti con a capo esclusivamente un uomo. In tutto, le donne sono il 9,4% dei circa 7.700 fund manager a stelle e strisce.
La differenza rispetto ad altre professioni è impressionante. Sempre oltreoceano, le donne-dottore sono il 37% e quelle avvocato il 33%. Per Elizabeth Hamilton-Keen, presidente del CFA Institute, sembra che il percorso di carriera delle donne in finanza sia più difficoltoso che in altre professioni che richiedono un livello analogo di studi. Non è un caso, che l’associazione che certifica gli analisti in tutto il mondo, ha avviato un’iniziativa per accrescere la partecipazione femminile alla professione e per trattenere le donne, aumentando la sensibilità per le diversità di genere nelle società.
Un mix vincente
La questione non è solo di forma, ma anche di sostanza. L’analisi Morningstar, anche se su un campione limitato(37 donne-gestori con continuità per un decennio) mostra che le performance sono competitive. E’ ancora più interessante notare che i team misti sono i migliori. “Le donne possono dare un grande contributo in termini di diverso approccio, maggior razionalità nel processo di investimento e valore.
Un ruolo da protagoniste
Le dinamiche demografiche potrebbero portare a un cambiamento molto più rapido di quello prodotto dalle trasformazioni nella cultura aziendale (la seconda gamba dell’acronimo ESG). Alcuni studi testimoniano che le donne, in particolare quelle che lavorano e sono indipendenti dal punto di vista del reddito, stanno avendo un ruolo sempre più importante nella gestione delle finanze familiari e hanno più confidenza nel prendere le decisioni di investimento.
Inoltre, il binomio donne e sustainable investing è più solido di quanto si possa pensare, come testimonia la presenza del gentil sesso a capo dei team social responsible di alcuni grandi gruppi. Ad esempio, Isabel Reuss è responsabile degli investimenti azionari europei SRI di Allianz Global Investors e ha maturato un’esperienza ultra-ventennale nel risparmio gestito. Franca Perin è a capo del team SRI di Generali group dal 2010 e coordina sette analisti incaricati di analizzare circa 520 società del Vecchio continente e gestire il database proprietario S.A.R.A (Sustainability analysis and responsible asset management). E’ rosa anche la poltrona della responsabile degli investimenti sostenibili di Columbia Threadneedle, sulla quale siede Cathrine de Coninck-Lopez, la quale ha dichiarato, in occasione della Giornata internazionale della donna, di essere ottimista sulla crescita di questa “asset class”, soprattutto dopo l’accordo di Parigi sul clima.
Queste testimonianze, così come la recente nomina di Flavia Micilotta a capo di Eurosif (European sustainable investiment forum), dicono che se davvero i fattori ESG diventeranno parte di tutti i processi di investimento, non solo di quelli con esplicito mandato, le donne saranno protagoniste e promotrici del cambiamento.
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