Volatilità, l’amica nemica dei gestori attivi

Gli alti e bassi delle Borse mondiali offrono opportunità, ma anche molte insidie. Un’analisi sui fondi con più alto Analyst rating rivela che anche i più bravi possono faticare a battere l’indice.

Sara Silano 16/05/2016 | 09:19
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Le Borse mondiali non riescono a trovare una direzione. Nel primo trimestre del 2016 hanno tentato di cambiare passo, partendo dai mercati emergenti, che avevano lasciato sul terreno oltre il 5% (indice Msci EM NR in euro) nel 2015 a causa soprattutto delle vendite che avevano colpito i listini dell’America Latina (-25% in euro l’Msci della regione).

Marzo, in particolare, aveva dato ragione agli investitori contrarian che nei primi mesi non erano stati in difesa, ma avevano puntato sui segmenti più colpiti dai ribassi nel 2015, tra cui gli energetici e le aree in via di sviluppo. Aprile, tuttavia, ha riportato l’incertezza sui mercati e gli emergenti sono stati i più penalizzati.

Mosaico a tinte forti
Anche da una prospettiva settoriale, il quadro resta pieno di contrasti. Nel 2015, l’industria farmaceutica è stata una delle più redditizie in Borsa, seguita da quella dei beni di consumo di base (alimentari, bevande, ecc.). Per contro, il fanalino di coda sono state le materie prime e l’energia. La ripresa di marzo è partita proprio da questi ultimi segmenti, mentre l’healthcare, insieme ai finanziari, è stato oggetto di vendite da parte degli investitori.

Ci sono molte ragioni per credere che la volatilità continuerà ad essere protagonista anche nei prossimi mesi: gli alti e bassi del prezzo del petrolio, i timori di un’uscita del Regno Unito dall’Ue (Brexit), i negativi tassi di interesse, l’indebolimento dell’economia e le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Difesa e attacco
Come si sono comportati i fondi in questo scenario? Gli analisti di Morningstar hanno studiato il comportamento dei comparti con più alto Analyst rating nel 2015 e 2016. All’inizio del nuovo anno i prodotti più difensivi hanno ottenuto performance migliori. Hanno recuperato anche alcuni comparti che erano stati in difficoltà nel 2015, grazie alla ripresa dei mercati emergenti e delle risorse naturali, come ad esempio Aberdeen Global World Equity (rating Silver), la cui esposizione ai paesi in via di sviluppo è superiore alla media, oppure M&G Global Dividend (anch’esso Silver), che l’anno scorso era stato penalizzato dall’andamento di alcuni titoli energetici, che rappresentano posizioni forti nel portafoglio (tra cui Gibson Energy e Inter Pipeline).

Il 2015 ha dimostrato che la volatilità può offrire buone opportunità ai gestori attivi; tuttavia sono pochi quelli che sanno coglierle. I risultati medi, infatti, restano inferiori a quelli dell’indice Msci World. La performance della categoria Azionari globali large cap blend, che comprende le strategie indicizzate e attive, è stata dell’8,83% l’anno scorso, ben al di sotto del 10,42% del benchmark. I comparti internazionali con orientamento alla crescita sono andati meglio dei value; tuttavia non sono riusciti a battere l’Msci World growth.

Rendimenti delle categorie azionarie globali large cap nel 2015

Rendimenti delle categorie azionarie globali large cap nel 2015

“La volatilità ha creato una grande dispersione nei rendimenti dei fondi con Analyst rating positivo”, spiegano gli analisti. 14 dei 38 azionari globali large cap blend con medaglia d’oro, d’argento o di bronzo, hanno battuto l’Msci World nel 2015 e 24 hanno fatto meglio della categoria. Tra i growth, sei sui dieci si sono comportati meglio del benchmark e quattro su dieci si sono distinti nel peer group. Infine, tra i value la metà si è messa in luce per le performance”.

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Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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